10 marzo 2021 - 21:54

Zaia: «Chiedere nuovi sacrifici?
Solo se si garantisce un reddito»

Il presidente del Veneto: diamo una prospettiva, l’Italia si attrezzi da sola per i vaccini

di Marco Cremonesi

Zaia: «Chiedere nuovi sacrifici? Solo se si garantisce un reddito»
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«Chiusure nei weekend? Nessuno di noi fa salti di gioia. Ma dobbiamo essere onesti intellettualmente e dire che il liberi tutti significherebbe non avere posti negli ospedali per quelli che si ammalano». Luca Zaia vive la sfida sulla sua pelle: da una parte, sarebbe per limitare i movimenti il meno possibile. Dall’altra, dice, «sorge l’aspetto etico su cui un governatore non può transigere: abbiamo il dovere di far trovare un letto d’ospedale a tutti coloro che ne hanno bisogno».

È fiducioso su un superamento dell’emergenza in tempi rapidi?
«Lo sono. Per motivi stagionali ma soprattutto per i vaccini. Lei pensi che sui 30mila ospiti delle Rsa, noi siamo arrivati ad avere 3500 contagiati. Oggi, sono un centinaio: il vaccino funziona».

Però, ora i numeri sono preoccupanti…
«È innegabile, ci troviamo di fronte a una nuova ondata che in alcune parti del paese sta picchiando molto duro. Mi permetto di dire che noi la conosciamo, il 24 dicembre siamo stati i primi a isolare la variante inglese. Quando lo dicevamo, ci accusavano di cercare alibi… Oggi, quelli che ci attaccavano sono i più grandi sostenitori del pericolo varianti. Ma, dopo due mesi di calo, le nostre curve del contagio hanno ricominciato lentamente a crescere».

È d’accordo sulla massima cautela anche con le scuole?
«Io ho riaperto le scuole un mese dopo le altre regioni, il 1 febbraio con un mese di ritardo. E sono stato molto criticato. Devo constatare che i ragionamenti che facevo, oggi sono diventati di tutti: il virus ora colpisce anche i ragazzi e io ho già cominciato a chiudere alcuni distretti scolastici, al momento 6 su 26».

Con i vaccini come va?
«Noi presidenti siamo tutti motivati. Abbiamo macchine collaudate e nessun problema di spazi. Il punto sono i vaccini. Dalla prossima settimana da noi vaccineranno anche i medici di base, a regime potremmo fare 50mila dosi al giorno. Però, ce ne arriveranno non più di 150mila».

E come se ne esce?
«Ci vuole più coraggio da parte dell’Italia. Che l’Europa sui vaccini abbia fallito è chiaro. E allora, lanciamo il cuore oltre l’ostacolo e attrezziamoci da soli. È una questione anche di prospettiva».

Che cosa intende?
«Il mio è un grido di allarme. Dopo la pandemia, il mondo correrà. Per alcuni, sarà un nuovo rinascimento. Ma sarà anche una conquista del West: se saremo gli ultimi a piantare la bandierina, saremo morti. I miei imprenditori, qualcosa come 160 miliardi di Pil, chiedono il vaccino non per andare in vacanza, ma per ricominciare a andare all’estero. Il tema è: le comunità che per prime torneranno covid-free, saranno le prime a tornare sui mercati».

Rilancia il passaporto vaccinale?
«Quando l’ho fatto, apriti cielo: sono stato accusato di discriminare. La verità è che il passaporto lo puoi chiedere se la tua comunità è vaccinata. Prime di chiedere passaporti agli altri, dobbiamo essere vaccinati noi. Perché la vera discriminazione è nei confronti di quelli che vorrebbero vaccinarsi, ma non possono».

Ma è d’accordo sul chiudere tutto durante i weekend?
«Il Paese sta soffrendo, davvero. Ma credo che il chiedere altri sacrifici ai cittadini non possa più essere una cambiale da firmare in bianco. I cittadini sono angosciati dalla mancanza di reddito da una parte e sconcertati da notizie di ogni tipo dall’altra. Qualunque iniziativa del governo sarà efficace soltanto se potrà garantire un reddito, dei rimborsi e anche una prospettiva. Magari partendo da bar, ristoranti, palestre, spettacoli: i simboli di quest’incubo».

Quale prospettiva?
«Chiudere in generale è una scelta dolorosissima che deve essere necessariamente supportata da motivazioni solidissime. E poi, occorre sapere quando si inizia e quando si finisce. Ci aggiungerei anche l’opportunità, per fugare ogni dubbio su scelte che potrebbero apparire discrezionali, di introdurre dei meccanismi automatici per ciascun provvedimento restrittivo, visto che poi c’è sempre di mezzo la vita dei cittadini».

Con l’ingresso della Lega al governo, lei si era augurato che sapesse mantenere l’identità. Ci sta riuscendo?
«Assolutamente sì. Il nostro segretario, Matteo Salvini, sta dimostrando il massimo impegno. E devo dire che il profilo di responsabilità che ha assunto, attesta la Lega come un partito di solido riferimento per il governo».

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