Dopo 7 mesi e tre interventi chirurgici Marc Marquez è potuto risalire sulla sua Honda, ma solo per posare per le foto per la presentazione del team Repsol. Rivederlo di nuovo in tuta, al fianco del nuovo compagno di squadra Pol Espargaró, è già comunque una piacevole novità. Così come vederlo parlare con ottimismo della nuova stagione che lo aspetta, anche se non sa ancora quando inizierà per lui. L’unica certezza, al momento, è che la prossima settimana non sarà in Qatar per i primi test dell’anno. «Posso scordarmeli – ha sorriso -. A decidere quando potrò tornare a guidare saranno i medici. Ho una visita di controllo a metà marzo, in quel momento potranno valutare come sta procedendo il consolidamento dell’osso e dirmi quando sarò in grado di guidare».

Il calvario di Marc era iniziato a luglio dello scorso anno, quando di era fratturato l’omero del braccio destro nella gara inaugurale a Jerez. Operato, dopo una manciata di giorni aveva provato a tornare in sella, si era dovuto arrendere dopo qualche giro, ma quello sforzo aveva compromesso la piastra che avrebbe dovuto accelerare la guarigione dell’osso. Qualche giorno dopo, aveva ceduto completamente, mentre Marquez apriva una portafinestra in casa. Di nuovo si erano aperte le porte della sala operatoria per lui, ma qualcosa non funzionava. «Tra settembre e ottobre ho vissuto il momento più difficile – ha raccontato -. Non avvertivo miglioramenti, ma i medici dicevano che dovevo avere pazienza. Avevo un’infezione, ma talmente leggera che le analisi non la rilevavano». E l’osso non si calcificava. Così a dicembre, si è dovuto sottoporre a un altro intervento.

«Da lì sono diventato più ottimista, ma non ho mai pensato di non potere più correre» ha sottolineato. Semmai il pensiero fisso era su quando sarebbe tornato, consapevole che questa volta non bisognerà avere fretta. «So che abbiamo sbagliato, ho imparato la lezione – ha continuato -. È stato un errore e lo abbiamo fatto tutti insieme. La decisione finale è stata mia, ma quando i medici ti dicono che puoi correre allora ci provi, sapete come siamo fatti noi piloti». Soprattutto quelli del calibro di Marc, per cui l’impossibile non sembra esistere e spostare ogni giorno il proprio limite la routine.

L’infortunio gli ha insegnato che a volte la calma è una preziosa alleata, ma questo non significa che Marquez da ora in poi giocherà in difesa. «Quando sali su una MotoGp devi accettare di prendere dei rischi – ha chiarito -. Ho chiesto ai dottori di darmi il loro OK quando il braccio potrà sopportare un’altra caduta. Io voglio tornare a essere il Marc Marquez di una volta, ma prima di tutto dovrò salire in moto, poi divertirmi e infine essere veloce. È un processo che dovrò seguire. Ora la priorità è guarire, ritrovare una forma accettabile per guidare una MotoGp, perché ci sono muscoli che non alleno da luglio, poi si vedrà».

Tutti gli avversari lo aspettano, per ricominciare a confrontarsi con quello che è stato il dittatore degli ultimi anni. Addirittura c’è chi lo dà a prescindere come favorito. «Fa piacere, ma non è quella la mia guerra. Io devo pensare solo a tornare».

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