I dati in peggioramento
L’Ordine dei medici: «Piemonte subito in zona rossa, l’epidemia si sta aggravando»
L'affondo del presidente Guido Giustetto: «È demenziale che il governo assuma decisioni sulla base di rilevazioni risalenti a 10 giorni prima»
Imporre subito la zona rossa in Piemonte, senza aspettare che lo faccia il governo centrale venerdì sera (12 marzo), visto che l'epidemia si sta aggravando, per limitare subito contagi, ricoveri e decessi e favorire una ripresa più rapida per le attività, la scuola, la salute mentale e fisica di tutti. Lo chiedono alla Regione l'Ordine dei medici di Torino e il sindacato dei medici ospedalieri Anaao Assomed.
Il presidente dell’Ordine dei medici, Guido Giustetto, non ci gira attorno: «È demenziale che Roma assuma decisioni sulla base di rilevazioni risalenti a 10 giorni prima, utilizzando un sistema farraginoso che non tiene conto di tutti i dati già a disposizione e delle proiezioni possibili». Secondo alcune stime, l’incidenza di persone positive in Piemonte, al 7 marzo, era di 277 ogni 100.000 abitanti. «Dato — rimarca Giustetto — che potrebbe raddoppiare entro le prossime due settimane a parità di condizioni. Intervenire quando la situazione è ormai fuori controllo — conclude — non serve».
Chiara Rivetti, segretaria piemontese dell'Anaao, riconosce che la scelta sarebbe «coraggiosa e dolorosa», ma anche lei è convinta che non si possa aspettare: «Perché al tempo perso — dice — corrispondono vite perse e attività produttive in maggiore affanno». Intanto, chiede che si proceda il più in fretta possibile con la vaccinazione di massa per proteggere la popolazione. Martedì 9 marzo anche un altro sindacato dei medici, Cimo, aveva chiesto il lockdown per il Piemonte.
«La situazione epidemiologica in Piemonte vede un costante aumento, giorno dopo giorno, dei contagi e dei ricoveri per Covid-19, con il concreto rischio di saturazione dei reparti ospedalieri», osserva ancora l’Ordine dei Medici, secondo cui «aspettare altri giorni prima di procedere con nuove misure, che in ogni caso dovranno essere adottate, non ha alcuna logica né dal punto di vista sanitario né dal punto di vista economico e sociale».
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«Il pericolo maggiore è infatti che la situazione di qui alla prossima settimana possa aggravarsi ulteriormente — conclude l’Ordine dei Medici — causando, di conseguenza, un più marcato aumento dei contagi, dei pazienti ricoverati e purtroppo dei decessi. Ma non solo: una chiusura tardiva, oltre a essere meno efficace rischia anche di rivelarsi più lunga e quindi meno sopportabile per le attività economiche e per le ripercussioni sotto il profilo sociale e psicologico».
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