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Wto, svolta sul direttore generale: ok di Biden sulla nigeriana Okonjo-Iweala

Cade il veto imposto da Trump - L’organizzazione simbolo della globalizzazione cerca un difficile rilancio

di Gianluca Di Donfrancesco

L’ex ministro delle Finanze della Nigeria Ngozi Okonjo-Iweala

2' di lettura

Tutto pronto per la nomina del direttore generale dell’Organizzazione mondiale per il commercio, la Wto. Gli Stati Uniti hanno fatto cadere il veto imposto dalla precedente Amministrazione Trump sulla nigeriana Ngozi Okonjo-Iweala, rimasta unica pretendente, dopo il ritiro del ministro del Commercio della Corea del Sud, Yoo Myung-hee, venerdì 5 febbraio.

Nella sua prima dichiarazione pubblica sotto l’Amministrazione Biden, l’Ufficio del rappresentante per il commercio degli Stati Uniti ha affermato che Washington è «lieta di esprimere forte sostegno alla candidatura di Ngozi Okonjo-Iweala come prossimo direttore generale della Wto».

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Sul’ex ministro delle Finanze della Nigeria, si era coagulato il consenso generale degli Stati membri della Wto, ma pesava il no di Washington. In questi giorni si sono moltiplicati gli appelli al nuovo presidente Biden a dare il proprio appoggio, passo necessario, perché la decisione viene presa per consenso e non a maggioranza.

La Wto è senza direttore generale dal 31 agosto, quando Roberto Azevedo si è dimesso.

Sulla strada di Okonjo-Iweala, non ci sono più ostacoli. Economista, 66 anni, con doppia cittadinanza americana, è emersa come il front-runner alla fine del 2020. Da mesi aveva il consenso di 162 dei 164 Stati membri della Wto (l’altro a opporsi era la Corea del Sud). A questo punto, nel giro di pochi giorni l’organizzazione con base a Ginevra potrà fissare il meeting che ne confermi la nomina. Okonjo-Iweala sarà la prima donna e la prima africana a guidare la Wto. Assume la guida nel momento più difficile della storia dell’Organizzazione simbolo della globalizzazione, in cerca di riforme e rilancio, dopo essere stata messa all’angolo dal sovranismo di Trump.

Una riunione a tal fine era già stata tenuta il 9 novembre, ma era naufragata per l’opposizione degli Stati Uniti. Gli Stati membri avevano così deciso di aggiornarsi, senza mettere in calendario una data con il non troppo celato intento di aspettare l’esito delle elezioni presidenziali Usa e l’insediamento di una nuova Amministrazione alla Casa Bianca.

Se la questione della nomina del direttore generale della Wto si avvia a una soluzione, più complesso potrebbe rivelarsi lo sblocco della paralisi del tribunale dell’organizzazione, quello che dirime le controversie tra Stati su dazi e sussidi (come la faida Boeing-Airbus, per esempio). L’organo d’appello è paralizzato dal veto degli Usa, che impediscono la nomina di nuovi giudici, in sostituzione di quelli che arrivano a scadenza di mandato. Un boicottaggio portato alle estreme conseguenze dall’Amminstrazione Trump, ma che era già iniziato durante la presidenza Obama.

(Ultimo aggiornamento: sabato 6 febbraio, ore 9:19)

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