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Criptovalute ad alta volatilità: così il trader fai-da-te rischia di schiantarsi

Le forti oscillazioni sono manna dal cielo per i trader più esperti, ma terreno minato per gli improvvisati

di Vito Lops

Con Coinbase le criptovalute sbarcano a Wall Street

2' di lettura

Il Bitcoin, il padre delle criptovalute, ha registrato una volatilità media giornaliera dell’1,6% negli ultimi tre mesi. Un altro mondo - quattro volte tanto per l’esattezza - se lo si paragona allo 0,4% dell’indice S&P 500, l’indice di Borsa più importante al mondo. Se poi consideriamo la volatilità - che gli addetti ai lavori chiamano deviazione standard - delle “alternative coin”, gli oltre 9.000 progetti legati all’industria delle criptovalute che oggi hanno un valore di mercato di 1.000 miliardi di dollari (più o meno quanto vale da solo il Bitcoin) i prezzi ballano ogni giorno su livelli ancora più elevati.

Mercato per cuori forti

È evidente quindi che ci troviamo all’interno di un mercato per cuori forti, pieno di onde. Manna dal cielo per i trader più esperti (che vanno proprio a caccia della volatilità) ma terreno minato per i gli improvvisati. Il problema è che l’universo delle criptovalute - soprattutto nelle fasi cicliche di bull run che statisticamente si verificano una volta ogni quattro anni e questo 2021 lo sta confermando - attira una platea sterminata di dilettanti allo sbaraglio.

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Attratti dall’allodola dei guadagni da capogiro che alcune “monete digitali” riescono a registrare nelle fasi di bolla speculativa. Bolle che questo mercato per la sua natura primordiale e deregolamentata tende a creare. Sono tanti gli pseudo-investitori che si approcciano a questo variegato e complesso mondo senza alcuna conoscenza di ciò che esso rappresenta e può rappresentare per il futuro, attratti solo dall’avidità e dalla fomo (fear of missing out), ovvero dalla paura di perdere l’occasione della vita.

Se questo è l’approccio non c’è alternativa al farsi del male. Perché quello che le criptovalute possono dare in termini di rendimenti ai professionisti e agli “hodler” (coloro che puntano a detenerne le più significative per lungo tempo e che finora stanno avendo ragione quantomeno sulle prime due, ovvero Bitcoin ed Ethereum) lo tolgono in un batter d’occhio agli impreparati.

Leva finanziaria

Da non sottovalutare poi il tema delle leve finanziarie. Per potenziare i guadagni molti operano con elevate leve. In questo caso si può moltiplicare il profitto ma è anche molto facile, se non si ha padronanza del maneggiarle, azzerare il conto.

La volatilità, ingigantita dall’operare a margine, è solo un aspetto di criticità di questo mercato. Il secondo riguarda l’elevato numero di progetti. Su 9.478 criptovalute - tante oggi sono censite dal sito Coinmarketcap.com - la maggior parte sarà destinata probabilmente a fallire. Quindi prima di scegliere di investire i propri capitali bisognerebbe conoscere la natura del progetto e la serietà degli ideatori. Lo stesso discorso vale per le prime 20 per capitalizzazione, le big. Bisogna prima di studiare e comprenderle. Si tratta di un’industria emergente, che ha l’ambizione di riscrivere il futuro digitale all’insegna della decentralizzazione e, tornando al Bitcoin, di rappresentare una sorta di polizza assicurativa globale contro eventuali svalutazioni delle monete fiat. I rischi sono però elevati, tanto a livello di fondamentali (non tutti sono convinti che sia un percorso inesorabile) quanto tecnici, legati alle montagne russe del settore.

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