Di lotta o di governo? Il bivio davanti a Salvini

risponde Luciano Fontana

(Solinas)
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Caro direttore,
la Lega sembra aver imparato dal Partito comunista, che si definiva partito di lotta e di governo. Già prima che Draghi abbia ottenuto la fiducia, la Lega non rinuncia a contestare il governo di cui fa parte. Capiamo che Matteo Salvini tema la concorrenza di Giorgia Meloni, rimasta fuori dal governo, ma l’interesse degli italiani (copyright Salvini) richiederebbe un po’ più di coerenza.
Gianfranco Orta

Caro signor Orta,
Non so se qualche vignettista dedicherà a Salvini un ritratto satirico come quelli che Giorgio Forattini disegnò per Enrico Berlinguer e il suo Partito comunista «di lotta e di governo» ai tempi della solidarietà nazionale. Le circostanze sono diverse e i personaggi in gioco difficilmente paragonabili. Per restare al leader leghista un punto è certamente chiaro: se avesse dovuto scegliere da solo probabilmente non avrebbe dato la sua adesione al governo Draghi. Per storia, carattere, passione comunicativa è uomo di movimento, di lotta, di continua eccitazione dei suoi elettori. Anche quando è stato ministro dell’Interno le sue giornate erano scandite da post sui social e bagni di folla nelle piazze. Il sì alla maggioranza di unità nazionale ha le sue motivazioni nella spinta che è arrivata dalla Lega del Nord e dalla parte del partito preoccupata dell’isolamento internazionale.
La svolta può dunque essere stata forzata e avremo probabilmente tanti episodi in cui Salvini scarterà verso la sua dimensione preferita: quella della lotta e dell’opposizione.
Credo però, al di là della verifica sulla sincerità della scelta (solo i fatti dei prossimi mesi ci diranno la verità), che il passaggio deciso da Salvini e dal suo partito sia importante. Se da tutto questo può nascere una destra moderata ed europea, se l’ideologia sovranista (per me illusoria) fa un altro passo indietro, se la parte produttiva del Paese che si riconosce nella Lega è determinante nella linea del partito, penso assisteremo a qualcosa di positivo per la politica e per l’Italia.

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