27 aprile 2021 - 11:18

Draghi risponde sul Recovery, la Camera approva, Meloni si astiene

La replica del presidente del Consiglio Mario Draghi in relazione alle comunicazioni da lui rese ieri a Montecitorio sul Recovery plan. La risoluzione approvata con 442 sì

di Claudio Del Frate

Draghi risponde sul Recovery, la Camera approva, Meloni si astiene
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Alla Camera è in corso la replica del presidente del Consiglio Mario Draghi in relazione alle comunicazioni da lui rese ieri a Montecitorio sul Recovery plan. Viene trasmessa in diretta televisiva (si può seguire anche sul sito del Corriere, qui), come lo saranno le successive dichiarazioni di voto cui seguirà la votazione sulle risoluzioni, prevista intorno alle 13. Nel pomeriggio, Draghi terrà al Senato le sue comunicazioni: la votazione delle risoluzioni a Palazzo Madama avrà luogo in serata.

Draghi a Montecitorio ha puntualizzato una serie di questioni emerse nel corso del dibattito di ieri. Ha annunciato a breve un provvedimento sulla «governance» del piano: un elemento di discontinuità rispetto al governo Conte, intenzionato a istituire una sorte di «super comitato» di esperti. Ha poi illustrato una serie di cifre tra cui gli 82 miliardi per il Sud, i 6,3 miliardi per le reti ultraveloci, il 40% delle risorse da affidare agli enti locali; «sono loro i veri attuatori del piano». Sui tempi di approvazione Draghi ha chiarito che la scadenza del 30 aprile non è un fatto «mediatico»: «I tempi sono stretti ma ho profondo rispetto per il parlamento, il cui contributo non è finito qui».

Tra i traguardi fissati dal premier nel corso della sua replica ci sono il superbonus («È troppo complesso , entro maggio arriverà un decreto per la semplificazione ma è finanziato fino al giugno 2023»), la banda larga («entro il 2026 sarà ovunque»), la spinta per l’alta velocità ferroviaria («Per andare da Roma a Reggio Calabria si impiegherà lo stesso tempo per andare da Torino a Roma»).

Su temi più generali Draghi ha ammesso di non poter dare al momento risposte precise, ad esempio sul fisco: «Serve un’ampia condivisione politica, entro il 31 luglio ci sarà una legge delega». Ha sottolineato che questa sarà comunque una azione chiave perla ripresa e che «se l’economia cresce il debito si ridurrà; ora è essenziale concentrarsi sulla crescita».

Terminata la replica di Draghi, sono iniziate le dichiarazioni di voto. Primo a parlare Enrico Costa (Azione) che annuncia voto favorevole «ma il nostro è un sì in chiaroscuro». Federico Fornaro, motivando il sì di Leu ha raccomandato che non si assista ora «all’assalto alla diligenza». Sì anche da Italia Viva ma secondo Luigi Marattin «manca il capitolo di riqualificazione della politica». Ha invece dichiarato voto di astensione Giorgia Meloni per Fratelli d’Italia: «Il Parlamento è stato esautorato, il 30 aprile non era una data perentoria; non possiamo votare a scatola chiusa».

Roberto Occhiuto, capogruppo di Forza Italia ha parlato di un piano frutto «del governo di unità nazionale voluto da Silvio Berlusconi» e ha annunciato il voto favorevole del suo partito. «E’ il momento della responsabilità e dell’unità, chi cede alla convenienza politica mina l’ambizioso progetto»: così la capogruppo dem Debora Serracchiani ha motivato l’assenso del suo partito alla relazione di Draghi. Non crede che il parlamento sia stato esautorato, invece, il capogruppo leghista Riccardo Molinari: «Finalmente si dice chiaramente che la burocrazia e la lentezza dei processi sono freni alla crescita del Paese». Chiudono il dibattito i Cinquestelle; Davide Crippa ha chiesto che il parlamento mantenga «un chiaro indirizzo di controllo, vigilanza e garanzia mediante l’istituzione di una commissione bicamerale».

Pochi minuti prima delle 13.30 è stata approvata la risoluzione della maggioranza in appoggio alla relazione Draghi. I favorevoli sono stati 442, 51 gli astenuti, 19 i contrari.

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