materiali decarbonizzati

La microalga scende in pista: ecco gli sci tutti in bioplastica

La Solaris di Porto Mantovano produce una bioplastica nata dalle alghe, l’americana Checkerspot brevetta un paio di sci ecologici

di M.Cristina Ceresa

3' di lettura

Decarbonizzare i materiali è una sfida aperta nei centri di ricerca di tutto il mondo. Bioreattori e creatività (pensare agli scarti e rimodularli in una materia seconda) sono gli ingredienti base in mano ai biotecnologi, veri artisti degli eco-materiali.

L’attenzione è molto concentrata sulle bioplastiche. Che nascono da culture vegetali o da scarti dell'industria agroalimentare.Ne sa qualcosa Solaris Biotech Solutions, azienda italiana che produce in quel di Porto Mantovano bioreattori che sta esportando in tutto il mondo.

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Da uno di questi bioreattori applicati alla lavorazione delle alghe è nato un modello di sci, già premiati all'Ispo2021 perché prodotti con microalghe. Così, la statunitense Checkerspot è corsa a brevettare gli sci Vital 100 a marchio backcountry Wndr Alpine.

Microalghe e Matt Sterbenz, leggenda del freeski, sono i testimonial di questi sci che come in realtà altri prodotti sportivi (tavole da surf a base di canapa per esempio) iniziano a miscelare a bassissime quantità di plastica da fonti fossili - ahimè, ancora ci vogliono! - un alta dose di biomateriali.

Nel dettaglio «i nuovi sci, realizzati con biopolimeri – rivela Matteo Brognoli, presidente di Solaris Biotech Solutions - sono costituiti da un nucleo, l'Algal Core che è un composito laminato di poliuretano ad alta densità e pioppo, abbinato all'AlgalWall, un poliuretano colato a base biologica che protegge il nucleo e offre uno smorzamento e una resistenza agli urti superiori rispetto ai tradizionali materiali da costruzione degli sci».

Matteo Brognoli, presidente di Solaris Biotech Solutions

Il prezzo di questi eco-sci - rinnovabili dal legno alla cera - è allineato al mercato.L'impiego dei bioreattori progettati da Solaris ha permesso a Checkerspot di mettere a punto il processo produttivo per cui le microalghe marine – precedentemente ingegnerizzate – vengono trasformate per via fermentativa in olii trigliceridi, che sono alla base dei biopolimeri.

L'olio algale è utilizzato per la sintesi dell'Algal Core e dell'AlgalWall, i due biomateriali che costituiscono gli sci Vital 100.Bioreattori che hanno, ovviamente, un costo ma partendo da un presupposto: sono scalabili: «Quindi – precisa Brognoli -, a seconda delle esigenze del cliente possono variare da un minimo di 15mila euro fino a qualche milione per gli impianti di tipo industriale».

I volumi dei bioreattori di Solaris Biotech Solutions vanno da 5 fino a 30.000 litri e oltre.L'Italia in tutto questa logica di economia circolare è molto avanti. Gli studi non mancano. Come quello svelato recentemente - e denominato Bobcat, finanziato da Fondazione Cariplo - sul cardo, pianta quasi insignificante, che si trova selvaggia nei prati italiani.

E così Cnr/Ibba, Università degli Studi di Napoli “Federico II” e Consorzio Italbiotec hanno scoperto che dalle colture cellulari di cardo senza passare dalla coltivazione su campo si può ottimizzare la produzione di sostanze di valore (in particolare olii e polifenoli) per farne anche bioplastiche.

«Un'area di crescente attenzione – aggiunge Brognoli - è sicuramente lo sviluppo delle bioplastiche attraverso lo studio delle biotrasformazioni microbiche. Ovvero, l'uso di microbi estremofili ottenuti da nicchie insolite. Solaris Biotech nello specifico lavora sulle bioplastiche ricavate da Pha - ovvero poliidrossialcanoati che sono polimeri poliesteri termoplastici sintetizzati da vari generi di batteri (Bacillus, Rhodococcus, Pseudomonas, etc...) attraverso la fermentazione di zuccheri o lipidi - e da Phb poli-β-idrossibutirrato, ovvero un poliidrossialcanoato appartenente alla classe dei poliesteri e che è un prodotto della assimilazione del carbonio da fonti quali glucosio o amido e impiegato dai microrganismi quale molecola di riserva da metabolizzare quando altre fonti di energia non sono disponibili».

In questo settore di ricerca Solaris sta lavorando con la Harvard University. Mentre sulle alghe ci sono in corso collaborazioni con alcuni gruppi petroliferi.

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