È giusto che l’acqua, diritto umano universale, fabbrichi miliardari?

scritto da il 09 Marzo 2021

L’autrice di questo post è Maria Elena Viggiano. Giornalista, segue progetti di internazionalizzazione per le Pmi e di innovazione –

Il nome Zhong Shanshan è poco noto eppure secondo Forbes è il secondo uomo più ricco della Cina dopo il numero uno del colosso tech Tencent, Ma Huateng, ed il diciassettesimo nel mondo. Con un patrimonio netto di 61,9 miliardi di dollari ha superato nella classifica cinese Jack Ma, fondatore del colosso del commercio online Alibaba, e fino a qualche settimana fa in quella asiatica perfino Mukesh Ambani, imprenditore indiano e maggior azionista del gruppo petrolchimico Reliance Industries Limited.

Ma chi è Zhong Shanshan? Nel 1996 ha fondato nello Zhejiang la Nongfu Spring, diventando in poco tempo il più grande produttore cinese di acqua in bottiglia e uno dei primi produttori di tè e di succhi. Dal 2019 Nongfu Spring è entrata nel mercato del caffè, bevanda che sta registrando in Cina una crescita nei consumi, e l’8 settembre 2020 si è quotata alla Borsa di Hong Kong raccogliendo un miliardo di dollari con l’Ipo, l’offerta pubblica iniziale. Si è dimostrata vincente anche la strategia di Zhong Shanshan che, per diversificare, ha inserito nel gruppo Yangshengtang, il gigante farmaceutico cinese Beijing Wantai Biological Pharmacy Enterprise, uno dei principali produttori di diagnostica per malattie infettive che ha distribuito in Cina i test sierologici e sperimentato un vaccino spray nasale anti-Covid.

Al di là del patrimonio di Zhong Shanshan, questa vicenda pone l’attenzione sugli effetti della pandemia che ha travolto il mondo. Se da una parte è evidente che abbia accelerato i processi già in corso soprattutto nel digitale, dall’altra ha posto l’attenzione su tematiche ormai date per scontate nelle agende politiche dei paesi: la salute e l’ambiente. All’improvviso ci siamo ricordati che le risorse della natura non sono infinite e che la salute delle popolazioni passa anche dal rapporto con l’ambiente. Prendendo come esempio l’acqua, la Cina ha conosciuto una rapida crescita economica ma questo sviluppo ha avuto conseguenze dirette sull’ambiente. Inquinamento, terre contaminate, desertificazioni, aree inabitabili, risorse idriche inefficienti sono solo alcuni dei problemi che affliggono il paese. La Cina ha il 6,5% delle risorse idriche con cui deve provvedere al fabbisogno di un quinto della popolazione mondiale. Da qui la scarsità dell’acqua è diventato un problema prioritario da risolvere e riguarda la sopravvivenza del paese: entro il 2050 la mancanza di acqua potrebbe raggiungere i 400 miliardi di metri cubi.

I costi della scarsità di acqua e dell’inquinamento sono alti. Circa 300 milioni di cinesi che vivono nelle zone rurali non hanno accesso all’acqua potabile, la Banca Mondiale ha calcolato che i costi della mancanza di acqua legati all’inquinamento è pari all’1% del Pil del paese mentre l’impatto economico delle malattie che ne conseguono è dell’1,9%. E mentre una parte della popolazione continua ad ammalarsi e morire a causa dell’inquinamento idrico, la crescente classe media ha iniziato a porre maggiore attenzione alla salute e al benessere personale, anche sull’esempio dello stile di vita occidentale, e a comprare acqua imbottigliata. Ciò ha favorito una accelerazione nei consumi, dal 2010 al 2015 il numero di bottiglie vendute è passato da 19 miliardi a 37 miliardi di litri, evidenziando il grande potenziale del mercato dell’acqua.

Plastic bottles of water isolated on background

Ma non è un problema solo della Cina. Secondo i dati dell’ONU, circa 1,2 miliardi di persone a livello mondiale vivono in zone dove la carenza di risorse idriche è molto alta, 3 persone su 10 non hanno accesso a servizi igienici di base e 2,3 persone su 10 utilizzano fonti di acqua potabile contaminate. Intanto le riserve di acqua dolce sono diminuite del 20% mentre l’utilizzo per l’agricoltura ne richiede una quantità maggiore per produrre di più. Il rischio idrico è mondiale eppure non c’è abbastanza attenzione al tema nonostante le conseguenze abbiano un grande impatto economico e sociale. La mancanza di acqua mette a rischio la produzione ed il consumo di cibo, causa l’instabilità finanziaria, inasprisce i conflitti e i fenomeni migratori.
Per questo tra i vari traguardi da raggiungere entro il 2030, si trova l’accesso universale ed equo all’acqua potabile e ad impianti igienico-sanitari adeguati. E mentre una parte del mondo si batte per questi diritti, l’acqua è stata quotata in Borsa. Cme Group ha lanciato il primo future collegato ai prezzi dei diritti sull’acqua in California, un mercato che vale 1,1 miliardi di dollari. Una strada che espone uno dei beni più preziosi al mondo alla speculazione finanziaria, al pari dell’oro e del petrolio, con il rischio di emarginare territori e popolazioni e che apre il dibattito sulla necessità di salvaguardarla come stabilito dalle Nazioni Unite nel 2010 tra “i diritti umani universali e fondamentali”.

Twitter @mariaelenaviggi