20 febbraio 2021 - 22:30

Antonio Di Pietro tentato dal ritorno in politica. La nipote: «Se glielo sanno chiedere...»

A Montenero di Bisaccia, il regno dell’ex pm di Mani Pulite, si discute dell’idea di un impegno con i ribelli M5S capitanati da Di Battista

di Fulvio Fiano

Antonio Di Pietro tentato dal ritorno in politica. La nipote: «Se glielo sanno chiedere...»
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Montenero di Bisaccia - Le strade che portano a Montenero di Bisaccia, regno di Antonio Di Pietro, sono tutte disastrate. Una frana, una deviazione, un percorso accidentato per il manto stradale saltato. A voler cercare delle metafore, nessuna di queste sarebbe di buon auspicio per chi puntasse a raggiungerlo per coinvolgerlo di nuovo in politica, tentazione dei 5 Stelle «ribelli». Dietro la cancellata della sua masseria lungo la strada per Palata, in questo dedalo di mezze colline dalle curve tutte uguali, un setter bianco e nero scondinzola, non abbaia agli estranei.

E questo, restando ai segnali da cogliere, andrebbe nella direzione di una riapertura alla vita pubblica. Porte e finestre sono serrate, la siepe curata, un furgone di quelli scoperti sul retro è parcheggiato all’interno, lavato da poco. «L’ultima volta l’ho visto venerdì», dice un uomo dalle campagne circostanti. «Se torna in politica?». Fa spallucce e se ne va. Tutti sanno dove abita l’ex magistrato e progenitore dei populismi italiani. Lui al telefono non risponde e agli sms si limita a dire «Non sono in Molise».

Arriva intanto sua nipote Valentina Bozzelli, 54 anni, avvocato dell’Adusbef, consigliera comunale in una lista civica e «promotrice di Italia dei valori in Molise». Com’è l’umore del volto simbolo di Mani pulite? «Lo tirano per la giacchetta — racconta lei — gli chiedono di farsi avanti, ma lui dice “ho finito, ho finito”». Ma la figlia della sorella Concettina sa che «mio zio è bionico, è sempre in movimento e se uno glielo sapesse chiedere...». Di Pietro è a Bergamo, città della moglie, con la famiglia. Una settimana al mese torna in paese per curare i 3.000 olivi, i vigneti e seguire le sue cause da avvocato per le quali ha adibito a studio un terrazzo verandato della masseria che domina la valle. «Ha dei faldoni enormi — assicura la nipote, occhi e naso che anche da dietro la mascherina non nascondono la parentela —. Non è uomo da stare fermo, voleva ritirarsi in campagna ma poi non ce l’ha fatta. Segue per quanto può la terra, guida ancora il trattorino e adesso sta mettendo la rete elettrificata per i cinghiali».

E la politica? «Lo vedo che dentro sta male quando nota tanti incompetenti, è fatto così. L’eredita di quanto fatto, Idv non vorrebbe lasciarla andare anche se mio zio ha fatto bene a lasciare il simbolo a Ignazio Messina per non finire in certe beghe. Dice che Di Battista potrebbe funzionare?». I cani tornano dalle loro corse nei prati, infangati e contenti. La nipote dell’uomo che aveva in mano gli umori dell’Italia gli manda un messaggio per convincerlo a rilasciare qualche commento, invano. «Lo devo convincere a prendere delle galline, se tornerà le faccio assaggiare il nostro olio».

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