Raid Usa in Siria, prima azione ordinata da Biden. Uccisi 17 combattenti pro Iran

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Il Pentagono spiega che l'attacco è stato sferrato dopo aver consultato gli alleati ed è una risposta ai missili in Iraq dello scorso 15 febbraio nel quale ha perso la vita un contractor civile mentre militari statunitensi e di altre forze della coalizione sono rimasti feriti. Sullo sfondo il difficile negoziato tra Washington e Teheran sul nucleare

Gli Stati Uniti bombardano la Siria, nella zona orientale, al confine con l’Iraq, prendendo di mira infrastrutture delle milizie appoggiate dall'Iran. Secondo l'Osservatorio siriano per i diritti umani, sono 17 i combattenti filo iraniani morti nel raid americano. Il Pentagono spiega che il raid, il primo ordinato da Joe Biden e sferrato dopo aver consultato gli alleati, è in risposta all’attacco missilistico in Iraq dello scorso 15 febbraio nel quale ha perso la vita un contractor civile mentre militari statunitensi e di altre forze della coalizione sono rimasti feriti.

Pentagono: "Biden proteggerà personale coalizione americana"

"I raid hanno distrutto diverse strutture al confine, utilizzate da una serie di milizie filo iraniane", precisa il portavoce del Pentagono John Kirby. "Invia un messaggio inequivocabile: il presidente Biden agirà per proteggere il personale della coalizione americana. Allo stesso tempo - rimarca Kirby - abbiamo agito in modo deliberato puntando a calmare la situazione sia nella Siria orientale e sia in Iraq".

ALULA, SAUDI ARABIA - JANUARY 05: (----EDITORIAL USE ONLY - MANDATORY CREDIT - "ROYAL COUNCIL OF SAUDI ARABIA / HANDOUT" - NO MARKETING NO ADVERTISING CAMPAIGNS - DISTRIBUTED AS A SERVICE TO CLIENTS----) Crown Prince of Saudi Arabia Mohammed bin Salman attends the 41st Summit of Gulf Cooperation Council in AlUla, Saudi Arabia on January 05, 2021. (Photo by Royal Council of Saudi Arabia/Anadolu Agency via Getty Images)

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L'attacco del 15 febbraio contro la base Usa

Washington aveva condannato l'attacco dello scorso 15 febbraio contro la base statunitense nella regione del Kurdistan iracheno, ma senza accusare nessuno e affidandosi all'Iraq per l'inchiesta. "Aspettiamo che l'indagine venga completata”, dichiarò Kirby. Lo scorso 15 febbraio i missili erano stati lanciati da un’area a sud di Erbil, vicino al confine con la provincia di Kirkuk. L'attacco è stato rivendicato da un gruppo sciita che si fa chiamare Awliyaa al-Dam, o Guardiani del Sangue. L’Iran nega di avere legami con queste milizie.

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Il difficile negoziato tra Iran e Usa sul nucleare sullo sfondo

Poi la scorsa settimana un missile è stato lanciato nella Zona Verde di Baghdad, che ospita le ambasciate, compresa quella americana. Non ci sono state vittime. La Casa Bianca non ha accusato alcun gruppo specifico ma ha fatto sapere di ritenere l'Iran responsabile delle azioni dei suoi 'delegati'. Molti di questi attacchi, "sono stati portati avanti con armi prodotte o fornite dall'Iran", le ha fatto eco il portavoce del dipartimento di Stato, Ned Price. Teheran sta facendo pressioni su Washington affinché ritorni nell'intesa sul nucleare iraniano del 2015. Biden ha aperto al negoziato. Ma le parti sono ancora lontane.

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Cina chiede rispetto sovranità

Dopo il raid statunitense, la Cina è intervenuta chiedendo il rispetto della sovranità della Siria. Il portavoce del ministero degli Esteri di Pechino, Wang Wenbin, "chiede a tutte le parti interessate di rispettare l'indipendenza e l'integrità territoriale della Siria e di evitare di aggiungere nuove complicazioni alla situazione".

WASHINGTON, DC - FEBRUARY 10: President Joe Biden speaks at the Pentagon February 10, 2021 in Washington, DC. Biden and Harris made their first trip to the Pentagon to deliver remarks and meet the nation's first Black Secretary of Defense Lloyd Austin. (Photo by Alex Brandon - Pool/Getty Images)

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