Da apprezzato commentatore tv in Rai (dov’è da 28 anni, dopo 7 a TeleMontecarlo) è stato fra i primi a complimentarsi con Marta Bassino e la sua Coppa del mondo di gigante («Ha una tecnica sopraffina, è forte anche a livello mentale, un orgoglio per il nostro territorio»). Parole da intenditore ed esperto visto che Paolo De Chiesa (saluzzese doc che oggi compie 65 anni: auguri!) è stato fra i migliori sciatori italiani, ha vissuto da protagonista nella «Valanga azzurra» degli Anni ’70 di Thoeni, Gros & C. e si è confrontato con tutti gli altri «colossi» dell’epoca, da Stenmark a Girardelli, dai gemelli Mahre a Zurbriggen, fino a un esordiente Alberto Tomba. Che cosa ricorda dei suoi esordi sugli sci?
«Una gara a Crissolo. Avevo 7 anni, febbre, mal di gola, tosse. Non volevo partire. Il medico disse ai miei che potevo farcela. Arrivai secondo. Mi si avvicinò un signore con gli occhi azzurro ghiaccio, era un tecnico, si chiamava Cesco Deflorian. Devo tutto a lui se sono diventato qualcuno sugli sci, sennò avrei fatto altro nella vita. È nel mio cuore. E sono contento che l’allenatore di Marta in gigante sia suo figlio Paolo». Lei e Marta avete vinto tutto da giovani, continuando poi anche ad alti livelli.
«Sì, spesso lo sport è una scala, ognuno di ferma al suo piolo. Io ero mosso da una grande passione, mi divertivo tantissimo. Credo sia così anche per lei. Bravissima». Seppur con tanti «mostri sacri» come avversari, lei in Coppa del mondo se l’è cavata molto bene.
«Ho dato tutto me stesso. Non ho rimpianti. Fui chiamato nella “Valanga azzurra” perché da ragazzino avevo vinto tutto. Un talento. A 18 anni ero già quasi stanco della mia carriera (ride, ndr). Prima gara (mercoledì 17 dicembre 1974, ndr) a Madonna di Campiglio vince Stenmark, secondo io, terzo il compianto Fausto Radici. E di lì ho gareggiato in tutte le altre piste storiche dello sci, Kitzbuhel, Garmish, St. Moritz, Wengen. Tanti podi. È vero non ho mai vinto, ma sono davvero contento così, dieci anni bellissimi. Ho dato tutto, facendo anche sacrifici e tornando nel 1978 dopo un grave incidente. Poi ho trasferito la mia passione commentando lo sci in televisione». Come per Marta anche per lei Jasna porta ricordi splendidi, giusto?
«Giusto. A 12 anni vinsi lì l’Europeo di slalom, e Stenmark il gigante».