5 marzo 2021 - 07:11

Ferrari 2021, come sarà la SF21 che si svela il 10 marzo: motore e scivoli rifatti

I dati di simulazione sono buoni, ma la Mercedes sarà irraggiungibile. L’obiettivo è ritrovare l’80% della potenza della power unit del 2019, interventi su ali, fiancate e scivoli per migliorare l’aerodinamica

di Daniele Sparisci Giorgio Terruzzi

Ferrari 2021, come sarà la SF21 che si svela il 10 marzo: motore e scivoli rifatti
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L’ultima macchina a presentarsi, la più attesa. Con la missione di riconquistare i cuori rossi, spezzati da un anno di sofferenza. Freni tirati dentro alla Ferrari, il lancio tardivo di mercoledì riflette la volontà di non lasciarsi sfuggire pronostici, nemmeno la più vaga previsione. Con la speranza di sorprendere, e non ci vorrà molto a capire: parleranno i 5.412 metri del circuito del Bahrein già venerdì, nel primo giorno di test. Parleranno le quindici curve che il 28 marzo ospiteranno anche la prima gara del Mondiale. La pressione a Maranello è elevatissima. Anche se i dati delle simulazioni sono buoni, il morale è sospeso dietro le quinte. Troppe volte in passato i computer hanno fornito facili illusioni, poi sgretolate dalla verifica dell’asfalto.

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La SF21 raccoglie il massimo degli interventi possibili in un regolamento congelato: deve filare subito perché non potrà essere sviluppata nel corso della stagione, sia a causa delle limitazioni sia per non distogliere uomini e risorse dal progetto successivo, il 2022 della riforma aerodinamica sul quale tutti i team sono già al lavoro. La scommessa rossa si è concentrata su alcune aree specifiche, oggetto di profonda revisione. Il primo è il motore, punto debole del 2020 dopo le direttive tecniche e la transazione segreta con la Federazione che ne avevano imbrigliato la potenza.

Non potendo per regolamento intervenire su disegno e punti di attacco alla scocca, gli ingegneri hanno operato sulla parte interna: sia del V6 turbo che dei componenti ibridi. Sul recupero di cavalli a parità di consumi. Dal banco arrivano numeri incoraggianti, pur sapendo che la base di partenza era bassa rispetto ai rivali, proprio per l’accordo federale, e quindi ampio è il margine di miglioramento. L’obiettivo è ritrovare almeno l’80% della qualità mostrata nel 2019, quando la power unit Ferrari era la migliore (le ultime vittorie, tre, risalgono a quel periodo).

Nell’ultima stagione il motore è sempre finito sul banco degli imputati come il principale responsabile della disfatta. In realtà buona parte degli handicap della precedente monoposto derivavano dalla vettura stessa. Motore sgonfio e aerodinamica inefficace, un connubio devastante. Sulla nuova, non potendo cambiare muso e telaio sempre per i vincoli regolamentari, si è dedicata grande attenzione ad altre parti.

Ali, fiancate, e soprattutto gli «scivoli» (i canali che convogliano l’aria verso il posteriore) erano responsabili di una perdita di prestazione pari al 45%. Sono stati modificati in maniera radicale, con lo scopo di aumentare l’aderenza e assistere la spinta del propulsore anche nei tratti guidati. Per le stesse ragioni i due gettoni di sviluppo a disposizione sono stati spesi per rifare il retrotreno, una strada obbligata, diversa da quella scelta da altre scuderie. A occhio nudo si vedrà poco, ma qui le novità hanno riguardato l’area del cambio e le leve delle sospensioni posteriori. Sono due punti nevralgici, erano critici l’anno scorso, sono stati riprogettati per interagire con gli altri elementi modificati. Per creare un’armonia efficace fra nuovo motore, appendici aerodinamiche e sospensione. Per guadagnare decimi in curva e non soltanto in rettilineo, dove il recupero della velocità massima pare essere stato importante.

C’è tanta curiosità di scoprire le carte, di assistere al primo confronto dell’inedita coppia rossa, Charles Leclerc e Carlos Sainz, in un primo collaudo a Fiorano hanno girato su tempi vicini. Ma c’è anche tanta tensione, per i rischi inevitabili di un progetto dentro al quale passa la fortuna di un intero campionato e anche il futuro di molti uomini nelle posizioni chiave.

Consapevoli dei propri progressi, ma con il dubbio di quanto siano avanzati gli altri. Non la Mercedes data già per irraggiungibile, piuttosto la Red Bull e il gruppone a caccia di un posto sul podio: la McLaren con i motori della Mercedes, l’Aston Martin di Sebastian Vettel, e la Renault dell’altro ex, Fernando Alonso. Il Bahrein con il suo fondo mangia-gomme, con accelerazioni e ripartenze, è un tracciato-verità. Misurerà l’ambizione della squadra di Binotto, ansiosa di recuperare non solo i risultati ma anche l’allegria agonistica che i ferraristi attendono da anni.

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