LA CRISI POLITICA

Conte sale stamattina al Quirinale per le dimissioni

Martedì mattina alle 9 è stato convocato il Consiglio dei ministri. Alla riunione il presidente del Consiglio comunicherà l’intenzione di dimettersi. A seguire il premier si recherà dal presidente della Repubblica per rassegnare il mandato. Decisivo il pressing del Pd: stiamo con Conte ma ora numeri non ci sono.

Governo, Conte: "Se esecutivo non ha i numeri va a casa"

3' di lettura

Alla fine le pressioni degli alleati, in particolare del Partito democratico, hanno convinto Giuseppe Conte: il premier salirà stamattina al Quirinale per rimettere il proprio mandato e provare a ottenere un nuovo incarico per un governo con un appoggio più ampio. Si aprirà così formalmente una crisi innescata dall’uscita di Italia viva e che finora l’avvocato pugliese era riuscito a contenere con un doppio voto di fiducia in Parlamento. Martedì mattina alle 9 è stato convocato il Consiglio dei ministri. Alla riunione il presidente del Consiglio comunicherà l’intenzione di dimettersi. A seguire, il premier si recherà dal Presidente della Repubblica per rassegnare il mandato.

Avvio consultazioni difficile prima di mercoledì pomeriggio

Le consultazioni del capo dello Stato, dopo le dimissioni del premier Giuseppe Conte annunciate per stamattina, difficilmente potrebbero iniziare prima di mercoledì pomeriggio. Sulla strada ci sono infatti motivi tecnici per la preparazione dei locali con le indispensabili sanificazioni. Mercoledì mattina inoltre il presidente Sergio Mattarella ha in programma la cerimonia per le celebrazioni del “Giorno della Memoria”.

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L’appoggio a Conte di Pd e Leu (oltre che del M5s)

Intanto i partiti si schierano. Con Ps, M5s e Leu compatti a favore di una crisi pilotata e di un reincarico per un Conte ter. «Con Conte per un nuovo governo chiaramente europeista e sostenuto da una base parlamentare ampia, che garantisca credibilità e stabilità per affrontare le grandi sfide che l'Italia ha davanti» ha scritto su Twitter il segretario del Pd Nicola Zingaretti dopo la notizia delle dimissioni del premier. «Il Paese sta attraversando uno dei momenti peggiori di sempre a causa della pandemia e si ritrova in una crisi di governo assurda per colpa degli egoismi di qualcuno. Ora serve compattezza, tutti dobbiamo stringerci attorno a Giuseppe Conte. Non ci sono dubbi, avanti determinati» gli ha fatto eco il ministro degli Esteri Luigi Di Maio. «Convinto sostegno a Giuseppe Conte» anche da Leu. «Conte è la persona giusta per guidare il Paese in una fase così difficile. Sono al suo fianco» ha dichiarato il ministro della Salute Roberto Speranza.


La strada delle dimissioni lampo

Le dimissioni-lampo sono la soluzione suggerita al premier dal Pd per convincerlo che l'unica via per salvare il governo e cercare una maggioranza stabile, passaggio ritenuto necessario per far emergere con chiarezza i “volenterosi”. I dem hanno assicurato a Conte che il suo ruolo “è imprescindibile” e che il Pd è comunque al suo fianco. Ma l'hanno messo in guardia sui rischi di andare in Aula per la relazione del ministro della Giustizia Alfonso Bonafede (giovedì al Senato, ndr) e sul fatto che il governo ne uscirebbe sconfitto visto che ad ora i numeri non ci sono. Una conferma in tal senso è arrivata nelle ultime ore. Con la decisione delll’Udc di rimanere per ora fuori dal perimetro dei 'responsabili'. I tre senatori dello Scudo crociato hanno deciso infatti che voteranno in maniera compatta no alla relazione del ministro della Giustizia, Alfonso Bonafede.

Berlusconi: o esecutivo di unità nazionale o urne

Nessuna disponibilità ufficiale neppure da Forza Italia a rafforzare l’attuale maggioranza. «Nessuna trattativa è in corso, né ovviamente da parte mia, né di alcuno dei miei collaboratori, né di deputati o senatori di Forza Italia, per un eventuale sostegno di qualunque tipo al governo in carica» ha ribadito il presidente di Forza Italia, Silvio Berlusconi. Per l’ex premier «la strada maestra è una sola: rimettere alla saggezza politica e all’autorevolezza istituzionale del Capo dello Stato di indicare la soluzione della crisi, attraverso un nuovo governo che rappresenti l’unità sostanziale del paese in un momento di emergenza oppure restituire la parola agli italiani». «Mi auguro - ha concluso Berlusconi - che il presidente del Consiglio sia consapevole dell’ineludibilità di questa strada».


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