La MotoGp ha ricominciato la sua corsa dal Qatar la scorsa domenica, con un paddock blindato, vaccinazione per tutti e la speranza che il peggio sia passato. Sul ponte di comando c’è Carmelo Ezpeleta, che ha festeggiato i 30 anni nel motomondiale di Dorna, la società che gestisce.

Il 2021 è iniziato con la vaccinazione per piloti e addetti ai lavori, è contento dei risultati?
«Non conosco il numero di quanti abbiamo aderito, mi hanno detto quasi tutti. Sono sicuro che sia qualcosa di buono, io stesso l’ho fatto, ma non penso che la vaccinazione ci consentirà di cambiare i nostri protocolli, sono le autorità che decidono. Questa è stata un’iniziativa interna per cui ringrazio molto il Qatar, il paddock sarà protetto per tutta la stagione». 

Sarà una stagione più normale?
«Per il momento tutti i Gran Premi sono confermati, almeno quelli in Europa. Per le altre potremo sapere qualcosa di più all’inizio dell’estate. Il nostro obiettivo è avere un minimo di 18 gare e con le europee arriveremo a 14. Ne mancano 4, ci sono Giappone, Australia, Malesia e Thailandia. Se non fosse possibile, Argentina e Texas sono disponibili e l’Indonesia è in calendario come riserva».

Cosa ha imparato da questa situazione difficile?
«Che lavorare insieme aiuta moltissimo, tutti hanno capito di essere in una situazione speciale accentando condizioni diverse, di questo sono orgoglioso. La mancanza più importante è quella degli spettatori per me, ma dobbiamo accettare le decisioni dei Paesi che ci ospitano».

Anche questa stagione è iniziata senza Marquez.
«Chiaramente Marc manca alla MotoGp, parliamo del pilota che ha dominato le ultime stagioni».

È stato un errore permettergli di salire in moto a pochi giorni dall’operazione lo scorso luglio a Jerez?
«Assolutamente no. Abbiamo un protocollo per questi casi. Cosa potremmo fare di diverso? Quando un pilota fa quelle flessioni, come ha fatto Marc, in base a quale regola gli dici che non può correre? Lui è tornato, ha superato un test medico e gli è stato permesso di correre, non poteva essere altrimenti. Non so se siano stati fatti errori o meno perché io non sono un dottore, ma per quello che mi riguarda non sono stati fatti errori dal punto di vista medico all’interno del campionato. Io rispetto tutte le decisioni di un pilota, compresa quella di non venire a correre in Qatar dopo avere fatto dei test a Barcellona e Portimao».

C’è stato qualcosa che non le è piaciuto in questa vicenda?
«No mi è sembrato corretto che altri medici siano entrati in questa discussione dicendo cosa avrebbero fatto di diverso. È come quando, in una partita di pallone, dici a un portiere come doveva parare il rigore dopo che è stato tirato. C’è stata una mancanza di rispetto da parte della gente, specialmente da parte di qualche medico, che ha dato la sua opinione senza conoscere le cose a fondo. I piloti non sono gente normale, lo abbiamo visto in tutta la storia del motomondiale ed è una storia fatta di eroi”.

Ha avuto l’occasione di parlare con Marquez recentemente?
«Certo, sono sicuro che tornerà quando potrà vincere, la mentalità di Marc non è cambiata».

È pronto a dire addio a Valentino Rossi? Questa potrebbe essere la sua ultima stagione.
«Un giorno dovrà ritirarsi, ma lui è straordinario: ha 42 anni e che differenza c’è fra 42 e 45? Valentino e io non abbiamo mai parlato del ritiro, né del suo né del mio. L’ultima volta che gli ho parlato mi ha detto: io se mi diverto continuerò, ma io non mi diverto a partecipare. Un giorno smetterà, ma non mi aspetto che questa sia l’ultima stagione. Inoltre so che Valentino rimarrà qui, perché questa è la sua vita e sta facendo un lavoro straordinario con l’Academy, come ha fatto come pilota».

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