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Dai drive in della Difesa ai medici di famiglia, le soluzioni per somministrare più vaccini

Dopo i rallentamenti che hanno caratterizzato ovunque la campagna di vaccinazione, ora si punta ad accelerare, attraverso una strategia che si sviluppa su più piani: dalla distribuzione, alla predisposizione di aree adeguate, al rafforzamento della squadra che somministra i sieri

di Andrea Carli

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3' di lettura

L’”ordine di scuderia”, a questo punto, è accelerare. Dopo i ritardi accumulati anche a causa del taglio delle forniture da parte delle aziende farmaceutiche, da Pfizer a Moderna, l’obiettivo è ora quello di recuperare premendo sull’acceleratore della campagna di vaccinazione.

Un’operazione che, nei piani del Commissario per l’emergenza, si dovrebbe sviluppare attraverso più canali. Dai quasi 3mila hub vaccinali, di cui 152 “drive through” messi a disposizione dalla Difesa, passando dall’accordo - che dovrebbe essere sottoscritto a breve - per coinvolgere i medici di famiglia nelle somministrazioni, fino ai 40 milioni di dosi entro giugno ( e 20 milioni di italiani vaccinati). Senza dimenticare, infine, le 4 offerte giunte per il bando sulle 21 primule in ogni Regione. Un’organizzazione a più strati, che è probabile si sviluppi nel contesto di un nuovo governo a guida Mario Draghi. Il contesto è quello del nuovo piano vaccini, che ha ottenuto il via libera nella riunione tra governo e regioni che si è svolta il 3 febbraio.

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Arcuri, entro marzo vaccinati 7 milioni di italiani

Entro marzo «potremmo avvicinarci alla vaccinazione di 7 milioni di italiani», ha chiarito il commissario per l'emergenza Domenico Arcuri, sottolineando che «è quello che si può fare» visto che nel primo trimestre l'Italia avrà il 50% delle dosi di vaccino che erano inizialmente previste. «A gennaio abbiamo ricevuto 2,3 milioni di dosi, a febbraio, se le previsioni saranno rispettate e noi confidiamo in questo, ne riceveremo 4,2 e a marzo 8,2 milioni. In totale avremo nel primo trimestre 14,7 milioni di dosi - ha concluso Arcuri - quando ne avremmo dovute avere 28 milioni».

La mappa delle aree di vaccinazione

La prima questione riguarda la disponibilità di aree nelle quali effettuare le vaccinazioni. La mappa, da questo punto di vista, a distanza di oltre un mese dall’avvio della campagna comincia a delinearsi. Nelle liste dei luoghi per le somministrazioni consegnate dai governatori in occasione degli ultimi incontri con il governo, rientrano palazzetti, cinema, teatri, aeroporti e fiere. Strutture che saranno attivate almeno ogni 50mila abitanti.

Ancora “in panchina” i drive in della Difesa: sono 152

Rimangono ancora “in panchina” i 152 i drive through della Difesa: in gran parte già adibiti per i tamponi, attendono di essere “convertiti” per le inoculazioni. Entreranno in campo nel momento in cui arriverà la richiesta delle Asl o dello stesso ministero della Salute. Di questi, 27 sono in Lombardia, 20 nel Lazio e 16 in Campania, altrettanti nel Veneto e 15 in Emilia Romagna. A Milano la struttura più ampia, che esegue il numero maggiore di operazioni con otto linee al lavoro. L’accelerazione della campagna di vaccinazione passa dalla disponibilità di spazi. «In Italia ci sono 293 punti di destinazione dei vaccini - ha spiegato Arcuri - . Le somministrazioni avverranno poi anche in altre strutture, come le residenze per anziani, e quando tutti gli anziani si saranno vaccinati nei 1.300 punti di somministrazione inizialmente previsti, questi smetteranno di essere utilizzati e se ne aggiungeranno progressivamente altri decisi dalle regioni. A questi si aggiungeranno anche le primule».

Il coinvolgimento dei medici di base

Un altro passaggio nella campagna di vaccinazione chiamerà in causa i medici di base. La discesa in campo diventerà realtà nelle prossime settimane: è infatti attesa la firma del Protocollo d'Intesa, già trasmesso ai sindacati dei medici di famiglia. Il documento prevede che, sulla trasmissione dei dati della popolazione da immunizzare, i sanitari debbano attenersi alle indicazioni tecniche fornite dalla Regione. Quest'ultima metterà a disposizione il proprio sistema informativo vaccinale o usufruirà della piattaforma nazionale per le operazioni di prenotazione, registrazione e certificazione. E laddove la situazione logistica non consentisse la vaccinazione negli studi dei medici di base, questa andrà garantita nei locali delle Asl. Al medico andrà riconosciuto un «trattamento economico pari a 6,16 euro».

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Poste Italiane in campo per la consegna

Sul piano della consegna dei sieri sul territorio nazionale un contributo arriva da Poste Italiane. La società, che ha una compagnia aerea Cargo, 12.800 uffici postali, 27.000 portalettere, si è detta pronta. Ha già messo a disposizione delle Regioni una piattaforma dedicata al tracciamento e alla somministrazione.

Arrivano i vaccini AstraZeneca

Le stime sulle somministrazioni del siero di AstraZeneca, riservato a persone dai 18 ai 55 anni, prevedono oltre un milione e centomila dosi a componenti del personale scolastico ed universitario, docente e non docente (fino a 55 anni), oltre mezzo milione alle forze armate e di polizia (compresi vigili del fuoco e municipale), oltre 97 mila dosi a detenuti, personale carcerario e di polizia penitenziaria. La vaccinazione del siero AstraZeneca entrerà nel vivo martedì 9 febbraio. L’ultimo report della fondazione Gimbe, relativo alla settimana 27 gennaio - 2 febbraio, ha messo in evidenza che in media l’1,36% della popolazione ha completato le due somministrazioni. Una percentuale contenuta, che delinea la necessità di accelerare.

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