Milano

8 marzo: il dito laccato di rosa non turba solo il patriarcato

Love Assai, la rivisitazione di Tresoldi dell'opera di Cattelan fa sorgere una serie di questioni di natura politica e giuridica su cui vale la pena di riflettere

di Giuditta Giardini

4' di lettura

Nei giorni passati la foto dell'unghia rosa sulla scultura «L.O.V.E.», il dito medio di Maurizio Cattelan, posta al centro di piazza Affari, di fronte a Palazzo Mezzanotte, sede della Borsa milanese, ha fatto il giro dei social network. Si tratta di una rivisitazione di Ivan Tresoldi, poeta ed artista di strada milanese, ribattezzata “Love Assai”. Nelle rivendicazioni di Tresoldi, il gesto è definito un atto di protesta contro uno storytelling della pandemia esclusivamente maschile. Secondo l'artista: “le donne dovrebbero avere più spazio in tutti i luoghi dove le decisioni sono prese”, parole che ricordano quelle della scomparsa Ruth Ginsburg, giudice della Corte suprema americana. Tresoldi ha dedicato il suo innesto creativo alla lotta femminista e a Non Una Di Meno , movimento politico transfemminista, antisessista, antirazzista e antifascista. Questa mossa, ricorda l'istallazione, nella notte precedente la Giornata Internazionale delle Donne, di «Fearless Girl» di Kristen Visbal, la ragazza impavida, davanti al «Charging Bull» di Arturo Di Modica, dal 1989 emblema di Wall Street, e poi rimossa su richiesta dell'autore del toro. «Love Assai» e le dichiarazioni di Ivan Tresoldi fanno sorgere una serie di questioni di natura politica e giuridica su cui vale la pena di riflettere.

«Fearless Girl» di Kristen Visbal davanti al NY Stock Exchange (2020)

A chi spetta la denuncia

Un esponente del “partito degli oppressori” può parlare a nome delle vittime? Questa domanda che per qualcuno può sembrare un'esagerazione, in realtà è un ottimo spunto di riflessione per raggiungere una posizione condivisa. Negli Stati Uniti, dove per alcuni temi si è avanti anni luce, si è già a lungo parlato se un o una esponente della classe, categoria, partito che opprime, può farsi portavoce delle oppresse e degli oppressi. Nel nostro caso, posto l'intento positivo, un uomo può parlare per le donne o le donne possono parlare per loro stesse? Per fare qualche esempio di come il pensiero si è evoluto, nel 2002, Norman L. Kleeblatt, curatore del Jewish Museum di New York, ha giustificato la scelta di esporre l'opera di Zbigniew Libera, “Lego Concentration Camp Set” costituita da sette scatole di Lego che mostrano foto di campi di concentramento sostenendo in primis di avere lui stesso origini ebraiche e, in secondo luogo, che solo un museo delle vittime dell'olocausto potesse esporre questo genere di opere che altrove sarebbero percepite come offensive. Anni dopo, il 17 marzo 2017, la tendenza si è invertita quando all'inaugurazione della Biennale del Whitney Museum di New York, un gruppo di manifestanti neri ha protestato davanti all'opera dell'artista bianca Dana Schutz, sostenendo che una donna bianca non potesse farsi portavoce del “dramma nero”? L'opera in questione era un olio del 2016, “Open Casket” (poi acquistato dal museo) che riproduce una foto datata 1955 del volto sfigurato del sedicenne Emmett Till rapito e linciato per aver flirtato con una ragazza bianca, riposto nella sua bara, lasciata volutamente aperta dalla madre (“let the world see what I have seen”) (da Petzel, New York con quotazioni tra 70.000-450.000 $).

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«LOVE» vestito con il fiocco rosa per la lotta contro i tumori al seno (2015).

Nonostante le proteste, il museo ha lasciato l'opera affissa al chiodo. Questa logica oppressore-vittima si applica anche al gesto di Tresoldi. Qualcuno potrebbe ritenere, sbagliando secondo chi scrive, che un uomo, in quanto tale, non possa partecipare alla lotta femminista, dovendo lasciare spazio alle colleghe artiste. Altri potrebbero vedere nella rivisitazione dell'artista milanese un tentativo di cavalcare il momentum che la lotta femminista sta avendo in queste giornate, specialmente l'8 marzo. Infine, la scelta dello stesso colore rosa, che cerca di abbracciare tutto l'universo femminile diventando rappresentativo di un genere, è discutibile, opinione peraltro condivisa anche da Michela Murgia in un paragrafo del suo recente libro «Stai Zitta». Al di là di tutte le speculazioni, il gesto di Tresoldi, se scaturito da un attivismo serio e una militanza tra le file femministe, deve essere apprezzato, è il famoso #HeForShe dell'ONU, è la via verso il cambiamento.

“Lego Concentration Camp Set” di Zbigniew Libera

Tra diritto e diritti

E i diritti morali di Maurizio Cattelan? Tresoldi, parlando della sua aggiunta all'opera del collega Cattelan, precisa che l'unghia è stata colorata con una vernice ad acqua, come a rimarcare la temporaneità della performance che verrà lavata via nell'arco di poco tempo. Questo dato ha certamente rassicurato i legali di Cattelan, quelli del Comune di Milano e gli esperti di diritto d'autore, ma per quale ragione? Nell'episodio speculare del «Charging Bull» newyorkese, l'autore del toro, Di Modica, aveva citato in giudizio l'artista di «Fearless Girl», Kristen Visbal, e l'associazione committente, State Street Global Advisors , per danni derivati dalla violazione dei cosiddetti VARA-rights, ossia i diritti morali dell'artista, introdotti nel diritto federale statunitense attraverso il Visual Artist Rights Act del 1990.

“Open Casket” di Dana Schutz

Di Modica lamentava che l'opera di Visbal compromettesse il significato del suo toro, che non era un simbolo del patriarcato come finiva per essere interpretato, ma un augurio e insieme un incoraggiamento all'economia rampante americana. Il risultato è stato il ricollocamento della statua della ragazzina davanti al NY Stock Exchange, benché essa fosse site-specific (sic!). Anche nel caso di Tresoldi, oltre al reato di imbrattamento, la rivisitazione è una violazione dei diritti morali di Maurizio Cattelan che, ad oggi, non sembra avere permesso la tintura dell'unghia del suo Dito, ma nemmeno si è mosso per condannarla. Inoltre, anche nel 2015, il dito di Cattelan era stato vestito di rosa per la lotta contro i tumori al seno. Che quel Dito stia diventando il nuovo Pasquino d'Italia?

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