Duecentomila vaccinazioni in meno. Potrebbe essere questo il conto per lo stop di due settimane di vaccinazioni. Due settimane perse, insomma. Ma qualora giovedì, l’Ema dovesse dara di nuovo il via libera al vaccino AstraZeneca la campagna vaccinale riprenderà a marciare secondo le previsioni. E’ di questo, che hanno discusso Mario Draghi e il presidente francese Emmanuel Macron sul «caso AstraZeneca» ribadendo la linea condivisa anche ieri con la cancelliera tedesca, Angela Merkel: la decisione di sospendere la somministrazione del farmaco dell'azienda anglo-svedese resta una «una misura temporanea e cautelativa, che durerà fino a giovedì 18 marzo, in attesa della conclusione dell'analisi supplementare dell'Agenzia Europea per i Medicinali». Le dichiarazioni preliminari dell'Ema di oggi, sottolinea il premier dopo il colloquio con Macron, «sono incoraggianti» e nel caso in cui l'agenzia dovesse dare un responso positivo i due leader «sono pronti a far ripartire speditamente la somministrazione del vaccino». Palazzo Chigi dal canto suo fa sapere che la squadra del commissario straordinario per l'emergenza Covid, Francesco Paolo Figliuolo, ha fatto una serie di approfondimenti per capire in concreto quante dosi in meno sono state inoculate a causa dello stop: la durata della sospensione è stimabile in quattro giorni complessivi, fino al pronunciamento dell'Ema e quindi dell'Aifa, premette palazzo Chigi. «L'impatto di tale sospensione sulla campagna puo' valutarsi su 200 mila vaccinazioni in meno», stima il governo, ma in caso di ripresa delle somministrazioni di AstraZeneca a partire dal 18 marzo, «il rallentamento potrà essere riassorbito nell'arco di un paio di settimane, anche grazie all'incremento della quantità del vaccino Pfizer stimato in 707.850 dosi». Giovedì Draghi sarà a Bergamo, città simbolo della prima ondata del virus, per ricordare le vittime della pandemia. Ma lo stesso giorno i riflettori saranno puntati su Amsterdam, sede dell'agenzia Ue per il farmaco, che da quello che emerge, dovrebbe fugare i dubbi sul vaccino di AstraZeneca. L'agenzia insiste sul fatto che al momento «non ci sono prove» di collegamento tra i casi di trombosi e la vaccinazione. Chiede di affidarsi alla scienza, di «mantenere la fiducia nei vaccini» e promette una parola definitiva con la «massima trasparenza» sul futuro della campagna vaccinale, senza escludere alcuna azione di risposta. 

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