28 marzo 2021 - 15:38

Riaperture Lazio, i ristoratori: «Il governo sbaglia a fare chiusure generalizzate e non selettive»

Paolo Bianchini, presidente di Mio Italia e ideatore dell’iniziativa del 6 aprile: «Ero capogruppo di Fratelli d’Italia nel consiglio comunale di Viterbo, mi sono dimesso. Siamo “apartitici” è Salvini che segue noi, ha capito che qui c’è la “ciccia”, un movimento che fa proposte concrete»

di Lilli Garrone

Riaperture Lazio, i ristoratori: «Il governo sbaglia a fare chiusure generalizzate e non selettive» Paolo Bianchini
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Confermano: dal 6 aprile apriranno i loro locali e pranzo e a cena. E l’ideatore dell’iniziativa, Paolo Bianchini, 45 anni, un ristorante nel centro di Viterbo, l’«Osteria del vecchio orologio», presidente nazionale del «Mio - Movimento imprese ospitalità», 1200 iscritti in Italia, 300 a Roma e nel Lazio, è convinto che saranno in molti. Molti di più degli iscritti.

Continuate ad avere altre adesioni?
«Certo. Stanno aderendo altri movimenti spontanei, associazione territoriali di varie province, ristoratori da nord a sud, da Mantova a Monopoli in Puglia. Il fronte si allarga di giorno in giorno. E abbiamo avuto endorsement importanti, come quello dello chef Filippo La Mantia che in un comunicato ha sostenuto la nostra iniziativa».

Il vostro movimento in realtà ha una vita recente, come è nato?
«Tutto è iniziato con un gruppo Facebook, poi a metà maggio del 2020 abbiamo iniziato a fondare l’associazione e poi siamo entrati a metà Giugno in Federturismo e in Confindustria».

Dove sono in realtà già altre associazioni di categoria...
«Non ci sentiamo rappresentati dalle vecchie associazioni di categoria che hanno metodi che non tutelano come vogliamo tutelare noi i piccoli e piccolissimi imprenditori, che sono la base del tessuto economico italiano».

Voi avete deciso di aprire sempre dal 6 aprile. Allora perché non per Pasqua?
«E’ semplice. Il governo in questo momento sta discutendo sulla questione delle riaperture e il 5 scade l’ordinanza in vigore, devono fare la nuova. Noi vogliamo lavorare secondo quello che dice la legge rispettando i protocolli, tutelando la salute innanzi tutto delle aziende, dei clienti e dei collaboratori. Ma dal 6 aprile è una questione di sopravvivenza».

Però da quel giorno andrete anche contro le scelte del governo e del Comitato tecnico scientifico?
«Noi contestiamo le scelte fatte finora, ovvero le chiusure generalizzate e non selettive. Non possiamo continuare con queste chiusure generalizzate con le spese fisse, che stanno correndo, gli sfratti esecutivi che stanno arrivando con le convocazioni dei tribunali, non possiamo veder morire le nostre aziende dopo tutti gli sforzi fatti per aprirle e per avviarle».

Quindi voi vorreste delle chiusure zona per zona, comune per comune? «Sì, chiudere dove gli indici sono da chiusura. Se Viterbo è con gli indici bassi con i contagi giornalieri minimi perché deve essere chiusa come una zona dove è un focolaio in corso? Aperture e chiusure devono essere selettive e capillari».

Ma forse è complicato sia da annunciare che da applicare con controlli così parcellizzati.
«Mettessero in campo l’esercito. Noi siamo disposti ad avere tutti i controlli che vogliono. E rigettiamo la questione degli aiuti economici, che sono elemosina. Il decreto “Sostegno” risarcisce il 5% delle perdite del nostro fatturato che sono del 60% - media nazionale - rispetto al 2019, mettendo in confronto i due anni 2019-2020. Poi c’è il tema che dal 30 giugno ripartono i mutui e le moratorie Abi: quindi chi ha i soldi per pagare se non lavoriamo?».

Non temete le multe?
«Stiamo lavorando con gli avvocati per tutelarci da questo punto di vista. Chiediamo che prima del 6, prima che entri in vigore la nuova ordinanza che il Governo ed il Comitato tecnico scientifico si rendano conto della situazione ormai irreversibile delle imprese e dei ristoratori italiani. Abbiamo cuore che si tuteli la salute, ma anche l’economia perché questo alla fine può fare più danni del virus».

E pensate che i clienti verranno?
«C’è una solidarietà enorme. Arrivano telefonate di clienti che ci dicono: “fateci sapere chi riapre e quando riapre”. Anche perché in tanti ormai hanno i tamponi negativi, hanno fatto vaccini e hanno avuto il Covid, quindi non capiscono il motivo per il quale devono essere ancora reclusi in casa».

Vi dichiarate apartitici, però gli appoggi arrivano da una precisa parte politica?
«Noi siamo “apartitici”, parliamo con tutti i partiti. È Matteo Salvini che segue noi perché ha capito che qui c’è la “ciccia”, un movimento che fa proposte concrete ed essenziali. Ed è arrivata anche Italia Viva».

Anche Virginia Raggi vi appoggia: che ne pensate della lettera al governo?
«Tutti i politici seri capiscono che la nostra è una proposta di buon senso. Soprattutto I sindaci perché sanno che se le nostre aziende chiudono sono i primi ad avere problemi di bilancio. Virginia Raggi fa notizia, ma sono tanti i sindaci di piccoli comuni che ci stanno sostenendo».

Lei, però, ha fatto politica.
«Fino ad aprile dello scorso anno sono stato capogruppo di Fratelli d’Italia nel consiglio comunale di Viterbo. Ma mi sono dimesso, proprio per essere “super partes”».

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