Imposte

La web tax slitta al 16 maggio mentre la platea per i ristori va verso l’estensione

Il Mef comunica lo slittamento anche della dichiarazione per l’imposta digitale al 30 giugno

di Marco Mobili e Gianni Trovati

Il decreto intitolato ai «Sostegni» arricchisce il suo capitolo fiscale, con un nuovo rinvio per la Web Tax che sposta al 16 maggio il pagamento e al 30 giugno la dichiarazione. Ma il provvedimento rallenta il proprio cammino verso il consiglio dei ministri, appesantito dalle tante incognite ancora da risolvere sulle misure di aiuto per imprese e partite Iva oltre che sulle sanatorie chieste dalla politica. Da definire, poi, l’impianto per i nuovi interventi per la liquidità delle imprese medio-grandi. Non se ne parlerà prima di lunedì.

La nuova proroga della tassa digitale è stata ufficializzata martedì 9 marzo da un comunicato del Mef (si veda l’articolo), che ha voluto giocare d’anticipo senza arrivare a ridosso della scadenza come accaduto per la pace fiscale (che slitterà al 30 luglio per le rate 2020 e al 30 novembre per quelle del 2021). Restano in campo invece le incognite sui pagamenti del Preu, a carico delle sale gioco e dei concessionari bloccati da un anno di pandemia.

Ma è il cuore del provvedimento, quello che deve offrire il nuovo giro di aiuti alle attività economiche, a concentrare i problemi più complessi. Il governo lavora a un ampliamento della platea dei nuovi aiuti, che potrebbe allargarsi alle attività con fatturato 2019 fino a 10 milioni di euro abbandonando la vecchia soglia dei 5 milioni. L’aumento del limite aprirebbe le porte dei nuovi ristori a circa 30mila soggetti, accanto ai 2,7 milioni di partite Iva già interessate dalla prima versione limitata a cinque milioni, a cui sarebbe riservato un bonus fino a 150mila euro.

Ma anche questo elemento aiuta a complicare la ricerca della quadra sulla gestione dei costi dell’intervento, moltiplicati dalla scelta di abbandonare la griglia dei codici Ateco che aveva escluso troppi operatori economici dai ristori di fine 2020.

I 10 miliardi a disposizione sono molti ma finiscono in fretta. E alimentano le tensioni sulla definizione dei criteri di calcolo per i nuovi aiuti. L’ultima versione prende a riferimento l’intero 2020 a confronto con il 2019. Ma per calcolare l’assegno (o il credito d’imposta) il parametro guarda alla media mensile moltiplicata per due: offrendo quindi un aiuto effettivo misurato su un bimestre di perdite.

Le frizioni nella maggioranza proseguono poi sullo stralcio delle vecchie cartelle pre 2015, che Lega, Fi ed M5S puntano a generalizzare (sotto i 5mila euro) mentre Pd e Leu chiedono di riservare ai crediti davvero inesigibili. A rilanciare l’esigenza di nuove forme di definizione agevolata interviene poi la viceministra all’Economia Laura Castelli, che spinge per una nuova edizione di rottamazione e saldo e stralcio con l’obiettivo di liberare le imprese dal «debito fiscale»; in uno sforzo parallelo a quello da mettere in campo sul debito finanziario.

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