Conti post pandemia

A Wall Street trimestrali record e non solo per l’hi-tech

Oltre l’80% delle società dell’S&P 500 ha riportato i conti e il balzo degli utili nel primo trimestre è del 47% annuo. Solo a ottobre le stime indicavano poco più del 10 per cento

di Andrea Gennai

(oben901 - stock.adobe.com)

3' di lettura

Le trimestrali Usa macinano profitti e soprattutto sono andate decisamente meglio delle attese. Il confronto avviene con il primo trimestre 2020 quando la pandemia colpì duro, ma non è solo un effetto ottico. C’è della sostanza dietro le aziende che hanno riportato i risultati con Wall Street sui massimi storici. Segnali rassicuranti non solo dall’high tech, ma anche dall’energia e dai consumi. In tutto questo le valutazioni dell’azionario restano tirate, sopra la media degli ultimi 5 e 10 anni.

Balzo per i consumi ciclici

A livello di S&P 500 oltre l’80% delle aziende ha riportato i risultati societari e ci sono state di gran lunga sorprese positive sia a livello di utili, sia di fatturato in molti ambiti. Una delle stagioni di risultati più forti in assoluto. Oltre il 14% delle società ha battuto simultaneamente stime di utile, di fatturato e migliorato la guidance: livelli record da inizio secolo. «L’aspetto clamoroso - sottolinea Luca Tobagi, Investment strategist Invesco - è che la sorpresa degli utili è stata del 23%. Sui ricavi la sorpresa è stata di circa il 4%. L’energia e la tecnologia, due settori molto diversi tra di loro, hanno battuto le stime sul fatturato di quasi il 7% tutte e due. La sorpresa dei risultati nel settore energetico è stata il doppio rispetto al tech. I beni di consumo ciclici hanno registrato risultati del 62% più alti delle stime».

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Lo scorso anno il punto peggiore della crisi

Effettivamente c’è stato un eccesso di prudenza e forse la complessità della crisi pandemica ha reso più difficile fare previsioni. I numeri comunque ci sono. L’economia americana e quella globale si stanno riprendendo rapidamente e con vigore. «Tra il primo e il secondo trimestre dello scorso anno - continua Tobagi - vi fu il massimo impatto della pandemia, quindi non stupiamoci troppo anche di un secondo trimestre positivo. Magari con sorprese meno alte che in questo, ma il raffronto è sempre con il momento più basso della crisi. Una correzione ovviamente è possibile e probabilmente fisiologica, ma verosimilmente ci sono storie sul mercato che possono proseguire a livello di grandi brand, non solo nel settore tecnologico. Eventuali scossoni di mercato potrebbero rappresentare opportunità di acquisto per aziende che hanno avuto la capacità di costruirsi un business model molto competitivo».

Il Dow Jones batte il Nasdaq

I risultati sorprendenti hanno contagiato anche i settori più ciclici. «Sugli indici Usa - sottolinea Corrado Caironi, Strategist R&CA - cominciano a esserci differenze. Il Dow Jones da inizio anno segna +12% e il Nasdaq il 5,8 per cento. La riapertura va a favore dei ciclici e l’aumento del tasso di sconto per le valutazioni dei flussi futuri va a favore del value. Questo trimestre è stato particolarmente positivo con oltre un +45% di crescita degli utili, anche a causa del crollo del primo trimestre 2020 per effetto della pandemia. Scorporando il dato 2020 la stima per l’intero 2021 è un buon aumento, intorno al 15%, rispetto al 2019 ma senza toni trionfalistici».

A CONFRONTO
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Valutazioni su livelli elevati

La ripresa c’è ma andrà normalizzandosi. Nel 2022 la crescita degli utili prevista è intorno al 12 per cento e il mercato azionario è salito molto nell’ultimo anno. «Oggi - aggiunge Caironi - siamo a un p/e forward di 21,9, livello alto rispetto alla media a 5 anni di 17,9. Nei prossimi mesi è possibile un aumento della volatilità come un po’ succede tutti gli anni durante il periodo estivo. Il fattore chiave è l’attesa di inflazione. Le statistiche ci dicono che con inflazione attesa sopra il 3% i multipli cominciano a essere ritenuti più bassi per le valutazioni e questo potrebbe avere contraccolpi sull’equity».

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