nuove aperture

Carlo Cracco: «Apro un nuovo bistrot a Milano, la mia sfida al Covid»

di Alessandra Dal Monte

Lo chef stellato lancia «Carlo al Naviglio», gastro-bistrot all’interno di una villa del Seicento riconvertita in hotel. «Durissima ricominciare così, ma voglio crederci»

Carlo Cracco: «Apro un nuovo bistrot a Milano, la mia sfida al Covid»

«Un gastro-bistrot in fondo al Naviglio grande in una storica villa del Seicento trasformata in hotel, con duemila metri quadrati di giardino intorno. Da lunedì 26 aprile oltre a riaprire il mio ristorante e il bistrot in Galleria comincio una nuova avventura. Si chiama “Carlo al Naviglio”». Carlo Cracco è contento di ricominciare a lavorare, anche se soltanto all’aperto. «Certo, è durissima: riapriamo senza sapere che cosa succederà. Ma è inutile lamentarci, bisogna andare avanti: questo è il lavoro di noi ristoratori, la nostra vita, i nostri sogni. Quindi voglio vedere il buono e riaprire credendoci», dice lo chef di origini vicentine, una stella Michelin al «Ristorante Cracco» in Galleria Vittorio Emanuele.

Il dehors di «Carlo al Naviglio»
Il dehors di «Carlo al Naviglio»

La collaborazione con Excel Naviglio Milano — questo il nome della struttura creata dall’imprenditore veneziano Dino Scaggiante in via Lodovico il Moro 117 — è nata grazie a una vecchia conoscenza di Cracco: «Stefano Stoppani, food&beverage manager dell’hotel, lavorava con me da Peck tanti anni fa. Mi ha chiesto se volevo occuparmi dell’offerta gastronomica e io ho detto di sì, molto volentieri. Il posto è bellissimo e con questo ampio dehors, circa 200 metri quadrati per lato, faremo sin da subito almeno 80 coperti».

Uno dei piatti
Uno dei piatti

Il cibo? Piccione in saor, ravioli di genovese, pescato del giorno con burrata di mandorle, per fare solo qualche esempio. Ma ci sarà anche il piatto vegetariano «l’orto di Carlo». La carta, stagionale, prevede tre antipasti, tre primi, tre secondi, tre dolci. Oppure due menu degustazione: uno da 4 portate (65 euro), uno da 6 (85). «È una cucina più semplice di quella della Galleria ma sempre molto curata e contemporanea», spiega lo chef. Che per la riapertura ha adattato anche il dehors della Galleria: «Abbiamo diviso i tavoli del plateatico tra ristorante e bistrot, in modo da dare a tutti i clienti la possibilità di scegliere. Ci proviamo, ci siamo, questo è il mio messaggio. Sperando di tornare presto a una pseudo-normalità».