I contiani in Parlamento ci stanno lavorando da giorni, già questa settimana - spiega una fonte parlamentare M5s - potrebbero arrivare delle novità. L'ex presidente del Consiglio dovrebbe avere presto un ruolo nel Movimento, avrebbe dato l'ok ma la necessità è quella di trovare un'ampia convergenza per evitare che si registrino nuove spaccature.

La prospettiva a cui lavorano i contiani è quella di un'alleanza strutturale con il Pd e con Leu. Ma si cercherà anche la sponda di Forza Italia nelle varie partite che si giocheranno nelle Commissioni parlamentari. Pure per questo motivo è nato l'intergruppo al Senato, anche se poi il partito dem ha frenato. In questa logica si punta sulla figura del giurista pugliese che venerdì terrà una lezione in video collegamento con la sua ex università ma che presto potrebbe tornare nell'agone politico. Il fatto è, tuttavia, che il Movimento ha già dato vita ad una svolta, ratificata dal voto su 'Rousseau' nei giorni scorsi. Ci sarà una 'governance' a 5 ed e' difficile che ci possa essere uno stop, molto più probabile che si rimodellera' il processo della nuova struttura di comando per permettere il ritorno in campo dell'ex presidente del Consiglio. Un'ipotesi del genere avrebbe la funzione di portare nel Movimento 5 stelle anche una 'pax' interna, con la possibilità di recuperare persino alcuni no sofferti che ci sono stati sul voto di fiducia all'esecutivo Draghi. Non si esclude, infatti, che si possano differenziare le posizioni tra chi - questa la tesi - ha nuociuto all'immagine del Movimento e chi, invece, si è messo di traverso senza la volontà di creare danni. Ma uno scenario simile sarebbe possibile solo se chi ha votato no all'ex numero uno della Bce torni indietro sui suoi passi, certifichi insomma un cambio di passo. 

Al momento i senatori che hanno votato contro Draghi hanno ricevuto una semplice lettera con il foglio di via dal gruppo (non così chi non ha partecipato al voto). E in tanti si stanno organizzando per vie legali. Anche il processo della costituzione di un nuovo gruppo a palazzo Madama e' stato congelato, perche' con un passaggio di questo genere chi ricorre avrebbe meno chances di spuntarla. Si costituirà, invece, una componente (al momento composta da 6 senatori) di 'Alternativa c'è, sulla scia di quanto accaduto a Montecitorio. Ma la strada del Movimento è ormai imboccata, è una linea 'governista' ribadita anche dal ministro degli Esteri Di Maio.

«Sarà importante - dice una fonte parlamentare - il programma dei 100 giorni di Draghi per capire se i nostri temi saranno accolti». In questo processo la figura di Conte viene ritenuta importante per riportare compattezza interna e l'ex premier avrebbe sciolto la riserva anche dopo i contatti con il fondatore M5s Grillo.

Conte dovrebbe anche partecipare a metà marzo ad un'iniziativa organizzata dal Maie sull'Europa. Iniziativa alla quale parteciperà anche l'economista tedesco Daniel Gross e che servirà per sottolineare la funzione avuta dall'ex presidente del Consiglio nella partita sul 'Recovery'. Non è un caso che il vice presidente del Parlamento europeo, Fabio Massimo Castaldo, in un'intervista al Fatto Quotidiano abbia proposto un gruppo in comune con il Pd in Europa.

Una prospettiva che, però, non convince altri parlamentari pentastellati che, invece, ritengono necessario portare avanti una linea del no all'alleanza a tutti i costi. Anche nel fronte dem l'idea non trova un consenso unanime perche' - questo il 'refrain' dei socialisti europei - non convince fino in fondo la 'conversione' europeista dei pentastellati. Per permettere a Conte di vestire i panni del capo politico (l'alternativa e' quella della funzione di presidente) occorrerà comunque rivedere ancora lo statuto e magari passare pure attraverso un voto sulla piattaforma 'Rousseau'. Tutti passaggi che i contiani vorrebbero che venissero fatti in tempi brevi. L'obiettivo è rilanciare il Movimento. Si aspetterà la partita sui sottosegretari e poi - dice un altro 'big' M5s - partirà l'operazione. «Chi vuole Conte capo del Movimento ha contribuito alla sua fine», attacca Massimo Bugani, a capo dello staff di Virginia Raggi, sindaca di Roma, e molto vicino a Di Battista. 

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