19 febbraio 2021 - 15:31

Coronavirus, l’Oms indaga su tassi-furetto e conigli: potrebbero aver trasmesso il virus all’uomo

La squadra dell’Organizzazione mondiale della Sanità che sta indagando sulle origini del virus si sta concentrando su due specie in vendita sui banchi di Wuhan, ma allevate nel Sudest del Paese insieme ai cani procione da cui ebbe inizio la Sars

di Andrea Marinelli

Coronavirus, l'Oms indaga su tassi-furetto e conigli: potrebbero aver trasmesso il virus all'uomo
shadow

Il Coronavirus potrebbe essere stato trasmesso all’uomo da alcuni animali in vendita nel mercato di Wuhan. L’ipotesi circolava dal principio, ma il team dell’Organizzazione mondiale della Sanità che, dopo mesi di trattative, è arrivato nella città cinese per condurre un’indagine sulle origini della pandemia si starebbe concentrando su due specie — i tassi-furetto e i conigli — che erano in vendita nei banchi di Wuhan e che sono portatori del virus. Per averne la certezza saranno necessarie ulteriori indagini, spiega il Wall Street Journal, in particolare sui fornitori degli animali: alcuni si troverebbero nel Sudest della Cina, dove gli scienziati hanno trovato tracce di un virus molto simile nei pipistrelli. La squadra dell’Oms, tuttavia, sta ancora cercando di stabilire quali fossero gli animali — vivi o morti — in vendita a Wuhan: anche su questo, infatti, le autorità cinesi non sono state molto collaborative.

I tassi-furetto «spiegherebbero come il virus è arrivato a Wuhan», ha affermato al quotidiano newyorkese lo zoologo Peter Daszak, membro del team dell’Oms: le carcasse sono state trovate nelle celle frigorifere del mercato e, sebbene gli animali siano risultati negativi, erano in grado di trasportare il virus. Anche i conigli, ha spiegato Daszak, erano in vendita nel mercato e «si sono dimostrati particolarmente suscettibili al Sars-Cov-2». Diversi fornitori, ha aggiunto lo zoologo, si trovano inoltre nelle province di Guangdong, Guangxi e Yunnan, vicino al confine con Vietnam, Laos e Myanmar: proprio nello Yunnan sono stati rintracciati virus molto simili al Sars-Cov-2 nei pipistrelli, mentre nel Guangdong e nel Guangxi sono stati trovati nei pangolini.

Per ora resta un’ipotesi, niente di più, anche perché non è ancora stato provato con certezza che il virus sia passato dagli animali agli esseri umani all’interno del mercato, o se stesse già circolando altrove. Le prove disponibili, però, confermerebbero al momento questa strada ed è il motivo per cui la squadra inviata a Wuhan ha chiesto alle autorità cinesi di effettuare dei test sugli allevamenti di visoni: in Europa, infatti, il virus si è trasmesso dall’animale all’uomo e viceversa, tanto che la Danimarca ne ha abbattuto milioni di esemplari.

Questa teoria confermerebbe la tesi del principale esperto tedesco, il virologo Christian Drosten, che in un’intervista dello scorso anno al Guardian aveva definito «molto probabile» che il virus fosse stato trasmesso agli animali all’interno degli allevamenti intensivi. «Si trovano informazioni interessanti nella vecchia letteratura della Sars: quel virus era stato trovato negli zibetti, i “gatti civetta”, ma anche nei cani procione», aveva spiegato Drosten, consigliere di Angela Merkel. «C’è una grande industria di cani procione in Cina, vengono allevati e cacciati per le loro pellicce: se qualcuno mi desse qualche centinaio di dollari e il permesso per entrare in Cina, mi concentrerei proprio sugli allevamenti di cani procione».

© RIPRODUZIONE RISERVATA
ALTRE NOTIZIE SU CORRIERE.IT