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MONDO

Divorzio

Pechino, sentenza storica: marito deve pagare i lavori domestici alla moglie

La sentenza è il frutto del nuovo codice civile in vigore nel paese dove secondo un rapporto diffuso dai media lo sviluppo economico e la mobilità della popolazione influenzano un aumento del tasso di divorzi, mentre il tasso di matrimoni è tanto più basso quanto più la provincia presa in considerazione è sviluppata da un punto di vista economico

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Un tribunale di Pechino ha ordinato a un uomo di pagare alla moglie l'equivalente di 7.700 dollari come risarcimento per i lavori domestici fatti durante il loro matrimonio di pochi anni.

La causa di divorzio, storica per la sua portata, è stata decisa in base al nuovo Codice Civile in vigore dallo scorso mese, prevedendo che una persona possa chiedere un indennizzo al partner se è stata quella che si è presa cura in prevalenza dei bambini o dei genitori anziani o ha svolto la maggior parte dei lavori domestici non retribuiti. L'importo, nella causa di divorzio, dovrebbe essere demandato alla negoziazione, ma in caso di nulla di fatto, allora è il tribunale a intervenire.

In questo caso il tribunale, secondo i media locali, ha stabilito che il marito fosse tenuto a pagare alla sua ex moglie la somma di 50.000 yuan per essersi disimpegnato dai doveri di casa con l'aggravante di aver lasciato a lei anche le cure del loro unico figlio, mentre andava al lavoro e "non si curava nè partecipava ad alcun tipo di lavoro", ha riferito la donna alla corte.  

Il rapporto
Inoltre secondo un rapporto diffuso dai media cinesi e realizzato dal gruppo immobiliare Evergrande il tasso di matrimoni in Cina è tanto più basso quanto più la provincia presa in considerazione è sviluppata da un punto di vista economico. Questo risultato pone un ulteriore interrogativo su quanto sia sostenibile l'andamento demografico della Cina per la sua tenuta sociale in un contesto di crescita economica. 

"Dal 2013 il tasso di matrimoni nella maggior parte della Cina ha visto una decrescita caratterizzata da disparità regionali e una correlazione negativa con il Pil. La mobilità della popolazione anche ha un'influenza", segnala il rapporto. Sono in particolare le regioni costiere orientali, che sono anche più sviluppate, a vedere un calo più marcato dei matrimoni, rispetto a quelle meno sviluppate, segnala il rapporto firmato da Ren Zeping, capo economista di Evergrande. Nel 2019, Shanghai, Zhejiang, Shandong, Guangdong, Fujian e Tianjin, che sono le metropoli e province con le più ampie economie del paese, hanno registrato i tassi di matrimonio più bassi della Cina. Shanghai, Zhejiang e Shandong rispettivamente hanno registrato tassi di matrimoni del 4,1, del 5 e del 5,3 per cento rispettivamente: in fondo alla classifica cinese. 

A Pechino il tasso di matrimoni è del 6 per cento, ottavo posto guardando dal basso, mentre la media nazionale è del 6,6 per cento. Sono invece le aree meno sviluppate del paese - a partire da Guizhou, Qinghai e la Regione autonoma Hui di Ningxia - che hanno i tassi di matrimonio più elevati: 9,9, 9,6 e 8,8 per cento. 

"Lo sviluppo economico e la mobilità della popolazione influenzano anche il tasso di divorzi. Una regione con uno sviluppo economico più debole e con una grave fuoriuscita di popolazione, usualmente vede più alti tassi di divorzio, perché le relazioni a lunga distanza a lungo termine hanno un impatto avverso", spiega il rapporto. I dati diffusi dal Ministero della pubblica sicurezza cinese l'8 febbraio hanno segnalto che i nuovi nati ufficialmente registrati in Cina nel 2020 sono stati 10,03 milioni, con un calo del 15 per cento rispetto al 2019.