Sessuologia alimentare, che cos'è il nuovo ambito di ricerca che indaga gli «appetiti»

Cibo e sesso sono strettamente collegati, ma non come si tende comunemente a credere. Per esempio: quanti sanno che il deficit d’erezione prevale negli uomini con sindrome metabolica o ipercolesterolemia? E che le disfunzioni sessuali sono più diffuse nelle donne con sindrome metabolica?
Sessuologia alimentare che cos'è il nuovo ambito di ricerca che indaga gli «appetiti»

Da qualche tempo, nel mondo dell'eros, gira un nuovo termine che indica un ambito di ricerca emergente: la sessuologia alimentare. Il pensiero corre inevitabilmente alle leggende urbane sui cibi afrodisiaci, che in teoria dovrebbero aumentare l’eccitazione di chi li mangia o migliorare le loro prestazioni amatorie. Spoiler: in realtà gli afrodisiaci non esistono. O meglio: alcune sostanze potrebbero effettivamente avere qualche influenza sulla neurobiologia… ma bisognerebbe ingoiarne quantitativi davvero ingenti, altrimenti hanno solo un effetto placebo. La sessuologia alimentare si occupa in effetti di tutt’altro, e il modo migliore per saperne di più è parlarne con chi la studia da anni, come Mara Romandini, avvocato, consulente ed esperta in Educazione Sessuale, per cui questa disciplina è un elemento di un approccio olistico al piacere.

Comè nato l'interesse per questo ambito di indagine?«Sono arrivata alla sessuologia partendo dal lavoro di avvocato: credo nella difesa di tutti i diritti compreso quello fondamentale al benessere, che passa anche dal cibo. Mi sono specializzata così in temi socio-sanitari e sono diventata una food lawyer, dopodiché ho fatto studi di psicologia, biologia, neuroscienze, coaching, mindfulness… e sono divenuta una consulente in sessuologia. Soprattutto in Italia è un campo poco innovativo, in cui ho creato un terremoto sviluppando nuove specializzazioni: la promozione del benessere in adolescenza, la sessuologia giuridica e naturalmente la sessuologia alimentare. Il concetto di fondo è che per tutelare i diritti bisogna conoscerli in ogni loro aspetto, pertanto è importante informare, formare e divulgare».

Chi ci legge si starà chiedendo: cosa c'entra l'alimentazione con il sesso?«La sessuologia alimentare è lo studio organico e integrato delle possibili interazioni tra comportamenti sessuali e comportamenti alimentari. Il collegamento tra cibo e sesso è per quasi tutti immediato, istintivo, direi anche ancestrale. Pensate alla cena romantica come preludio di passione, o alla preparazione di piatti invitanti e stimolanti. Quel che invece lascia un po’ spiazzati anche gli addetti ai lavori è vedere questo binomio in un’ottica scientifica.  Sta di fatto che cibo e sesso sono i bisogni fondamentali per la sopravvivenza; senza cibo non possiamo vivere e senza sesso non possiamo riprodurci. Ma ancora più importante è che cibo e sesso ci danno piacere. Non è un peccato, una colpa o una perversione, ma un meccanismo biologico naturale per tutti, non un optional. Ma come mai due cose fatte per darci piacere possono causare disagi e dispiaceri? I problemi legati all’alimentazione e alla sessualità, anche se poco discussi, hanno le dimensioni di epidemie e sono molto legati al nostro stile di vita. Il rapporto che abbiamo con cibo e sesso è un rapporto con il nostro corpo, le nostre relazioni personali, il nostro modo di guardare il mondo, ed è sempre più dettato dalle nostre emozioni e dal nostro sentire. Facciamo entrambe le cose non solo per necessità, ma per trovare un modo di vivere e sopravvivere: nel cibo e nel sesso riversiamo tristezza, rabbia, insoddisfazione, dolori. Si parla di “funzioni non alimentari dell’alimentazione e non sessuali della sessualità”, che in parole povere vuol dire cercare il modo di trovare piacere compensando altre mancanze. Ma anche il contrario: evitare cibo e sesso per evitare sensazioni ed emozioni spiacevoli. Per farla breve i disagi legati a questi due ambiti vanno considerati in gran parte come sintomi di un turbamento più profondo che spesso non viene riconosciuto né dalla persona stessa, né da eventuali terapeuti. Non a caso organizziamo corsi di formazione per medici, psicologi, sessuologi, biologi nutrizionisti, dietisti, ostetriche e altri professionisti della salute. Che, a loro dire, dal corso escono profondamente cambiati a livello personale e professionale».

Suggerirebbe qualche risorsa di approfondimento accessibile anche a un pubblico non professionale?«Consiglierei come primo, simpatico approccio due testi storici: La cucina dell’Amore di Omero Rompini e Afrodita di Isabel Allende.

Volendo approfondire un po' di più la relazione fra disturbi alimentari e disturbi sessuali, quali sono i punti in comune e le differenze nel modo di affrontarli?«Il nostro corpo parla di noi: dei nostri pensieri, delle nostre gioie, dei nostri dolori, della nostra paura, della nostra rabbia. Una relazione squilibrata con il cibo rivela le difficoltà del nostro io, è sintomo di altro malessere: è il caso di anoressia, bulimia, binge eating. Attraverso il cibo ci neghiamo o tentiamo di occupare spazi che non sono spazi fisici, ma di relazione. E questa modalità, di negazione o di eccesso, la riproponiamo o comunque si ripercuote nella sessualità. Allo stesso modo, anche il disagio sessuale è sintomo di altro malessere: il nostro corpo è il mezzo con cui comunichiamo nella sessualità e, quindi è fondamentale avere un buon rapporto con la pelle che abitiamo. In una "società liquida" anche il corpo è diventato "liquido": sembriamo non capire che vive dell’amore che diamo e di quello che riceviamo, e non si tratta di un oggetto a sé stante fatto di filler, chirurgia estetica o bicipiti. Quelli, spesso, sono proprio indicatori di un tentativo di sfuggire al confronto reale con ciò che siamo e che siamo capaci di fare e di dare. In generale, nei disordini alimentari e nelle disfunzioni sessuali bisogna guardare oltre il sintomo, cioè il comportamento agito. Vorrei anche ricordare che non sempre il malessere assume le forme gravi del disordine o della disfunzione conclamata. Ci sono anche forme più leggere, ma questo non vuol dire che stiamo bene, né che siano sostenibili nel tempo».

Oltre all'aspetto psicologico la sessuologia alimentare tratta anche quello più prettamente biologico. In quale modo il cibo influisce sulla fisiologia del sesso?«La sessuologia alimentare si basa su studi e ricerche scientifiche che si evolvono in continuazione: neuroscienze, biologia quantistica, neurofisiologia delle emozioni, eccetera. Un’altra branca riguarda gli studi sul microbiota, cioè l’intestino come nostro secondo cervello. Questi campi stanno dando una svolta alla biologia e alla medicina, dimostrando che la sessuologia alimentare non era un’idea visionaria ma uno studio d’avanguardia, per certi aspetti pionieristico. Dico questo perché è oramai dimostrato al di là di ogni scetticismo pseudoscientifico che anche le emozioni abbiano una base biologica. Il nostro organismo non è un mosaico, ma un insieme di parti che lavorano l’una con l’altra. L’altro principio fondamentale è che, pur essendo tutti uguali, siamo tutti diversi. Ciò che fa bene a me o ha un certo effetto su di me non è detto che valga anche per te. Il cibo è il carburante che ci serve per funzionare, ma per sapere di cosa abbiamo bisogno dobbiamo conoscerci bene. La domanda però merita qualche esempio. Quanti sanno che il deficit d’erezione prevale negli uomini con sindrome metabolica o ipercolesterolemia? Nel maschio obeso si instaura anche uno strano circolo vizioso: l’obesità induce l’ipogonadismo, cioè bassi livelli di testosterone e conseguente scarso desiderio sessuale. L’adiposità viscerale (la pancia, per intenderci) si accompagna a insulino-resistenza. Questa riduce a sua volta il livello di testosterone circolante, ma non degli estrogeni (che hanno anche gli uomini e in questo caso aumentano per l’iperattivazione dell’enzima aromatasi). Ma meno testosterone vuole anche dire minore captazione dei trigliceridi, quindi ancora maggiore aumento del grasso viscerale e, come dicevamo, maggiore insulino-resistenza… così riprende il circolo vizioso. Se tutti sappiamo quanto sia importante il testosterone per la sessualità, la sindrome metabolica per le donne troppo magre o troppo in su con il peso si accompagna a una situazione inversa - cioè aumento di testosterone (iperandrogenismo) con una serie di altre conseguenze fisiche. Non a caso ci sono studi che dimostrano come le disfunzioni sessuali siano più diffuse nelle donne con sindrome metabolica. Anche un dimagrimento eccessivo incide sul desiderio e sulla capacità di soddisfazione sessuale. Inoltre il quadro per la donna è ancora più complesso in relazione agli stati ormonali legati al ciclo mestruale. Riassumendo, le correlazioni sono davvero moltissime e complesse, ma un intervento professionale mirato può risolvere tanto semplici disagi quanto disturbi più seri. Naturalmente prima si interviene e meglio è: per questo bisogna aver attenzione verso se stessi e verso chi ci sta vicino».

Per concludere, è inevitabile chiedersi cosa convenga mangiare per migliorare la propria vita sessuale...«Vale sempre il principio per cui bisognerebbe seguire un’alimentazione completa ed equilibrata, ma alcuni cibi sono stati scientificatamente dimostrati molto utili, come per esempio i frutti di mare. Sul sito www.sessuologialimentare.it pubblichiamo indicazioni e risultati di ricerche simili, ma a solo scopo informativo e divulgativo. Ripeto: ogni piano alimentare, ogni terapia vanno personalizzati con un professionista che ci conosca, che ci chieda della nostra storia, delle nostre emozioni, della nostra vita. E quando andiamo da un professionista, parliamogli di noi, narriamoci! Dal suo modo di ascoltarci capiremo se è attento solo alla bilancia o a quello che c’è dietro i chili in eccesso o in difetto, così come se sia attento solo alla performance sessuale e non al peso che ci portiamo dentro. L’obiettivo deve essere aiutarci a trovare uno spazio giusto per il nostro piacere e guidarci a raggiungerlo, anche attraverso un regime alimentare. Imparare come assaporare e gustare il cibo ci prepara a godere del piacere dei sensi. Anche la dieta allora non dev’essere una privazione, ma un’educazione al piacere».

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