15 marzo 2021 - 12:27

Vaticano, la Chiesa non può benedire le unioni omosessuali

La Congregazione per la Dottrina della Fede: la Chiesa «benedice l’uomo peccatore» ma «non benedice né può benedire il peccato»

di Gian Guido Vecchi

Vaticano, la Chiesa non può benedire le unioni omosessuali
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« La Chiesa non dispone, né può disporre, del potere di benedire unioni di persone dello stesso sesso». Il «responsum» della Congregazione per la Dottrina della Fede, firmato dal cardinale prefetto Luis Ladaria e al quale Papa Francesco «ha dato il suo assenso», arriva come una risposta, appunto, a «progetti e proposte di benedizioni per unioni di persone dello stesso sesso» che «si stanno diffondendo in ambiti ecclesiali»: se ne è parlato, da ultimo, nel sinodo in corso della chiesa tedesca, e del resto alcuni sacerdoti nel mondo avevano già cominciato a farlo. Ma la risposta del Vaticano è no, pur con tutta la comprensione del caso: «Non di rado, tali progetti sono motivati da una sincera volontà di accoglienza e di accompagnamento delle persone omosessuali, alle quali si propongono cammini di crescita nella fede, “affinché coloro che manifestano la tendenza omosessuale possano avere gli aiuti necessari per comprendere e realizzare pienamente la volontà di Dio nella loro vita”», scrive l’ex Sant’Uffizio citando l’Esortazione Amoris Laetitia del Papa.

Benedizioni ai singoli

Il pronunciamento è netto, fino ad affermare che la Chiesa «benedice l’uomo peccatore» ma «non benedice né può benedire il peccato». Così «la risposta al dubium proposto non esclude che vengano impartite benedizioni a singole persone con inclinazione omosessuale, le quali manifestino la volontà di vivere in fedeltà ai disegni rivelati di Dio così come proposti dall’insegnamento ecclesiale, ma dichiara illecita ogni forma di benedizione che tenda a riconoscere le loro unioni», si legge: «In questo caso, infatti, la benedizione manifesterebbe l’intenzione non di affidare alla protezione e all’aiuto di Dio alcune singole persone, nel senso di cui sopra, ma di approvare e incoraggiare una scelta ed una prassi di vita che non possono essere riconosciute come oggettivamente ordinate ai disegni rivelati di Dio». Si ripete che «Dio ama ogni persona e così fa la Chiesa, rifiutando ogni ingiusta discriminazione». Però le «benedizioni», per la Chiesa, appartengono ai «sacramentali», ovvero «segni sacri», i quali richiedono che «ciò che viene benedetto sia oggettivamente e positivamente ordinato a ricevere e ad esprimere la grazia, in funzione dei disegni di Dio iscritti nella Creazione e pienamente rivelati da Cristo Signore». Insomma, «sono compatibili con l’essenza della benedizione impartita dalla Chiesa solo quelle realtà che sono di per sé ordinate a servire quei disegni». Per questo «non è lecito impartire una benedizione a relazioni, o a partenariati anche stabili, che implicano una prassi sessuale fuori dal matrimonio (vale a dire, fuori dell’unione indissolubile di un uomo e una donna aperta di per sé alla trasmissione della vita), come è il caso delle unioni fra persone dello stesso sesso».

Coppie gay e sacramento del matrimonio

Il tono è definitivo, seppure sfumato dall’ammissione che nelle coppie omosessuali possano esserci «elementi positivi»: «La presenza in tali relazioni di elementi positivi, che in sé sono pur da apprezzare e valorizzare, non è comunque in grado di coonestarle e renderle quindi legittimamente oggetto di una benedizione ecclesiale, poiché tali elementi si trovano al servizio di una unione non ordinata al disegno del Creatore». Inoltre, «poiché le benedizioni sulle persone sono in relazione con i sacramenti, la benedizione delle unioni omosessuali non può essere considerata lecita, in quanto costituirebbe in certo qual modo una imitazione o un rimando di analogia con la benedizione nuziale, invocata sull’uomo e la donna che si uniscono nel sacramento del matrimonio, dato che “non esiste fondamento alcuno per assimilare o stabilire analogie, neppur remote, tra le unioni omosessuali e il disegno di Dio sul matrimonio e la famiglia”».

La chiesa e i «figli pellegrinanti»

La ragione, si dice, è la stessa per la quale non potrebbero essere benedette coppie eterosessuali fuori dal matrimonio: «La dichiarazione di illiceità delle benedizioni di unioni tra persone dello stesso sesso non è quindi, e non intende essere, un’ingiusta discriminazione, quanto invece richiamare la verità del rito liturgico e di quanto corrisponde profondamente all’essenza dei sacramentali, così come la Chiesa li intende». Il testo della Congregazione per la Dottrina della fede ripete che «la comunità cristiana e i pastori sono chiamati ad accogliere con rispetto e delicatezza le persone con inclinazione omosessuale, e sapranno trovare le modalità più adeguate, coerenti con l’insegnamento ecclesiale, per annunciare il Vangelo nella sua pienezza». Conclusione: «La Chiesa rammenta che Dio stesso non smette di benedire ciascuno dei suoi figli pellegrinanti in questo mondo, perché per Lui “siamo più importanti di tutti i peccati che noi possiamo fare”. Ma non benedice né può benedire il peccato: benedice l’uomo peccatore, affinché riconosca di essere parte del suo disegno d’amore e si lasci cambiare da Lui. Egli infatti “ci prende come siamo, ma non ci lascia mai come siamo”».

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