La Regione Lombardia ha approvato una delibera per consentire la vaccinazione dei lavoratori all’interno delle aziende: la somministrazione avverrà grazie ai medici di medicina generale che già lavorano come medici aziendali. Come spiegato dall’assessore allo Sviluppo Economico Guido Guidesi, «la delibera non va né a modificare il piano vaccinale nazionale né modifica le priorità di vaccinazione dei cittadini lombardi»: riguarderà circa 400 mila dipendenti delle aziende lombarde a cui la somministrazione di vaccini anti covid, come ha spiegato la vicepresidente Letizia Moratti, inizierà «in concomitanza della campagna vaccinale di massa». Per la quale ancora non c’è una data.

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«Oggi Confindustria Lombardia apre le porte delle fabbriche. Questo risultato è frutto della concretezza delle persone che ci hanno lavorato. Vogliamo rilanciare questa Regione e riportarla al ruolo che merita», ha detto il presidente di Confindustria Lombardia, Marco Bonometti. La delibera infatti è frutto della partecipazione al tavolo anche di parti sociali come Confindustria, Confapi e i sindacati. Che però ieri in un comunicato stampa hanno espresso «fermo disappunto per il metodo e il merito: Stante l'idea che detto piano vaccinale specifico per le aziende sarebbe da intendersi come iniziativa di profilassi per esigenze di sanità pubblica, non si comprende – avevano detto i segretari generali regionali di Cgil, Cisl e Uil, in una lettera indirizzata a Fontana, Moratti e Guidesi – come esso possa inserirsi nel quadro di un passaggio del piano vaccini alla fase massiva che il governo e la stessa Regione Lombardia si preparano ad organizzare». Moratti ha invece ribadito il coinvolgimento dei sindacati nella preparazione della delibera.

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Per Bonometti, tuttavia, la delibera regionale consente di «vaccinare tra le 300mila e le 400mila persone, abbiamo dato la disponibilità ad eseguire 150 mila vaccinazioni a settimana. Se potremo vaccinare anche i familiari, i numeri potrebbero essere ancora più importanti». E ha ribadito quanto detto in questi mesi, ovvero che «le fabbriche sono il luogo in cui il contagio è più contenuto».
Per Moratti il coinvolgimento delle aziende non solo aiuterà a velocizzare la campagna ma non comporterà costi aggiuntivi per le casse della regione: «Con questo accordo abbiamo la possibilità di sgravare il servizio sanitario sia pubblico che privato – ha sottolineato la vicepresidente – perché le aziende avranno il loro personale medico. È un allargamento che ci consente di avere anche una minore tensione sugli ospedali. Molto importante in un momento in cui c’è una ripresa della patologia». Usando le fabbriche come sedi, «alleggeriamo anche le strutture ospedaliere. È indubbiamente un grande aiuto per il sistema sanitario regionale. Il tutto sarò fatto rispettando le categorie e le priorità delineate dal piano nazionale».

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