Lorena: «Cara Scuola, Abbiamo capito che in realtà sei speciale e unica»

«Ti odiavamo così tanto quando eravamo costretti a venire da te tutte le mattine, desideravamo con tutti noi stessi che scomparissi e adesso… adesso che quel desiderio è stato esaudito ci rendiamo conto che era del tutto sbagliato, che non era questo quello che volevamo, che siamo stati degli sciocchi a sperarlo, a chiederlo con tanta insistenza»
Lorena «Cara Scuola Abbiamo capito che in realtà sei speciale e unica»

Cara scuola,

non avrei mai pensato di scriverti una lettera ma, purtroppo, nel periodo che stiamo vivendo, è l’unico modo per comunicare. Sei sempre stata una parte fondamentale della mia vita. Tu e quelle quattro mura che delimitano il luogo in cui passavo 6 ore al giorno. Tu e l’infinito divertimento che mi regalavi. Tu e la tua spensieratezza.

La Dad non potrà mai sostituire l’emozioni che si provavano ad entrare in quell’edificio e trovare i tuoi amici, i tuoi compagni di viaggio, ad aspettarti. E trovare persone, persone vere, non delle immagini distanti in uno schermo.

Mi manca alzarmi presto, correre a destra e a sinistra per non arrivare in ritardo, la paura di trovare il cancello già chiuso e dover aspettare fuori, al freddo, fino alla seconda ora. Mi manca vedere i sorrisi dei miei compagni, liberi, puri, sinceri, senza mascherine a nasconderli. Mi manca fermarci all’uscita a parlare e fare la strada insieme ai miei amici.

Mi manca ridere, scherzare, fare ricreazione insieme. Passare quei 15 minuti a raccontarci quello che ci era successo nei giorni prima, ad abbracciarci, a condividere la piccola merendina che portavamo da casa o che compravamo dopo una fila infinita alle macchinette a pochi passi dalla mia classe senza paura di contagiarci, senza la distanza da rispettare, senza dover prima attivare un pulsantino per poter parlare o per potersi vedere. Senza tutta questa tecnologia che non vuole proprio lasciarci vivere e uscire dalla nostra vita.

È davvero assurdo… ti odiavamo così tanto quando eravamo costretti a venire da te tutte le mattine, desideravamo con tutti noi stessi che scomparissi e adesso… adesso che quel desiderio è stato esaudito ci rendiamo conto che era del tutto sbagliato, che non era questo quello che volevamo, che siamo stati degli sciocchi a sperarlo, a chiederlo con tanta insistenza. Abbiamo capito che in realtà sei speciale e unica, che ci fai imparare scherzando, che in fondo non sei così male, che nonostante tutto ci piaci, molto. Abbiamo imparato ad apprezzarti e ad amarti. Ci siamo affezionati a te solo adesso che non possiamo più averti… ho sempre odiato questa nostra tendenza di legarci alle cose, di capire la loro importanza, perennemente troppo tardi.

Adesso ho molto tempo libero, tempo che non so e non sappiamo come impiegare quindi spesso mi ritrovo a pensare. A pensare che questo virus ci sta rubando la felicità. Non ci sta permettendo di vivere come vorremmo e non è giusto. Ho sempre amato il motto “Carpe Diem” e continuo ad amarlo ma con questa situazione cogliere l’attimo sta diventando ancora più difficile. Prima di poter agire, uscire, buttarti nella vita e non pensare a nulla, dobbiamo leggere l’ultimo dpcm e cercare di capire, in quell’infinito intreccio di parole, se quello che stiamo per fare è consentito o meno. Dobbiamo vedere che zona siamo: rossa, gialla, arancione o bianca. Aspettiamo che aggiungano altri colori e potremmo formare un nuovo arcobaleno!!

La vita è solo una, non torna, non si ripete, non si rivive, e noi ne stiamo sprecando un pezzo, forse anche quello più importante: gli anni dell’adolescenza. Gli anni in cui cresci, gli anni in cui capisci davvero chi sei, in cui si forma il carattere, in cui ti formi tu. Gli anni in cui è concesso tutto, gli anni in cui potresti prendere un treno, sbagliare meta e arrivare chissà dove. Gli anni in cui decidi quale sarà il tuo posto nel mondo, quale sarà l’aiuto che vorrai dare, in che modo vorrai contribuire al bene collettivo. Gli anni del “mamma esco” e non sai nemmeno con chi, dove, quando o a che ora rientrai. Gli anni dei pianti e delle crisi isteriche senza ragione per colpa di quegli ormoni tutti sballati. Gli anni delle cotte, delle delusioni e degli amori. Gli anni in cui speri di divertirti il più possibile, di fare follie, di sbagliare e poi cercare una soluzione a quell’errore. Gli anni delle scelte prese senza pensarci troppo, gli anni dei sogni in grande, ambiziosi o anche piccoli, piccole soddisfazioni, gli anni della spontaneità, della leggerezza e della felicità innata di quei puri 16 anni. E noi tutte queste cose le stiamo perdendo, le stiamo vedendo scomparire all’orizzonte come stormi di uccelli migratori.

Penso che con questo virus abbiamo già sprecato quasi un anno della nostra vita che nessuno potrà restituirci e chissà quanti ancora ne sprecheremo così, senza vivere davvero. Darei tutto per poter vedere scomparire il covid-19 dalle nostre vite insieme alle parole che ci ha fatto conoscere: pandemia, assembramento, tampone, dpcm.

Ogni volta che penso a te, cara scuola, ai tuoi mille colori e ai tuoi mille sorrisi mi si riempie il cuore di nostalgia. Nostalgia dei bei momenti vissuti, delle volte in cui facevamo arrabbiare i prof chiacchierando troppo o lanciandoci le palline di carta fatte durante la ricreazione e custodite gelosamente. Nostalgia della bellezza delle lezioni di storia, della creatività in quelle di informatica, delle risate in quelle di italiano, della noia in quelle di diritto, dell'entusiasmo in quelle di antologia. Non so se è normale dirlo ma mi mancano anche le urla, sentire i rimproveri dal vivo e lasciarli rimbombare nelle orecchie. Ma soprattutto mi manca quel misto di pazzia, gioia e serietà, quell’armonia allegra che aleggiava nell’aria e ci teneva compagnia.

La Dad ci permette di non perdere tempo, di poter continuare a studiare nonostante tutto, di non restare fermi e questo è già tanto. Ma non potremmo mai apprendere allo stesso modo, alla stessa velocità e con la stessa gioia. Non potremmo mai essere felici di fare questa scuola alternativa, un po’ strana, un po’ troppo diversa. La Dad non riuscirà mai a farci dimenticare com’era bello essere tutti nella stessa stanza e scherzare con il compagno di banco. Cara scuola non sai quanto mi manca il mio compagno di banco…!

Ero così felice di poter tornare dopo le vacanze di Natale ma anche questa volta è saltata, anche questa volta non è cambiato nulla, anche questa volta siamo ancora qui, a parlare ad un computer, a sorridere davanti a uno schermo e a restare in casa tutto il giorno. E anche questa volta torneremo a vivere domani.

Lorena, Istituto tecnico Benedetto Radice di Bronte (CT)

Potete inviare la vostra lettera alla scuola all'indirizzo: lettere@vanityfair.it. Le lettere sono pubblicate nello speciale Cara Scuola, ti scrivo...

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