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“Nomadland”, il film di Chloé Zhao. La recensione di Paolo Mereghetti

Frances McDormand in “Nomadland” di Chloé Zhao (© 2020 20th Century Studios All Rights Reserved).

NOMADLAND
Genere: Road-movie esistenzial-femminista
Regia di Chloé Zhao. Con Frances McDormand, Gay De Forest, David Strathairn, Patricia Grier, Linda May, Angela Reyes, Carl R. Hughes. Su Disney +

Continuo a pensare che il Leone d’oro sia stato un po’ troppo generoso per il film di Chloé Zhao (io avrei premiato Miss Marx) ma è vero che la prova di Frances McDormand era da antologia.

E, rivista su Disney+, facciamo il tifo per lei quando domenica notte verranno assegnati gli Oscar (sarebbe il terzo, dopo Fargo e Tre manifesti a Ebbing, Missouri).

Nomade sessantenne che vive in un camper inseguendo le occasioni di lavoro, Fern ha lasciato la cittadina d’origine svuotata dalla crisi dopo essere rimasta vedova e si è aggregata a chi per ragioni economiche o anche solo per rifiuto della “civiltà” preferisce i furgoni alle case e gli spazi aperti all’irreggimentazione cittadina.

Frances McDormand in “Nomadland” (foto Courtesy of Searchlight Pictures. © 2020 20th Century Studios All Rights Reserved).

Ogni tanto spunta qualche riflessione anticapitalista (contro il consumismo e la dittatura del dollaro), ma il film sembra essere soprattutto una rilettura di Walden ovvero Vita nei boschi, oggi sostituiti dagli spazi desertici dove i personaggi (alcuni autentici nomadi) sembrano preoccupati di «non dover scoprire in punto di morte di non aver vissuto».

Idea che la regia illustra concentrandosi sulle bellezze del paesaggio accompagnate dalle note di Ludovico Einaudi, e che il sorriso sornione della McDormand illumina.

Per chi vuole inchinarsi di fronte a una attrice fuoriclasse.

iO Donna ©RIPRODUZIONE RISERVATA