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Corte Ue: la pandemia non ha fermato l'attività giurisdizionale

Il Presidente Koen Lenaerts, «i piani di crisi hanno consentito di garantire il funzionamento degli organi giurisdizionali e la continuità dell'attività».

Nel 2020 la Corte di giustizia dell'Unione europea è riuscita a mantenere un livello di attività elevato in un contesto caratterizzato dal lavoro a domicilio e dai limiti agli spostamenti che hanno comportato l'impossibilità di tenere udienze tra il 16 marzo e il 25 maggio 2020. E quanto si legge in una nota ufficiale.

Come sottolinea il Presidente della Corte, Koen Lenaerts, «i piani di crisi predisposti dall'inizio del confinamento, in stretta collaborazione con i gabinetti e gli uffici dell'istituzione, hanno consentito di garantire il funzionamento più normale possibile degli organi giurisdizionali e la continuità dell'attività al servizio della giustizia europea».

L'Istituzione ha concepito un sistema specifico di videoconferenza che consente l'interpretazione simultanea da e verso le 24 lingue ufficiali. Nel 2020, 40 udienze sono state quindi organizzate in videoconferenza dinanzi alla Corte di giustizia e 37 dinanzi al Tribunale.

Le misure di confinamento e le restrizioni hanno tuttavia avuto un impatto in termini di minor numero di cause promosse: 1.582 sono state le cause in totale erano, 1.905 l'anno precedente, ma soltanto 1.683 nel 2018 e 1.656 nel 2017. Sono diminuite dell'11% anche le cause definite: 1.540, erano 1.739 nel 2019, ma il livello di attività è rimasto simile a quello del 2017 (1.594) e addirittura superiore a quello del 2016 (1.459). La durata dei procedimenti raggiunge invece un minimo storico con una media di 15,4 mesi.

Corte di giustizia - Dal punto di vista delle cause promosse (735), come per i due anni precedenti, sono sostanzialmente le domande di pronuncia pregiudiziale a costituire la parte più importante delle nuove cause, dato che queste sono 556 (contro le 641 del 2019). La Germania rimane lo Stato membro che invia il maggior numero di rinvii pregiudiziali (139 cause) davanti all'Austria (50), all'Italia (44) e alla Polonia (41). Dal punto di vista delle cause definite, il loro numero, pari a 792, è eccezionale pur essendo inferiore alla cifra record del 2019 (865), dal momento che, nonostante i limiti connessi alla pandemia, è nettamente superiore a quello del 2018 (760) e del 2017 (699). Il numero di cause pendenti è peraltro molto diminuito, essendo pari a 1.045 alla fine del 2020 contro 1.102 alla fine del 2019.

Tribunale – Si è registrata una diminuzione del numero di cause promosse nel 2020, essendo queste pari a 847 contro le 939 del 2019. Il numero di cause relative ai diritti di proprietà intellettuale resta il più elevato (282) e la maggior parte delle rimanenti cause rientra nell'ambito dell'applicazione dello Statuto dei funzionari (120), del diritto istituzionale (65) e degli aiuti di Stato (42). In termini di cause definite (748), 237 riguardano la proprietà intellettuale, 127 cause riguardano il diritto istituzionale e 79 la funzione pubblica europea. Da sottolineare che il numero di cause giudicate da sezioni a cinque giudici è quasi raddoppiato tra il 2019 e il 2020 (59 contro 111), circostanza che contribuisce a una giustizia di qualità e a una maggiore autorevolezza delle sentenze pronunciate da tale organo giurisdizionale.

La durata media del grado di giudizio ha continuato a ridursi per raggiungere una durata record di 15,4 mesi per tutte le categorie di cause. Il numero di cause discusse nel 2020 ha raggiunto il numero di 335 (di cui 275 tra maggio e dicembre 2020) contro le 315 del 2019, nonostante diverse settimane di sospensione delle udienze.

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