La settimana scorsa le dichiarazioni del ministro allo Sviluppo Giancarlo Giorgetti a favore di una soluzione interamente privata per il rilancio della Embraco avevano lasciato interdetti i sindacati. Che avevano rilevato come il progetto Italcomp basato sulla fusione con Acc e l’ingresso di Invitalia risultasse “completamente stravolto“. Ora però, a pochi giorni dall’avvio del licenziamento collettivo, il quadro cambia ancora: le redini tornano nelle mani della viceministra dello Sviluppo economico Alessandra Todde (M5s), che nei mesi scorsi aveva sostenuto il piano per la realizzazione del terzo polo europeo di componenti per elettrodomestici con capitale per il 70% pubblico tramite il fondo crisi d’impresa e fondi regionali del Piemonte e del Veneto.

La Todde in una nota ha annunciato di aver definito il calendario dei tavoli sui casi di crisi: quello su Acc-Embraco è previsto per il 23, ma i sindacati – già partiti per Roma con i lavoratori in vista del presidio davanti al Mise convocato per martedì – si aspettano di avere domani un primo confronto con la viceministra.

“Non intendiamo disdire la manifestazione e domattina due delegazioni di lavoratori della Embraco di Torino e della Acc di Belluno verranno a Roma per manifestare dinanzi al ministero dello Sviluppo economico”, ha detto Gianluca Ficco, segretario nazionale Uilm responsabile dei settori auto ed elettrodomestici.
“I lavoratori verranno a Roma per chiedere la prosecuzione del progetto Italcomp, che prevede l’impegno diretto del pubblico, in sinergia con privati, per la costituzione di un polo di componentistica per elettrodomestici. Da quando ci è stato l’insediamento del nuovo governo, si è accumulato purtroppo un ritardo gravissimo, che espone i 400 lavoratori di Embraco ad un imminente licenziamento e gli oltre 300 di Acc, in amministrazione straordinaria, a fortissimo rischio a causa delle difficoltà di liquidità”.

Il presidio è stato organizzato da Fim, Fiom, Uilm, Uglm Torino per ribadire come, a 5 giorni dai licenziamenti e nonostante le ripetute richieste, non sia ancora arrivata alcuna risposta da parte sulla vicenda. Le sigle ribadiscono che “dopo tre anni di vertenza Embraco e due piani di reindustrializzazione falliti, non è accettabile un epilogo di questo tipo, che porrebbe 400 famiglie, già provate da anni di estrema incertezza e difficoltà, in una posizione di totale precarietà”.

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