18 aprile 2021 - 12:53

Riaperture ad aprile in Italia: i dati pro e contro

Calano i casi giornalieri, le vaccinazioni sono sopra 300.000 al giorno. Ma l’incidenza dei contagiati è ancora troppo alta, le terapia intensive sono troppo piene. E i morti non calano

di Claudio Del Frate

Riaperture ad aprile in Italia: i dati pro e contro
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Le riaperture a partire dal 26 aprile in base a un «rischio ragionato» e «su basi scientifiche» come annunciato dal presidente del consiglio Mario Draghi; il raggiungimento dell’immunità di gregge ad agosto, come pronosticato dalla ministra Mariastella Gelmini e come stabilito dalla road map del commissario Francesco Figliuolo (con il 60% della popolazione vaccinata). Nel giro di pochi giorni il governo ha annunciato un cambio di passo nell’approccio al Covid, che prevede l’allentamento di alcune restrizioni. Certo, manca ancora tantissimo prima di arrivare alla realtà che in queste ore vive Israele, dove è caduto anche l’obbligo della mascherina (e da oggi tutte le scuole di ogni ordine e grado tornano «in presenza»).

Ma quali sono i dati che spingono a essere ottimisti — e quali invece virerebbero verso una maggior prudenza — sulle riaperture in Italia?

I dati pro aperture

* I CASI GIORNALIERI
In base ai dati della Protezione Civile da un mese a questa parte assistiamo a una progressiva frenata dei nuovi contagi giornalieri. Se a metà marzo la media oscillava tra 21 e 22.000 casi, nella settimana corrente si è fermata tra i 14 e i 15.000: un taglio del 30% confermato anche dall’indice Rt calcolato dall’Iss (Istituto superiore di sanità) che dall’1 e rotti di marzo è ora a 0,82. Il virus, insomma, sta correndo meno di un mese fa.

* LE VACCINAZIONI
Passati gli inciampi iniziali, da quattro giorni le dosi somministrate quotidianamente sono sempre sopra le 300.000, come conferma il portale apposito del ministero della Sanità, in linea con le previsioni più recenti del piano vaccinale. La campagna vaccinale ha già avuto un primo risultato: tra il personale sanitario e tra gli over 80 i decessi sono in regresso.

* GLI OSPEDALI
Per la prima volta dopo settimane di crisi l’occupazione dei letti nei reparti di terapia ordinaria (medicina, pneumologia) è sceso sotto la soglia critica del 40%. Lo calcola Agenas, l’agenzia per i servizi ospedalieri del ministero della sanità. Oggi questo indice è fermo al 37%.

I dati pro chiusure

* IL TASSO DI INCIDENZA
Secondo l’Istituto superiore di Sanità, perché il contagio torni sotto controllo e i nuovi infetti siano «tracciabili» occorre che i casi attivi di Covid siano meno di 50 ogni 100.000 abitanti. Traguardo ancora lontano dal momento che l’ultimo monitoraggio, venerdì scorso, parlava di un’incidenza di 182 casi ogni 100.000 abitanti.

* LE TERAPIE INTENSIVE
La pressione sui reparti di emergenza resta preoccupante: sempre secondo Agenas i letti occupati in terapia intensiva da pazienti Covid sono il 37%, ben 7 punti sopra la situazione ideale. Per di più, la situazione è particolarmente critica in alcune regioni; in Lombardia, ad esempio, il tasso balza al 51,4%.

* I DECESSI
È vero, in caso di rientro della pandemia questo è l’ultimo indice a mostrare segni di calo. Ma la curva dei morti non accenna a piegarsi e raramente è scesa in queste settimane sotto i 300 casi al giorno, con giornate largamente al di sopra dei 500. Un tributo ancora troppo doloroso: per questo, pur avendo predisposto un percorso di riaperture progressive, il governo continua a ripetere che non può trattarsi di un «liberi tutti».

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