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MONDO

Stati Uniti

Schumer: impeachment Trump in Senato dopo 8 febbraio. Biden chiama i vicini: Trudeau e Obrador

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Chuck Schumer (AP Photo/J. Scott Applewhite)
Il Senato degli Stati Uniti inizierà il processo di impeachment a carico dell'ex presidente Donald Trump la settimana dell'8 febbraio. Lo ha annunciato il leader della maggioranza Chuck Schumer nell'aula del Senato, come riportano i media Usa. Il senatore ha confermato le tempistiche dei lavori dell'Aula precisando che lunedì 25 gennaio la Camera consegnerà i documenti al Senato: il giorno successivo si terranno tutti gli atti formali che daranno il via al dibattimento.

Secondo la Cnn, la decisione sarebbe arrivato dopo l'accordo raggiunto tra il leader della maggioranza Schumer e quello della minoranza Mitch McConnell, accogliendo sulla carta le richiesta dei repubblicani ma di fatto accontentando tutte e due gli schieramenti. Se Trump e i suoi legali avranno così altre due settimane per lavorare al processo, il Senato potrà continuare a votare le nomine del neo presidente Biden.

Justin Trudeau e Joe Biden hanno avuto una "calorosa" conversazione telefonica in cui hanno stabilito di incontrarsi "il mese prossimo", ha detto l'Ufficio del primo ministro canadese. In una conversazione di 30 minuti, il nuovo presidente degli Stati Uniti e Trudeau "hanno deciso di portare avanti l'importante lavoro di rinnovare l'amicizia profonda e duratura tra il Canada e gli Usa", secondo un comunicato. 

Un'altra conversazione telefonica tra il presidente degli Stati Uniti e il suo omologo messicano, Andrés Manuel López Obrador. Al centro del colloquio la lotta contro la pandemia, il tema dell'immigrazione e la cooperazione. López Obrador ha riferito sul suo account Twitter che Biden è stato "amichevole e rispettoso" nei confronti del Messico. "Tutto indica che le relazioni andranno bene per il bene dei nostri popoli e delle nostre nazioni", ha scritto.

Donald Trump e un avvocato del dipartimento di giustizia avevano ideato un piano per cacciare Jeffrey Rosen, attorney general facente funzioni dopo le dimissioni di William Barr, e usare il potere del ministero per costringere i parlamentari della Georgia a ribaltare l'esito delle elezioni presidenziali in quello Stato, Lo rivela il New York Times citando quattro ex dirigenti dell'amministrazione che hanno chiesto l'anonimato. 

 L'avvocato in questione, Jeffrey Clark, aveva fatto sapere all'allora presidente che condivideva le sue accuse di brogli ed era pronto ad assecondare le richieste di indagini negate invece da Rosen. Ma i dirigenti del dipartimento avevano minacciato unanimemente in una conference call che si sarebbero dimessi se Rosen fosse stato licenziato. Solo questa conseguenza, secondo il Nyt, avrebbe trattenuto Trump dallo strappo, calcolando che le polemiche per le dimissioni di massa al vertice del ministero avrebbero eclissato l'attenzione sulle sue accuse infondate di elezioni fraudolente.