Intervista

Coronavirus, il primario tedesco delle terapie intensive: «Grave carenza di infermieri specializzati»

A lanciare l’allarme è Uwe Janssens, tra i massimi esperti in Germania di terapia intensiva: «Mancano gli infermieri specializzati per la terapia intensiva, questo è il problema del sistema sanitario in Germania. I malati-Covid hanno bisogno di più assistenza e più a lungo».

di Isabella Bufacchi

Il professor Uwe Janssens, uno dei massimi specialisti di Terapie intensive in Germania

I punti chiave

  • Trend in calo del numero degli infermieri specializzati in terapia intensiva
  • In vigore una nuova legge che fissa il numero di infermieri per posto letto in TI
  • Non c’è triage ma il rischio è alto perchè è crollato il numero dei posti letti liberi

5' di lettura

«Mancano gli infermieri specializzati in terapia intensiva, questo è il problema del sistema sanitario in Germania, lo era prima della pandemia, durante la pandemia e lo sarà dopo il coronavirus. I pazienti-Covid hanno una degenza lunga in terapia intensiva (TI) e hanno bisogno di più infermieri e questo aggrava il problema, che non si risolve da un giorno all’altro mentre il coronavirus è veloce».

A lanciare l’allarme è il Prof. Dr. Uwe Janssens, primario di Medicina Interna e Medicina per la Terapia Intensiva Interna presso l’Ospedale St. Antonius di Eschweiler, che dirige dal 2005. E tra i massimi esperti in Germania di TI.

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Presidente dell’Associazione dei medici di terapia intensiva “Divi” nell’anno pandemico 2020, il professor Janssens è stato ed è a tutt’oggi una delle voci più ascoltate dal governo di Angela Merkel e uno dei massimi esperti di Covid-19 in Germania, accorato difensore del lockdown duro per evitare che i ricoverati malati di Covid in terapia intensiva passino velocemente dagli attuali 5.015 al 30 aprile, a 6.000, portando così il sistema al collasso.

In questa intervista esclusiva al Sole24Ore, il Prof. Janssens spiega perché il coronavirus può mettere in ginocchio i reparti di terapia intensiva in Germania, uno dei Paesi con le migliori infrastrutture sanitarie al mondo: i posti letto di terapia intensiva (TI) non scarseggiano, dice, ma mancano rianimatori, infermieri specializzati per la ventilazione assistita, e inoltre i pazienti Covid in TI hanno bisogno di maggiore assistenza.

Quando la pandemia è iniziata, la Germania aveva il migliore rapporto tra letti TI per 100.000 abitanti in Europa: ma il numero dei posti letto liberi in TI è crollato e così è scattato l’allarme sulla terza ondata del coronavirus per il rischio di un collasso del sistema. Perché? Cosa è successo?
Sì, la Germania ha uno dei migliori rapporti tra pazienti e posti letto IT. Secondo le statistiche OCSE per il 2020, la Germania aveva 33 letti TI per 100.000 abitanti contro gli 8,6 dell’Italia, i 6,7 dell’Olanda, i 10,5 del Regno Unito. Le infrastrutture sanitarie sono buone in Germania ma non abbiamo il numero adeguato di infermieri specializzati richiesti per i letti in TI. E questo è il nostro punto critico. Abbiamo un eccesso di ventilatori rispetto al personale infermieristico che sa utilizzarli. È stato ed è il nostro principale problema in questa pandemia.

Perché i letti liberi in TI sono crollati nella terza ondata rispetto alla seconda, in proporzione al numero dei ricoverati Covid? La Germania contava più di 9.000 letti liberi in TI alla prima ondata con 2.900 ricoverati con Covid, il 30 aprile risultano 1.920 posti letto liberi in TI con 5.015 ricoverati-Covid.
Gli infermieri delle TI sono altamente specializzati e non è facile aumentarne il numero. Nel 2020, tra l’altro, ospedali e case di cura per anziani hanno registrato l’uscita di circa 9.000 infermieri IT. Siamo in un trend in calo, è una professione con numeri in diminuzione. E questa carenza è aggravata da una nuova legge introdotta in Germania nel 2020 con la pandemia Covid, che ha imposto un certo numero di infermieri per ogni posto letto in TI, con una stretta nel 2021. Abbiamo iniziato con 2,5 letti per infermiere di giorno e 3,5 letti di notte ma dal primo gennaio di quest’anno la legge richiede un infermiere per 2 letti di giorno e 3 letti di notte, perché i malati di Covid hanno bisogno di maggiore assistenza. Così anche la piattaforma elettronica che abbiamo creato per registrare giornalmente il numero dei posti letto liberi in TI per Covid negli ospedali in Germania si è dovuta adeguare a queste nuove disposizioni: e così i letti liberi sono crollati. E questo spiega cosa è successo tra la prima e seconda ondata del coronavirus e la terza.

È anche per questo che è iniziato in Germania un “triage” leggero, (weiche Triage), come ha detto il prof. Michael Hallek nei giorni scorsi al seguitissimo talk show serale di Anne Will appellandosi ai politici per un lockdown più duro?
Io evito di usare questo termine, “triage”, perché non ritengo che ci troviamo in questo tipo di situazione in Germania per Covid. Il triage riguarda vere e proprie catastrofi, come i campi di battaglia in guerra, i treni deragliati, dove una manciata di medici deve intervenire su un centinaio di feriti gravi che rischiano di morire. Ma va anche detto che per gestire la carenza degli infermieri TI, alcuni ospedali sono stati costretti a pianificare in maniera diversa le operazioni chirurgiche per concentrare le attrezzature sull’emergenza Covid. Gli ospedali devono fare in modo di avere letti liberi in TI a sufficienza per ricoverare i contagiati dal Covid, e questo si può fare perché le previsioni sono esatte.

In che senso? È possibile prevedere con esattezza quanti saranno i pazienti Covid in TI in un futuro immediato?
Certamente. Prima di tutto, sappiamo che un malato Covid impiega in media 14 giorni dopo essere stato infettato per richiedere cure in TI. Poi sappiamo che circa l’1% dei malati Covid ha bisogno di TI. Quindi, quando registriamo 20.000 nuovi casi in un giorno, sappiamo che dopo 10-14 giorni avremo bisogno di 200 posti letto in TI. A questo aggiungiamo che un malato Covid sta in media di più in TI rispetto ad altri malati: una media di 20-24 giorni, con picchi di 50-60 giorni. E anche questo riduce i letti liberi. L’anno scorso, il 50% dei pazienti Covid in TI sono deceduti, e al 100% dagli 80 anni in su. Per affinare le nostre previsioni, abbiamo creato un modello matematico ad hoc per Covid che tiene conto anche delle varianti. E in base a questo modello, per tenere sotto controllo la pandemia dobbiamo far scendere l’incidenza settimanale di nuovi casi ogni 100.000 abitanti. Il lockdown previene i contagi. E salva vite.

Oltre all’incidenza settimanale per 100.000 abitanti, per sconfiggere il coronavirus c’è anche il tracciamento con le App e i test, il valore Rt, le vaccinazioni...
Le App non funzionano in Germania perché la legge sulla privacy e la protezione del trattamento dei dati personali rendono questo strumento ridicolo per il tracciamento. Rt… il punto è che il contagio si ferma quando non c’è contatto. Niente contatto, niente contagio. Quando il numero dei nuovi contagiati è elevato e resta elevato mentre le vaccinazioni sono ancora basse, i malati in TI aumentano. Senza vaccini, non se saremmo usciti. Ma fino a quando il tasso dei vaccinati non sarà alto a sufficienza, c’è un unico sistema: lockdown e misure di contenimento dove i nuovi casi sono elevati.


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