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Facebook e Twitter: ecco in quali casi le piattaforme bloccano gli account

Il nudo su Facebook no. Su Twitter sì: anche il sesso, ma con accortezze. Vi spieghiamo come evitare di essere bloccati

di Alessandro Longo

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6' di lettura

Il nudo su Facebook no. Su Twitter sì: anche il sesso, ma con accortezze. Tutti molto duri contro hate speech, inteso come discorso d'odio contro categorie protette (minoranze) e istigazione alla violenza. Chi lo fa, viene bloccato sulle piattaforme. Non altrettanto chiara la pena per chi pubblica fake news o post diffamatori; a meno che non ne derivi un danno immediato e concreto per qualcuno o qualcosa.

Possono sembrare quasi codici penali le pagine di policy di Twitter e Facebook; soprattutto quella di Twitter, che specifica in dettaglio che cosa si rischia per ogni possibile nefandezza: dalla sospensione temporanea al blocco definitivo. Certo ci sono tanti modi per fare arrabbiare le piattaforme. E lo sa bene Donald Trump.

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Ma ci sono anche tante aree di grigio nei regolamenti, lasciate alla discrezionalità del momento e delle circostanze. Si possono trovare corrispondenze tra queste regole e il codice penale italiano o le regole della stampa; ma anche differenze importanti, appunto sui temi della diffamazione e delle fake news, dove i social applicano i principi giuridici statunitensi e non i nostri e quindi tutelano di più la “libertà di espressione”.

Vediamo nel dettaglio la lista delle colpe e delle pene a misura social. Ci concentriamo però negli errori in cui possiamo cadere, inconsapevolmente, noi tutti. Evitiamo di trattare comportamenti criminali che sono ovviamente bloccati con severità come attività di terrorismo, pedopornografia, “revenge porn”, contrabbando e truffe.In generale, spicca una grande discrezionalità di applicazione, nelle mani dei social.


Violenza

Cominciamo da ciò che ha portato al blocco di Donald Trump da parte di Twitter e Facebook. “Non puoi minacciare di ricorrere alla violenza contro un individuo o un gruppo di persone. Inoltre, proibiamo l'esaltazione della violenza” è la regola di Twitter.

La pagina sembra riferirsi solo a violenza contro categorie protette, ad esempio per razza, etnia, origine nazionale, orientamento sessuale, genere, identità di genere, affiliazione religiosa, età, disabilità o malattia grave. Quindi “hate speech” tipico.

Ma è lo stesso “crimine” di cui si sarebbe macchiato Trump, scrive Twitter, che quindi ne può dare all'occorrenza – a quanto pare – una interpretazione più estesa. A conferma di quanto grande sia la discrezionalità ormai assunta da queste piattaforme nella moderazione.

“Esaltazione della violenza” comprende anche “saltare, lodare, condonare o celebrare” atti violenti compiuti da altri, anche nel lontano passato (Olocausto). La pena è graduata: ”alla prima violazione ti chiederemo di rimuovere il contenuto e bloccheremo temporaneamente l'accesso all'account per impedirti di twittare di nuovo finché non avrai provveduto alla rimozione.

Se continui a violare queste norme dopo aver ricevuto un avviso, il tuo account verrà sospeso in modo permanente”, scrive Twitter.

Facebook in questo come negli altri casi dà definizioni più ampie. “Rimuoviamo qualunque contenuto che promuova o istighi seriamente alla violenza. Provvederemo a rimuovere i contenuti, disabilitare gli account e collaborare con le forze dell'ordine qualora ritenessimo reale l'eventualità di seri rischi di danno fisico o minacce dirette alla sicurezza pubblica”.

Generiche anche le punizioni: Facebook dice che valuta di caso in caso se solo rimuovere il contenuto o anche bloccare l'account, temporaneamente o per sempre. Si noti che contro Trump, Twitter ha scelto il blocco permanente; con Facebook è invece “a tempo indefinito”, ha detto Mark Zuckerberg, a conferma della genericità e discrezionalità particolarmente ampia. Twitter specifica che in caso di blocco dell'account, blocca in automatico anche altri account aperti dalla stessa persona.

Minacce di violenza

Twitter, a differenza di Facebook, tratta a parte le minacce di violenza che ci possono essere (“ti uccido”) ed è particolarmente severa. “Sospenderemo con effetto immediato e permanente tutti gli account che pubblicano minacce di violenza.In rari casi, potremmo non sospendere immediatamente un account.

Ad esempio, se il contenuto segnalato è una forma di discorso iperbolico. In tali casi potremmo chiederti di rimuovere il contenuto. Inoltre, potremmo bloccare temporaneamente l'accesso all'account per impedirti di twittare di nuovo finché non avrai provveduto alla rimozione. Se continui a violare queste norme dopo aver ricevuto un avviso, il tuo account verrà sospeso in modo permanente”.

Odio

L'hate speech riguarda sole categorie protette. Oltre alle già citate minacce e incitazioni alla violenza, è vietato anche l'incitamento alla paura o all'odio verso una categoria protetta, insulti, metafore razziste, sessiste e offese varie (anche con immagini. L'utente potrebbe pubblicare quei contenuti a scopo di critica e divulgazione (non per incitamento); ma in questo caso lo può fare solo contrassegnandolo come contenuto multimediale sensibile.

Non può mandarle i contenuti a terzi, metterli in video in diretta, bio dell'account, foto profilo, immagine di intestazione, perché così si costringerebbero altre persone a vederle, turbandone la sensibilità.La pena è graduata: “potremmo chiedere a qualcuno di rimuovere i contenuti non conformi e imporgli di utilizzare l'account in modalità di sola lettura per un certo periodo di tempo prima di poter twittare di nuovo. Le violazioni successive comporteranno periodi più lunghi in modalità di sola lettura e, alla fine, potranno sfociare nella sospensione permanente dell'account.

Se un account mostra un'attività fatta soprattutto di comportamenti offensivi, o se è ritenuto responsabile della condivisione di minacce di violenza, potremmo sospenderlo in modo permanente sin dal primo esame”. Facebook dice di rimuovere i contenuti di questo tipo se l'intento di odio verso la categoria protetta è evidente; in altri casi valuta in base al contesto l'intenzione dell'autore e può chiedergli di esplicitarlo.

Comportamento offensivo

Si entra in un terreno più grigio, dove non è evocata violenza diretta. Comunque Twitter vieta “qualsiasi comportamento molesto, intimidatorio o finalizzato in qualche modo a umiliare o denigrare altri. Oltre a mettere a rischio la sicurezza altrui, un comportamento offensivo può causare difficoltà fisiche ed emotive per le persone coinvolte”.

Un caso in cui la libertà di espressione limita la libertà stessa degli altri di esprimersi su quelle piattaforme (oltre ad altre considerazioni). Qui Twitter prevede anche avance sessuali indesiderate (molestia). Le pene sono graduate come nel caso dell'odio, quindi la sospensione arriva solo con recidive.Anche qui Facebook si mostra più permissiva e discrezionale di Twitter. Non prevede la categoria dell'offesa generica, ma solo quella di hate speech (verso categorie protette).

Contenuti sensibili (porno, violenza)

Facebook ha tolleranza zero per i contenuti di sesso. Li blocca in automatico. Idem per quelli di nudo, prima, mentre ora li permette in alcuni casi (forma di protesta, per sensibilizzare su una causa o a scopo educativo o medico; nudi d'arte).

È stato più volte sperimentato che l'AI tende a bloccare in automatico questi contenuti, anche quando sarebbero permessi; nel qual caso, Facebook li ripristina a seguito di una segnalazione dell'utente.Diverso è il caso di immagini forti e violente. Facebook le permette (a meno che non siano di incitamento e odio), ma con “un'etichetta di avviso ai contenuti particolarmente forti o violenti per evitare che vengano visualizzati dai minori di diciotto anni”.Twitter permette sesso, nudità (purché consensuale) e immagini forti e violente ma il filtro lo deve mettere l'utente, contrassegnando il contenuto come sensibile (e non può pubblicarlo quindi in live, foto profilo eccetera).

Vieta sempre però contenuti di sesso violento (anche simulato) per prevenire la banalizzazione della violenza sessuale e splatter gratuito “in quanto le ricerche hanno dimostrato che l'esposizione ripetuta a contenuti violenti online può influire negativamente sul benessere di una persona”.Per le punizioni, Twitter anche in questo caso chiede la rimozione e sospende l'account alla prima violazione mentre lo blocca per sempre in caso di recidiva. Facebook rimuove da sé il contenuto e, come sempre, valuta a seconda dei casi se sospendere o bloccare l'account.

Notizie false

Se fin qui ci sono forti analogie con il nostro codice penale o le leggi della stampa, le notizie false sono un altro discorso. “I social non comprendono il reato di diffamazione, che negli Stati Uniti in pratica non esiste. E infatti ignorano anche le richieste di rimozione fatte dai giudici”, spiega Fulvio Sarzana, avvocato penalista esperto di digitale.

“Un sito diffamante lo puoi fare oscurare in Italia, con un giudice; un post diffamatorio no”, continua. Sulle notizie false, inoltre, Facebook è particolarmente permissivo dicendo che non le rimuove ma solo ne limita la diffusione e impedisce alle pagine di disinformazione di fare soldi con la pubblicità. Blocca le fake news solo se portano a un danno concreto e immediato.Twitter rimuove le fake news se contengono informazioni sicuramente false e insieme con alta propensione a fare danni. Sia Facebook sia Twitter, per questi motivi, stanno rimuovendo contenuti falsi in merito al covid-19.In caso di fake news che non provocano alto rischio di danni concreti, i due social mettono un'etichetta di avviso.

Twitter rimuove anche i contenuti multimediali atti a ingannare (fotomontaggi, deepfake); prima faceva così anche Facebook, che ora invece scrive sulle proprie policy di stare investigando la materia per decidere il da farsi. Come punizioni per gli utenti, Twitter applica le solite sanzioni graduate e Facebook resta sul generico.

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