29 marzo 2021 - 07:22

Milano, falsa asta per appartamento di lusso in via Vincenzo Monti: truffa da 27 mila euro

Il truffatore, un 29enne rivenditore d'auto, agiva da Campobasso: aveva rubato l'identità a un avvocato e fingeva di curare aste giudiziarie tramite internet. Tradito dalla ricarica del cellulare

di Giuseppe Guastella

Milano, falsa asta per appartamento di lusso in via Vincenzo Monti: truffa da 27 mila euro Uno scorcio di via Vincenzo Monti
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Sul sito internet c’era l’avviso formale dell’asta con tanto di intestazione del ministero della Giustizia, c’era la visura catastale dell’appartamento e lo schema della domanda per partecipare alla gara. Al telefono un avvocato forniva tutte le spiegazioni necessarie con l’apparente distacco professionale proprio di chi deve stare dietro a pratiche tutte uguali. Solo che l’appartamento non esisteva e l’avvocato era un abile truffatore che è stato arrestato dopo che è riuscito a bidonare 27 mila euro a una donna e mentre stava per chiudere altre frodi, al termine di un’indagine rapida e rocambolesca della Guardia di Finanza di Milano diretta dal pm Roberto Fontana.

Fine novembre 2020. Una milanese di 52 anni, che cerca una casa da comprare, si imbatte in un annuncio su un sito internet che sembra fare al caso suo: un appartamento di sette vani in via Monti con base d’asta fissata a 270 mila euro, un prezzo di partenza decisamente molto basso (anche troppo) per una zona semicentrale. Decisa a non farsi sfuggire un’opportunità eccezionale, chiama il numero indicato, quello di un cellulare. Le risponde un uomo che si qualifica come avvocato il quale la invita a collegarsi al sito fallimentigiudiziarimilano.com, dove trova la «procedura» fallimentare firmata da un giudice ed in cui lo stesso legale figura come «custode delegato vendite giudiziarie» con tanto di fotografia ed indirizzo dello studio.

«Mancano solo tre giorni all’asta, deve fare in fretta versando una caparra confirmatoria di 27 mila euro, il dieci per cento della base d’asta», le dice l’avvocato, spiegandole che, per accelerare i tempi, deve immediatamente mandargli la ricevuta del pagamento e che, causa Covid-19, tutto, gara compresa, si svolgerà online. La donna si attiene alle istruzioni e fa subito il bonifico sul conto dell’avvocato. Il quale tre giorni dopo la richiama per comunicarle che si è aggiudicata l’appartamento perché tutte le altre offerte pervenute erano state escluse per vizi formali. Per completare la pratica deve versare in giornata altri 40 mila euro per «spese per prenotazione rogito notarile» che, le assicura, con i 27 mila già versati le sanno scomputati dalla somma totale.

L’eccessiva premura dell’avvocato stavolta insospettisce la donna che decide di prendere tempo. Ritarda con dei pretesti e si rivolge all’avvocato Gabriele Minniti. Dopo le prime verifiche, si rende subito conto di essere vittima di un raggiro e decide di presentare una denuncia che finisce sul tavolo del pm Fontana.

In questi casi la rapidità è fondamentale. La Gdf si muove immediatamente accertando in pochissimo tempo che non c’è alcun fallimento, non c’è l’appartamento e neppure l’avvocato, nel senso che il truffatore si è appropriato dell’identità di un legale di Genova realmente esistente ed ovviamente del tutto estraneo alla vicenda. Le Fiamme gialle scoprono che il cellulare usato dall’uomo risulta intestato, insieme ad altri nove, ad un trentenne delle Guinea che si trova a Milano, ma l’apparecchio è in funzione nella zona di Campomarino (Campobasso).

Usando i dati anagrafici del vero avvocato e di una persona di Pescara, il truffatore ha anche aperto una casella di posta elettronica certificata e il conto corrente sul quale i 27 mila euro della donna sono entrati e immediatamente convertiti in bitcoin, con un’operazione all’estero che ne ha fatto sparire le tracce. Non resta che trovare chi ha architettato tutto. La Gdf accerta che colui che usa il telefonino ha appena ricaricato la scheda in una tabaccheria di Termoli e che l’operazione è stata registrata da una telecamera di sorveglianza. I sospetti cadono su Manuel Miele, 29 anni, titolare di una società che commercia auto a Campomarino. Nel suo telefono trovano i messaggi scambiati con la donna.

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