27 febbraio 2021 - 07:21

Covid, sale l’indice Rt: la stretta in 5 Regioni e l’allarme sui contagi a scuola

Da lunedì 1° marzo Lombardia, Piemonte e Marche in fascia arancione. In zona rossa Basilicata e Molise. Raggiunti ancora i 20 mila casi. La preoccupazione per le varianti

di Leonard Berberi

Covid, sale l'indice Rt: la stretta in  5 Regioni e l'allarme sui contagi a scuola
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La circolazione del coronavirus accelera nel Paese aiutata dalle varianti e da qualche comportamento non proprio virtuoso. L’indice di contagio nazionale (Rt) resta sì identico a quello di una settimana fa, ma nove regioni e una provincia autonoma hanno superato l’1 e gli altri parametri mostrano che non c’è tempo da perdere: lo spettro è quello della terza ondata. È questa la sintesi dell’ultima analisi dei dati del monitoraggio settimanale della cabina di regia tra ministero della Salute e Istituto superiore di sanità. Il report sostiene la «necessità di ulteriori urgenti misure di mitigazione» sia sul territorio nazionale sia, a carattere di contenimento, «nelle aree a maggiore diffusione» per scongiurare un sovraccarico dei servizi sanitari. E così tre regioni da lunedì 1° marzo diventano arancioni (Lombardia, Piemonte, Marche), altre due rosse (Basilicata e, su richiesta del governatore, Molise). Oltre metà Paese si ritroverà così sottoposta a restrizioni, considerando anche quelle locali previste nelle province di Frosinone, Pistoia e Siena e le misure da «arancione scuro» in provincia di Brescia e Bologna.

Le infezioni

Non rassicurano nemmeno i bollettini quotidiani: nei primi cinque giorni di questa settimana i nuovi positivi al coronavirus sono aumentati del 35% rispetto allo stesso arco temporale di quella precedente. Ieri non è stata un’eccezione: altri 20.499 sono entrati nella lista degli infettati (da inizio pandemia diventano 2.888.923) a fronte di 325.404 tamponi — rapidi e molecolari — che portano il tasso complessivo di positività dal 5,6% dell’altro ieri a 6,3%. Altre 253 persone hanno perso la vita nelle ultime ventiquattro ore (portando il totale dal febbraio di un anno fa a 97.227). Sul fronte ospedaliero in terapia intensiva ora ci sono 2.194 pazienti (+26 rispetto a giovedì), mentre salgono a 18.292 quelli ricoverati con sintomi (+35).

Nel territorio

Se si vanno a vedere i dati regionali la Lombardia resta quella con più nuovi positivi giornalieri: 4.557. A trainare il bilancio territoriale al rialzo sono le province di Milano con 1.145 nuovi infetti (di cui 457 nel capoluogo) e Brescia (918). Seguono Emilia-Romagna (+2.575) e Campania (+2.519). Le province di Trento e Bolzano si fanno notare per gli alti tassi di positività al tampone molecolare. Se si vanno a studiare i valori relativi allo screening effettuato sui nuovi soggetti — senza considerare quelli già registrati come infetti — ieri risultava positivo l’81,9% dei tamponi processati nella Provincia autonoma di Trento e il 75,3% di quelli a Bolzano. Per avere un confronto: subito dopo c’è l’Emilia-Romagna con il 32%.

Il monitoraggio

Ieri, come ogni venerdì, la cabina di regia ha presentato il rapporto settimanale sull’evoluzione della pandemia in Italia con i numeri relativi alla settimana 15-21 febbraio. L’indice di contagio medio a livello nazionale è di 0,99, lo stesso valore della scorsa settimana. C’è poco da rallegrarsi. «L’incidenza tende a rimanere elevata perché non si sgonfia il serbatoio di infetti e questo è un problema», ha detto il direttore generale Prevenzione del ministero della Salute, Gianni Rezza, in conferenza stampa. «Con un Rt di quasi 1 la mezza buona notizia è che non cresce l’epidemia», ha aggiunto. «Ma la mezza brutta notizia è che comunque, se l’incidenza è elevata, un Rt di 1 ci dice che un numero di mille casi genera altrettanti casi».

L’invito a tutti

Con 1,51 la Basilicata è la regione con l’Rt più alto nel Paese motivo per cui da lunedì finisce in zona rossa. In molti hanno notato il dato, basso, della Lombardia (0,82), ma casi e focolai risultano in aumento per cui la classificazione complessiva del rischio è «alta», cosa che la porterà in fascia arancione. È fondamentale — viene sottolineato nel monitoraggio — «che la popolazione eviti tutte le occasioni di contatto con persone al di fuori del proprio nucleo abitativo che non siano strettamente necessarie e di rimanere a casa il più possibile». Misure che vanno prese «alla luce dell’aumentata circolazione di alcune varianti virali a maggiore trasmissibilità e del chiaro trend in aumento dell’incidenza sul territorio italiano».

La didattica

Proprio le varianti creano qualche tensione tra regioni e autorità centrale sulle scuole. Diversi governatori hanno dichiarato di voler chiudere le aule e mettere gli studenti in Dad, come hanno fatto Vincenzo De Luca in Campania e Francesco Acquaroli nelle Marche. Ma i ministri Roberto Speranza (Salute) e Mariastella Gelmini (Affari regionali) sottolineano che non si può chiedere la riapertura dei negozi e la chiusura delle scuole. In ogni caso è atteso nei prossimi giorni il parere del Comitato tecnico-scientifico sulla situazione epidemiologica tra i banchi. «La didattica in presenza è una priorità da tutelare se la situazione epidemiologica lo consente — ha detto ieri Rezza —. Se ci sono focolai o varianti la chiusura è una misura che deve essere considerata».

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