Oscar 2021

«Nomadland», il film giusto al momento giusto

Una riflessione sul lungometraggio di Chloé Zhao, assoluto trionfatore della notte degli Oscar con tre statuette: miglior film, miglior regista e miglior attrice protagonista

di Stefano Biolchini e Andrea Chimento

Agli Oscar trionfa "Nomadland": miglior film, regia e attrice

2' di lettura

I pronostici non sono stati smentiti: «Nomadland» ha ottenuto l'Oscar al miglior film superando la nutrita concorrenza.

Non è una novità, anzi, ormai è una continua conferma che il terzo lungometraggio della brava Chloé Zhao (vincente come miglior regista) abbia la meglio sui suoi rivali: un cammino trionfale iniziato con il Leone d'oro alla Mostra del Cinema di Venezia e con il Premio del Pubblico al Festival di Toronto, proseguito con decine di altri riconoscimenti, tra cui il Golden Globe per il miglior film drammatico, e ora con la statuetta più importante dell'universo cinematografico.

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Arriverà in Italia nei prossimi giorni questo lungometraggio che non è né un capolavoro, né un film che segna la storia del cinema contemporaneo, ma una pellicola proposta (anche fortunatamente, forse) nel momento giusto.

Film attesissimo

Fin dalle sue prime presentazioni ai Festival è stato contrassegnato dall'etichetta di film attesissimo, imperdibile, capace di ridare lustro al mondo del cinema dopo un'annata segnata dalla pandemia e dal lockdown.

Un film arrivato al momento giusto perché dopo mesi distanti dai grandi schermi è stata una boccata d'aria fresca, con le sue vedute open air e bellissime immagini, capaci di rappresentare al meglio il rapporto tra i personaggi in scena e l'ambiente che li circonda.

Adattamento del libro della giornalista Jessica Bruder, il film racconta di una donna che ha perso il marito e il lavoro durante la Grande recessione: la sessantenne Fern lascia la sua città per vivere nel suo furgone. Come una moderna nomade, si muove al di fuori delle convenzioni sociali attraverso le lande desolate dell'Ovest americano.

Chloé Zhao

Nonostante sia nata e cresciuta in Cina, Chloé Zhao è diventata con pochi film uno dei nomi più interessanti nel trattare la provincia americana, come aveva già dimostrato nel precedente e altrettanto significativo «The Rider».

In «Nomadland», film on the road in cui alcuni hanno trovato echi della beat generation di Jack Kerouac, Zhao costruisce un'elegia lirica dedicata agli outsider d'America, dove ritrovare il contatto con gli altri diventa il vero motore per andare avanti: un messaggio particolarmente significativo dopo tutti i mesi segnati dall'isolamento e dalla pandemia, che rende «Nomadland» un film arrivato davvero al momento giusto.Non mancano passaggi troppo costruiti a tavolino e una certa furbizia (ad esempio nell'uso invasivo della colonna sonora con le musiche di Ludovico Einaudi), ma le suggestioni audiovisive messe in campo sono notevoli e i collegamenti con l'attualità numerosi.

Frances McDormand

A questo si aggiunga una grandiosa Frances McDormand che ha ottenuto il suo terzo Oscar come miglior attrice, dopo quelli per «Fargo» e «Tre manifesti a Ebbing, Missouri».Non era forse il film migliore della Mostra di Venezia e sicuramente non era il migliore tra i candidati agli Oscar, ma il titolo giusto per quest'annata e per questa edizione degli Academy Awards. Probabilmente tra un decennio non lo ricorderemo tra i titoli più importanti di questi anni, ma ora conta poco: quello che colpisce è la grande umanità di questo film imperfetto e affascinante, retorico ma emozionante, che porta avanti una riflessione esistenziale su ciò che avevamo e su quegli affetti perduti che, come sottolinea un personaggio secondario, un giorno ritroveremo di fronte a noi… sulla strada.


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