24 gennaio 2021 - 13:52

Il ritorno delle Orme e del prog italiano: «C’è ancora qualche "pazzo" che ci ascolta»

Il racconto di Aldo Tagliapietra, ex cantante e bassista della band che 50 anni fa pubblicò «Collage». Il disco torna in vendita il 29 gennaio 2020 con un'edizione limitata in vinile e rimasterizzata dei nastri originali

di Barbara Visentin

Il ritorno delle Orme e del prog italiano: «C'è ancora qualche 'pazzo' che ci ascolta»
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Nell’estate del 1970 tra gli spettatori del festival dell’isola di Wight c’erano tre giovani musicisti veneti, ossia i componenti delle Orme che rimasero folgorati dall’esibizione dei neonati Emerson, Lake & Palmer, tra i capostipiti del prog rock. Per i tre fu una folgorazione, al punto che decisero di portare il genere in Italia: «Fummo intraprendenti e fortunati. La voglia di cambiare era nell’aria e avevamo sentito parlare di questo mutamento in atto nel rock in Inghilterra». A tornare indietro nel tempo è Aldo Tagliapietra, ex cantante e bassista della band che proprio 50 anni fa pubblicò Collage, disco che li portò al successo e inaugurò la stagione del progressive nel nostro Paese. Per celebrare questo anniversario, Collage il 29 gennaio torna in vendita in un’edizione limitata in vinile e rimasterizzata dai nastri originali. Una uscita da collezionisti che fa parte della collana «Prog Rock Italia» (Universal). «C’è ancora qualche pazzo che ci ascolta — ride Tagliapietra — e me ne sorprendo perché viviamo in un’epoca in cui tutto viene mangiato velocemente. Il fan del prog, invece, vuole il vinile e un buon impianto, si isola e si ascolta un disco dall’inizio alla fine, non lo mette come sottofondo per farsi la barba».

Tagliapietra ha abbandonato Le Orme nel 2009
e da allora porta avanti il repertorio con la Aldo Tagliapietra Band. Di Collage ricorda le coincidenze felici che ne accompagnarono la genesi: «Abbiamo combattuto una battaglia artistica perché in quegli anni le band, come i Camaleonti o l’Equipe 84, facevano cover e non brani originali. Noi siamo riusciti a registrare un album tutto di inediti grazie a un discografico che ci ha visto lungo, Roberto Galanti, quello che poi ha scoperto Eros Ramazzotti. Ora è morto, ma non finiremo mai di ringraziarlo. Tra il 71 e il 72, poi, la Rai voleva aggiornarsi. Così tante trasmissioni radio finirono in mano a giovani dj con idee nuove. Quando il nostro disco uscì, i ragazzi non aspettavano altro».

Un momento irripetibile, rimasto scolpito in brani come Sguardo verso il cielo, la canzone più famosa del disco. Ma lo sguardo di Tagliapietra non è puramente nostalgico: «È una grande soddisfazione che qualcuno ci ascolti e porti ancora avanti un lavoro che pensiamo di avere fatto bene. La nostra generazione voleva cambiare il mondo, poi c’è stato un ricambio, anche musicale. Adesso vanno generi come il rap che non riesco ad afferrare. Ma tutto si muove e tutto cambia, tanti seguono le mode, qualcuno ripesca dal passato. E va benissimo così».

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