19 aprile 2021 - 23:52

Superlega: Real Madrid, Chelsea e Manchester City subito fuori dalle semifinali di Champions?

Da Draghi al principe William tutti fianco dell'Uefa e della Fifa contro la secessione del pallone. «Salviamo i campionati nazionali». Ma i club ribelli vogliono portare Uefa e Fifa in tribunale

di Guido De Carolis

Superlega: Real Madrid, Chelsea e Manchester City subito fuori dalle semifinali di Champions? I tifosi del Leeds (LaPresse)
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Serviva una rivoluzione nel calcio per innescare una reazione unitaria dell’Europa, compatta nel condannare la scissione della neonata Superlega, voluta da 12 tra i più ricchi club, a discapito di tutte le altre squadre, di tante città, piccole e grandi, di comunità e soprattutto della tradizione. Un nuovo campionato chiuso a 20 squadre, in stile Nba americana, cui si accede non per meriti acquisiti sul campo, ma in base al peso economico. L’idea non piace a nessuno, se non a chi l’ha progettata. Contrarie le istituzioni, i tifosi, gli stessi calciatori.

«Il governo sostiene con determinazione le posizioni delle autorità calcistiche italiane ed europee per preservare le competizioni nazionali, i valori meritocratici e la funzione sociale dello sport», ha sottolineato il presidente del Consiglio, Mario Draghi.

I leader europei si sono mobilitati per sostenere la Uefa che proprio ieri ha presentato la riforma della nuova Champions League, allargata da 32 a 36 squadre. Non è bastato a fermare i ribelli della Superlega, capitanati dal presidente della Juventus Andrea Agnelli, da quello del Real Madrid Florentino Perez e da Ed Woodward del Manchester United.

L’Inghilterra, dove sono arrivate sei adesioni di club alla nuova Superlega, è la più ferma nel condannare il torneo dell’élite. Anche il Principe William, presidente onorario della federcalcio inglese, ha preso posizione. «Dobbiamo proteggere la comunità calcistica e i valori di concorrenza e correttezza che sono centrali. Condivido le preoccupazioni dei fan per la Superlega e i danni che rischia di causare al gioco che amiamo». Il Leeds nel prepartita contro il Liverpool, tra i fondatori della Superlega, si è presentato con una maglia con scritto «Il calcio è dei tifosi» e «Guadagnatela», in riferimento alla qualificazione alla Champions.

La Uefa ha minacciato provvedimenti pesanti contro i club della Superlega. Aleksander Ceferin, presidente della federazione europea, ha ribadito di voler escludere gli scissionisti dalle coppe e dai campionati nazionali. La prossima serie A potrebbe giocarsi senza Juve, Inter e Milan. Rischiano di essere espulse subito dalle competizioni in corso Real Madrid, Chelsea e Manchester City, impegnate la prossima settimana nelle semifinali di Champions League: una decisione è attesa venerdì. Stessa situazione per Arsenal e Manchester United, avversario della Roma, in Europa League. I dodici fondatori della nuova Superlega hanno però inviato una lettera all’Uefa in cui minacciano: «Sarebbe illegale escluderci, siamo pronti ad azioni legali».

Sarà difficile evitare di finire in tribunale. I club della Superlega, che dovrebbe partire nel 2022-23, se non già il prossimo agosto, pretendono di restare in Champions e nei tornei nazionali fino a quando vorranno, la Uefa lo esclude. «Il calcio e i governi europei sono uniti contro questo progetto avido e orribile. È uno sputo sul viso a chi ama il gioco. Siamo in contatto con la Commissione Europea per capire come muoverci a livello legale», precisa Ceferin.

«Dobbiamo difendere il modello di sport europeo. Sono contrario che il calcio diventi appannaggio di pochi ricchi», evidenzia il presidente del Parlamento europeo, David Sassoli. Netta Valentina Vezzali, sottosegretario allo sport. «Mai possono venire meno i principi del merito, della sana competizione».

Per far naufragare la Superlega, l’Uefa e la Fifa, la federcalcio mondiale, non hanno risparmiato i calciatori. «Chi partecipa non giocherà più con le Nazionali e sarà fuori da Europei e Mondiali».

I giocatori sono spettatori, ma non gradiscono la Superlega. «I sogni non possono essere comprati», ha scritto il centrocampista portoghese del Manchester United, Bruno Fernandes. Il coro di no è unanime. Per la Fifpro, il sindacato mondiale dei calciatori, «questo caos danneggia tutti». Soprattutto il calcio.

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