17 febbraio 2021 - 23:57

Il M5S non contiene il fronte del no Lezzi e Morra guidano i dissidenti

Quindici contro e 8 assenti. Braccio di ferro sulle sanzioni. Al via nel caos l’iter per il nuovo direttivo: solo 12 mila votanti

di Emanuele Buzzi

Il M5S non contiene il fronte del no Lezzi e Morra guidano i dissidenti
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Lo strappo alla fine si è consumato ed è stato un po’ più forte (numericamente parlando) rispetto alle previsioni della vigilia. I no dei Cinque Stelle sono 15 (Abate, Angrisani, Crucioli, Di Micco, La Mura, Giannuzzi, Corrado, Mantero, Moronese, Mininno, Lezzi, Morra, Granato, Ortis e Lannutti) e le assenze strategiche sono altre 4-5 su un totale di 8 parlamentari non presenti al Senato. Ma soprattutto tra chi ha negato la fiducia al governo ci sono alcuni volti storici del Movimento come Barbara Lezzi e Nicola Morra. I venti frondisti rappresentano quasi un quarto della compagine pentastellata. Numeri che ora aprono uno squarcio all’interno del Movimento. C’è chi già preannuncia una lettera di Crimi per «cacciare» dal gruppo i dissidenti.

La scissione è a un passo (e con questi numeri sarebbe possibile un gruppo autonomo a Palazzo Madama). Venti di tensione si sono respirati per tutta la giornata. Proprio per questo durante le ore che precedono la conta a Palazzo Madama da una parte e dall’altra dei due fronti che dividono i Cinque Stelle si assiste a un ping pong di numeri, volto a far pesare o meno — a seconda del punto di vista — i critici. Loro, i ribelli, tengono le fila. In mattinata c’è una riunione ristretta. I contatti sono continui. Quando Draghi riprende a parlare in Senato il pallottoliere dei no è a quota 14. Ma le ultime polemiche interne accrescono il fronte.

Già, le polemiche. La giornata del Movimento è segnata anche dal varo della nuova governance. Il comitato direttivo ottiene l’ok degli attivisti. Ma è un varo amaro, segnato dalla scarsa partecipazione al voto: neanche 12 mila militanti, uno su 10 degli aventi diritto, poco più del 6% degli iscritti totali. Una disaffezione evidente: la scorsa settimana in prima convocazione avevano votato in 29 mila (e in 74 mila per la fiducia a Draghi). Un calo improvviso e numeri impietosi se confrontati con l’avvento del direttorio (nel 2014, un’era geologica fa in politica): all’epoca i votanti furono più di 37 mila. Oltretutto il nuovo organo collegiale rischia di partire senza grandi nomi. Giuseppe Conte non può correre per la leadership in quanto non iscritto entro giugno 2020, anche Roberto Fico è tagliato fuori (a meno che non rinunci alla presidenza della Camera), Davide Casaleggio idem (in quanto essere soci di Rousseau è uno dei criteri di incompatibilità). Ma non solo, anche il capo delegazione al governo verrà escluso. In sostanza, i big ne escono decimati.

I problemi e le polemiche non finiscono qui. L’esito della votazione viene accompagnato da un post dell’Associazione Rousseau. «Da oggi termina la reggenza della figura del capo politico», si legge. Un passo che potrebbe portare a un vuoto di potere in questa fase caotica di scelte. L’intervento dell’associazione viene bollato come «ingerenza» dai parlamentari. Anche Lezzi prende di mira il reggente: «Da oggi non può più decidere nulla in nome e per conto del M5S». Crimi in serata replica: «La mia funzione di reggenza non è conclusa e, interpellato in tal senso il garante Beppe Grillo, proseguirà fino a quando non saranno eletti i cinque membri del nuovo comitato». E pubblica le parole del garante: «Caro Vito, non ritengo di condividere l’assunto secondo il quale con la modifica odierna dello Statuto, cessando l’organo “capo politico”, cesserebbe anche la tua reggenza». C’è chi sottolinea, però, che l’articolo su cui si basa Crimi è relativo alla sostituzione di un solo membro del comitato.

Dietro le schermaglie si consuma la lotta per il Movimento. Anche le sanzioni, tema che tocca inevitabilmente il fronte del no, potrebbero trovare una battuta d’arresto: è facile che — vista la situazione — si attenda l’insediamento del nuovo organo per prendere decisioni così delicate per gli equilibri dei Cinque Stelle.

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