IN AULA OLTRE 6 MILIONI DI STUDENTI

Scuola, ad oggi superiori in presenza in 13 regioni, nelle altre Dad fino a fine mese

I ragazzi di Campania, Veneto, Friuli Venezia Giulia, Sardegna, Sicilia, Puglia, Basilicata e Calabria dovranno attendere ancora una settimana

di An.C.

Scuola: da lunedi' in aula in 5 Regioni, pure Lombardia

3' di lettura

Gli studenti delle superiori in 13 regioni tornati in classe, il resto ancora costretti a seguire le lezioni su pc o altro dispositivo mobile per almeno un’altra settimana. È questa la fotografia della scuola ad oggi, 25 gennaio, giorno che registra il ritorno sui banchi della metà di coloro che frequentano le superiori in Lombardia, tornata in zona arancione, oltre agli studenti delle stesse classi di Liguria, Umbria e Marche (che si alterneranno in percentuali che vanno dal 50 al 75%). Per rendere un’idea, oggi è tornata a suonare la campanella per quasi un altro milione di studenti italiani.

Chi è già rientrato e chi deve attendere ancora qualche giorno

Nel complesso è ricominciata la scuola in presenza per oltre 6 milioni di ragazzi dalla ripresa dopo la pausa di Natale (in totale gli studenti italiani sono 8,4 milioni). Le ragazze e i ragazzi delle quattro regioni che ripartono oggi vanno infatti “a dare man forte” a quelli tornati a fare lezione in classe nei giorni precedenti. In questo caso, le regioni “apripista” sono state nove (Piemonte, Lazio, Molise, Emilia Romagna, Trentino, Toscana, Abruzzo, Valle d’Aosta e provincia autonoma di Bolzano). Se questo è il quadro di chi ha potuto rientrare, rimane l’altra faccia delle medaglia, gli studenti ad oggi ancora in Dad (didattica a distanza). È il caso degli studenti delle scuole superiori di Campania, Veneto, Friuli Venezia Giulia, Sardegna, Sicilia ( in zona rossa; qui vanno in presenza i bambini fino alla prima media, tutti gli altri studiano a casa con la didattica a distanza), Puglia, Basilicata e Calabria. Dovranno attendere ancora una settimana. Oggi hanno ripreso le lezioni in aula anche gli studenti delle scuole medie in Campania. «Sarò davvero soddisfatta quando tutti gli studenti italiani torneranno in classe», ha detto la ministra dell'Istruzione Lucia Azzolina ad Agorà.

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A Milano sit-in e presidi per “riapertura duratura”

Proseguono manifestazioni, occupazioni e iniziative promosse da Comitati e studenti in varie città italiane. C’è chi teme, ad esempio, che il ritorno in classe possa non essere una soluzione definitiva. «La scuola non ha colore»: è il messaggio lanciato dai genitori del comitato A Scuola!, che hanno organizzato tre presidi mattutini presso le scuole medie Ciresola di Viale Brianza e Vivaio a Milano e Paolo Sarpi a Settimo Milanese. «Siamo contenti che finalmente la scuola riapra - ha spiegato Betta Marzorati dal presidio di via Vivaio, dove si sono radunate decine di genitori e ha suonato anche una piccola banda - ma chiediamo che non sia a singhiozzo. A prescindere dal colore della Regione, deve passare il messaggio che la scuola è un bene primario, indispensabile come andare a prendere il pane». Tra gli slogan dei presidi, «apertura duratura» e «Siamo rossi ma solo di rabbia». In mezzo a striscioni e cori, sfilano i ragazzi delle seconde e delle terze medie di via Vivaio, felici di tornare a scuola dopo l'uscita della Lombardia dalla zona rossa.

Presidi, ipotesi almeno uno scritto insieme a orale

Intanto continua il confronto sulla maturità. Quest'anno «sicuramente sarà diversa da quella ordinaria, perché le condizioni sono diverse, sarebbe irrealistico pretendere di svolgere un esame di maturità come quando non c'era la pandemia», ha sottolineato a Buongiorno, su SkyTG24 il presidente dell'Associazione nazionale Presidi Antonello Giannelli. «Credo che rispetto all'anno scorso si possa pensare a un esame più consistente - ha aggiunto - . Al momento è prematuro identificare un format, ma per il momento è ipotizzabile almeno una prova scritta oltre a quella orale. Dipende molto anche dal piano vaccinale: se potessimo contare su una vaccinazione diffusa per quell'epoca sarebbe diverso». Quanto poi alle prove Invalsi, Giannelli si è detto «assolutamente contrario» all'ipotesi di metterle da parte, «perché servono a valutare lo stato di salute del sistema educativo e non gli studenti, sarebbe un grave errore non farle».

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