Meghan, la regina e i 4 punti che saranno più dibattuti

Elisabetta annuncia un'inchiesta interna e parla di «ricostruzioni divergenti». Tra una legge di 100 anni fa e Scotland Yard, ecco i punti che saranno più dibattuti
Meghan la regina e i 4 punti che saranno più dibattuti

E dopo quello dell’indignazione, inizia il momento delle inchieste. Quello delle indagini interne a Buckingham Palace, delle interrogazioni parlamentari, delle audizioni segrete dei funzionari, della rilettura dei protocolli reali. Sarà il momento del fact checking interno, che coinvolgerà tabloid inglesi, esperti reali ma soprattutto la Casa reale stessa. Ad annunciarlo in fondo è stata la stessa Regina, con quel comunicato capolavoro di diplomazia. Dopo essersi detta «addolorata per le difficoltà di Harry e Meghan», la sovrana ha assicurato che tutte le accuse lanciate saranno prese sul serio e saranno verificate a livello privato. Anche perché, e qui c’è il capolavoro, attorno ai fatti raccontati da Harry e Meghan «ci potrebbero essere ricostruzioni divergenti». I punti che saranno più verificati sono in fondo quelli più pesanti: l’accusa di razzismo e quella della mancata assistenza sanitaria a Meghan. Partiamo dal primo.

1)IL TITOLO DI ALTEZZA REALE NEGATO AD ARCHIE*Durante l’intervista a Oprah, Meghan dice che secondo lei «il palazzo» non avrebbe concesso né voluto concedere il titolo di Principe al figlio che aveva in grembo, Archie. Il motivo, lascia capire, sarebbe razziale. *

Al momento, come ha ricostruito The Guardian in un suo lungo fact checking, Archie non è principe perché così prevede «la legge», e non per una discriminazione. Nel 1917 Giorgio V, per evitare la proliferazione di titoli e salvaguardarne «l’esclusività», stabilì che a diventare automaticamente principi fossero soltanto i nipoti diretti del sovrano regnante e i discendenti per linea diretta al trono, come il piccolo George (la Regina ha dato il titolo di altezza reale anche ai due fratelli di George ma solo perché sono figli del futuro monarca William, cosa che Archie non è). Archie, essendo bisnipote di Elisabetta e non nipote, diventerà principe non appena suo nonno Carlo diventerà Re, e non prima, come previsto dalla legge. Meghan e Harry si dicono convinti che qualcuno in futuro avrebbe cambiato i protocolli, in modo da escludere Archie. I due non offrono virgolettati né i nomi di chi avrebbe detto cose simili, ed è anche a questo episodio che la Regina si riferiva quando parlava di «ricostruzioni divergenti». È risaputa da tempo, fanno notare gli esperti di cose reali, la volontà di Carlo di «ridimensionare» la famiglia reale e la proliferazioni di titoli, così come aveva fatto 100 anni il suo antenato Giorgio V.

2)LA SICUREZZA NEGATA AL PICCOLO ARCHIE*Quando le viene chiesto se avere un figlio principe sia così importante per lei, Meghan risponde no. La sua vera preoccupazione, dice, è che Archie - senza il titolo - non avrebbe ricevuto la sicurezza riservata tradizionalmente ai reali. *

I due fatti, spiega ancora il Guardian, non sono necessariamente collegati. L’assegnazione di un apparato di sicurezza non deriva automaticamente dal possesso del titolo reale. Non viene decisa della famiglia reale (visto che la scorta è pagata con i soldi pubblici), «ma dal Ministero dell’Interno inglese e da Scotland Yard. Diversi membri minori della famiglia reale, come le principesse Eugenia di York e Beatrice, per esempio, non hanno da tempo alcuna guardia del corpo pagata con i contributi pubblici».

3)LE CONVERSAZIONI SULLA PELLE DI ARCHIE*Meghan dice che poco prima della nascita di Archie ci sarebbero state «preoccupazioni e conversazioni sul colore della pelle che avrebbe avuto mio figlio». Le conversazioni sarebbero state ascoltate solo da Harry, che però ha preferito non fare i nomi dei protagonisti. *

Le «preoccupazioni» rappresentano forse l’accusa più pesante sulla monarchia, e sicuramente il punto su cui le «ricostruzioni» potranno divergere di più. Il punto, per i funzionari della monarchia sarà proprio quello di ricostruire chi  ha detto esattamente cosa (Carlo? William?), e cercare per quanto possibile di ricostruirne le sue parole esatte. Per Antonio Caprarica, storico corrispondente da Londra per il Tg1, le «conversazioni» attorno a Archie non rappresentano necessariamente «preoccupazioni»: «La questione del colore della pelle era ciò di cui tutti parlavano. Sarebbe stato magnifico se fosse nato un principino dalla pelle nera, se nella famiglia reale dei Windsor, baluardo del razzismo bianco, fosse nato un principino di colore: sarebbe stata una cosa clamorosa. Da questo ad arrivare alle accuse di razzismo ce ne corre».

4)LA RICHIESTA DI AIUTO DI MEGHAN*Meghan racconta di aver avuto pensieri suicidi e di essersi rivolta a un funzionario dell’«institution»: «Ma mi hanno negato assistenza. Avrebbe avuto un impatto negativo sull’immagine della casa reale».  *

L’accusa è gravissima, e lascerebbe quasi configurare un reato: quello di violenza privata, per aver impedito a una persona le cure necessarie. Durante l’intervista sia Meghan che **Harry **non offrono elementi per approfondire il presunto episodio e verificare l’identità del funzionario che avrebbe rifiutato di prestare soccorso. Probabile che la monarchia concentrerà le proprie energie nelle prossime settimane per avviare un’inchiesta interna e fare luce sui fatti.

Un sondaggio di Yougov fatto condotto subito dopo l'intervista, ha rilevato che gli inglesi sono perfettamente divisi tra la coppia volata a Los Angeles e la Regina. In media ogni tre cittadini uno crede che la coppia sia stata «trattata ingiustamente»; un altro «Non sa»; un altro, infine crede che le accuse lanciate non siano vere. La spaccatura è anche generazionale: ad appoggiare Harry e Meghan sono soprattutto i giovani sotto i 24 anni (il 48%), mentre a schierarsi a favore della Regina sono soprattutto gli ultra65enni (55%). Opinioni «divergenti» anche nel paese reale.

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