Transgender nello sport, un'altra vittoria contro i tabù: Sapir può fare l'arbitra

Si chiamava Sagi, ora che è donna è diventata Sapir. È l'arbitro israeliano Berman, appoggiato nella sua battaglia da UEFA e FIFA. Dal celebre caso Jenner negli anni '70 all'italiana Valentina Petrillo, la lunga battaglia per il riconoscimento del genere nello sport
Transgender nello sport un'altra vittoria contro i tabù Sapir può fare l'arbitra

La bellezza dello sport risiede nella sua trasversalità. Lo sport nella sua forma più virtuosa non guarda al censo, all’etnia, al genere sessuale. Lo sport è di tutti, lo testimonia la storia di Sapir Berman. 26 anni, transgender. Di più: primo arbitro transgender nella storia del calcio. Da uomo si chiamava Sagi, ora che è donna il suo nome è Sapir.

«Ho deciso di uscire allo scoperto perché soffrivo. Mi sono sempre sentita una donna, giocatori e tifosi hanno cominciato a rivolgersi a me al femminile». Ha già diretto sette partite in Prima Divisione, più di 60 in seconda. L’associazione degli arbitri israeliani si è schierata al suo fianco, Uefa e Fifa hanno dichiarato pieno sostegno. E ora per Sapir Berman è cominciata una nuova vita.

Storie di battaglie contro i tabù ce ne sono in tutto il mondo. In America un anno fa ha conquistato le prime pagine dei giornali la storia della giovane tennista Esmee Silverman, 18enne del Massachussets, che giocava nella squadra maschile e poi - dopo essersi sottoposta a terapie ormonali - è passata a quella femminile. In Italia è noto il percorso di Valentina Petrillo, prima atleta transgender italiana a partecipare a un campionato italiano gareggiando nella categoria del proprio genere percepito. Lo ha fatto ai campionati italiani paralimpici di atletica leggera.

Nel ciclismo su pista hanno fatto storia le vittorie dell'atleta canadese Rachel McKinnon, prima transgender a vincere (a Los Angeles nel 2018)un titolo mondiale. Nel calcio il modello per molte è diventata Mara Gómez, la prima calciatrice MtF a giocare nel campionato argentino e andando un po’ più in là nel tempo, celebre è la storia di William Bruce, padre biologico delle sorelle Jenner (Kendall e Kylie), ex campione che vinse l’oro nel decathlon ai Giochi di Montreal nel 1976: qualche anno fa ha dichiarato di essere una transgender- Ora è Caitlyn Jenner.

La battaglia della sudafrica Caster Semenya, bicampionessa olimpica, ha cambiato per sempre la percezione della questione del genere nello sport. Semenya, tra squalifiche, test, polemiche, tribunali, è stata più volte accusata di essere un uomo. In realtà è una donna con iperandrogenismo (eccessiva produzione di ormoni sessuali maschili). Le donne transgender nello sport vengono avvertite spesso come una minaccia, in realtà sono un valore, la dimostrazione che la diversità è bellezza. Lo sport è inclusione, basterebbe capire questo per fare un passo deciso verso il futuro.

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