PONT-ST-MARTIN. Non mi dimetto, non posso essere giudicato solo per uno sbaglio». Così ha dichiarato Marco Sucquet, sindaco di Pont-Saint-Martin, nel Consiglio comunale di giovedì sera che aveva all’ordine del giorno un’interpellanza sulla festa di carnevale del 12 febbraio. Quella sera, i personaggi del carnevale storico, dopo essere stati al carnevale dei piccoli sono passati a salutare il sindaco. Saliti in municipio si sono trattenuti fino a mezzanotte, ballando e cantando. La notizia è diventata di dominio pubblico per le foto caricate da un partecipante su Instagram.

«Ci ha dato molto fastidio - ha detto Mauro Roveyaz, consigliere di minoranza - e lo abbiamo considerato un atto molto grave, soprattutto perché in un periodo come questo il sindaco deve dare il buon esempio. Noi ci dissociamo da questo episodio. Fare festa in un periodo di sacrifici violando anche il coprifuoco è una cosa inaccettabile, ma non siamo noi a chiedere le dimissioni del sindaco. È una cosa che deve valutare la maggioranza. Oggi il paese è diviso tra chi assolve e chi condanna. Noi non siamo contenti di questa situazione e non siamo gli avvoltoi che aspettano l’errore per dare addosso. Qui si deve lavorare per il paese».

La replica all’interpellanza è stata letta da un emozionato sindaco Sucquet: «Ho sbagliato, ma non era una festa. È stata una cosa grave, ma ero in buona fede. Quello che è successo non voleva essere una mancanza di rispetto verso chi sta soffrendo per la pandemia. Sono impegnato a gestire questa situazione dal marzo 2020 e conosco le difficoltà dei ponsanmartinesi sia sanitarie sia umane, dando continuamente il mio appoggio». L’effetto social ha costretto il sindaco ad autodenunciarsi e a fare i nomi dei partecipanti alla festa ricevendo una sanzione di 800 euro: «Ho avvisato il comando della polizia locale segnalando i fatti. Sono state notificato le sanzioni previste a me e a quanti erano presenti». Sucquet non ci sta a farsi condannare per quell’episodio: «La gravità della mia condotta è stata misurata dalla legge, ho ammesso i miei errori e non mi sono nascosto o giustificato. Alla luce del confronto di maggioranza non mi dimetto».

Il sindaco ha allora affrontato il tema della diffamazione subita: «Le voci che girano dicono che sono un ladro, un mafioso e che pubblico sui social atti sessuali con mia moglie. Ho quindi deciso di affidarmi a un legale e non voglio più parlare di questa storia». Completa assoluzione anche della minoranza: «Voglio che sia messo a verbale - dice il sindaco - che non credo assolutamente che la minoranza abbia organizzato la diffamazione».

I commenti dei lettori