Eppur si muove. Anche quando tutto sembra fermo e immutabile, chiuso, come certe città in pieno agosto, invisibili scosse telluriche si agitano sotto la superficie, e mantengono in vita il tenace moto perpetuo che dà alimento alla terra e agli uomini. Anche da fermi, non si può stare fermi. Neppure in lockdown. La smania di sopravvivenza è un istinto primordiale. E fa fare cose.

Succede nel cinema, dove mai come ora, che tutto sembra sprangato da Dpcm e divieti, si gira: film, serie, nuove stagioni…

Da Nord a Sud, l’Italia è un grande set a cielo aperto, un’incredibile location in cui ambientare storie sfruttando l’imprevista e accidentale magia di strade semivuote, piazze deserte o appena trafficate, interi tesori d’arte e bellezza malati di overtourism finalmente sgombri e accessibili all’invasione di troupe e telecamere. Libere di muoversi in un surreale silenzio. A beneficio dei fonici.

Insomma, si produce come matti. Rispettando protocolli e nuove regole imposte dalla pandemia. Con lo stupore e la gioia di chi temeva di dover appendere al chiodo il clapperboard – la lavagnetta del “ciak, motore!” – chissà per quanto tempo e invece si ritrova a vivere dentro un formidabile fermento di idee, progetti, nuove iniziative.

A questa inaspettata rinascita abbiamo dedicato il secondo appuntamento del Movie Confidence, la nostra campagna a sostegno del cinema. Entrando nel set di due importanti film italiani e dando un assaggio di tutto quello che nei mesi scorsi e in questo momento si sta filmando nel nostro Paese, tra produzioni italiane e straniere. Tenete gli occhi aperti, dunque, se Tom Cruise ha già lasciato Roma per continuare altrove le riprese di Mission impossible 7, può ancora capitarvi d’incontrare nella capitale Lady Gaga che si struscia ad Adam Driver in abito da sposa anni ’70 covando istinti criminali nei panni dell’ex signora Gucci, oppure di imbattervi in Liev Schreiber nella città che l’ha stregato, Venezia, dopo averci girato nel periodo invernale Across the river and into the trees. I set, come sempre e più di prima, sono strablindati ma, se allungate il collo e avete la pazienza di aspettare, magari ci scappa pure l’autografo.

Sempre in omaggio e per amore del cinema, abbiamo ospitato in questo numero una ristretta ma pregevole rappresentanza di candidate al prossimo David di Donatello – il nostro premio più ambito che verrà celebrato (speriamo in presenza) il prossimo 11 maggio – immortalandole in copertina. Tre registe e tre attrici, che hanno accettato di posare per noi in slot separati, in osservanza alle norme sul distanziamento, in veste di ambassador di un’edizione a forte impronta femminile. Era ora. Anche qui il lento e inesorabile moto sotterraneo delle battaglie per le pari opportunità sta dando i suoi frutti. C’è ancora tanta strada da fare, il cinema soprattutto in certi ambiti e ruoli continua ad avere un forte predominio maschile. Ma essere presenti in numero via via maggiore nelle categorie “miste” di festival e premi minori o prestigiosi come quello dei David è già un successo. Segno che sta lentamente cambiando la mentalità e che ci si può immaginare sempre di più non solo davanti ma anche dietro alla telecamera, a fare lavori che fino a ieri pochissime donne “osavano” intraprendere, per insicurezza, pregiudizi diffusi, il solito maledetto autosabotaggio.

Finalmente, ci ha detto Alice Filippi, regista esordiente, madre di tre figli, si può bussare alla porta di un produttore con l’idea di un film ed essere non solo ascoltate, ma anche finanziate. Finalmente, ha confessato Ginevra Elkann, si trova il coraggio di vincere l’innata ritrosia e trasformare in realtà il desiderio di mettere in scena una storia che attinge ai propri ricordi di famiglia. Davvero, a volte, è solo questione di coraggio. Le grandi rivoluzioni si fanno così, coi piccoli passi e le apparentemente trascurabili vittorie delle battaglie personali. Il cinema racconta la vita. E sapere che sempre più spesso venga filtrata “anche” attraverso uno sguardo femminile, secondo storie e interpretazioni che tengono conto di tutte le sfumature emotive, senza mediazioni “di genere”, è una conquista bellissima. Un motivo in più per tornare presto – più presto! – al cinema.