Torino

Salvini diserta il processo a Torino, Gasparri scrive a Mattarella: "Inquietante negargli il legittimo impedimento"

Matteo Salvini (ansa)
Il senatore di Forza Italia, presidente della Giunta delle immunità parlamentari, critica il "no" del giudice dopo il terzo forfait del leader leghista
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"Come presidente della Giunta delle elezioni e delle immunità parlamentari ho scritto una lettera al presidente della Repubblica per sottoporre alla sua attenzione la vicenda relativa a prerogative dei parlamentari". Il riferimento, spiega il senatore di Forza Italia Maurizio Gasparri, è alla decisione, sul processo penale per vilipendio a ordine giudiziario a carico di Matteo Salvini, di respingere "l'istanza di legittimo impedimento per impegni parlamentari avanzata dai suoi legali" riguardo "un'udienza a Torino, prevista lo scorso 18 gennaio", prevedendo che il leghista fosse impegnato al Senato per la fiducia, mentre il voto era il 19 gennaio.

La vicenda per cui è imputato il leader leghista risale al 14 febbraio 2016 quando, durante il congresso regionale della Lega tenutosi a Collegno, nel Torinese, Salvini allora europarlamentare, pronunciò alcune frasi sulla magistratura ritenute offensive, usando in particolare la parola "schifezza".

 

È già la terza volta, in questo processo, che il leader leghista dà forfait: in una circostanza aveva ritenuto che fosse troppo pericoloso spostarsi per l’emergenza Covid, mentre a dicembre aveva fatto uno scivolone dichiarando impegni istituzionali inesistenti, come aveva accettato il giudice Roberto Ruscello. “Non è stata accertata la sussistenza di un legittimo impedimento” aveva già dovuto dichiarare allora il giudice.

 

Stavolta il giudice ha ritenuto che, essendo il voto di fiducia al Senato previsto per il 19 gennaio, Salvini avrebbe potuto partecipare senza problemi all'udienza fissata il giorno prima. E ha deciso, quindi, di dire "no" al legittimo impedimento andando avanti col processo. Una decisione che, tuttavia, il presidente forzista della Giunta delle elezioni e delle immunità parlamentari stigmatizza.

 

"Da organi di stampa - spiega Gasparri - ho appreso che il giudice Ruscello, nell'ambito di un procedimento penale a carico del senatore Salvini per il reato di vilipendio all'ordine giudiziario, avrebbe respinto l'istanza di legittimo impedimento per impegni parlamentari avanzata dai suoi legali. Le motivazioni del provvedimento negativo - sottolinea - sarebbero consistite nel fatto che solo il giorno successivo si sarebbe svolta in Senato la discussione e la votazione sulle comunicazioni del Presidente del Consiglio dei Ministri, mentre il 18 gennaio il dibattito si sarebbe svolto solo alla Camera".

 

"In questi casi - ricorda il senatore azzurro - la Corte ha sempre invitato la magistratura ad un ragionevole bilanciamento degli interessi. Non può, quindi, non apparire inquietante il fatto che l'autorità giudiziaria, in un momento delicato come quello che stiamo vivendo, abbia ritenuto che un senatore, segretario del maggior partito italiano secondo i sondaggi e leader della coalizione che nelle ultime votazioni ha raggiunto il maggior numero di consensi, il 18 gennaio fosse del tutto libero da impegni istituzionali. Nell'esame caso per caso delle situazioni concrete dei singoli parlamentari richiedenti - prosegue Gasparri -, non può certo ritenersi equivalente la situazione di un senatore leader della coalizione di opposizione con quella di un semplice appartenente alle Camere, il cui impegno ai fini dei lavori parlamentari non può che essere più limitato".

 

"Lunedì alle 11.30 - scrive ancora Gasparri - si è riunita a Roma la coalizione di centrodestra con la partecipazione del senatore Salvini, per deliberare una strategia condivisa con una particolare attenzione proprio alle votazioni del Senato, in cui gli equilibri politici erano più incerti. I Padri costituenti ci hanno insegnato che la magistratura non solo deve essere, ma anche apparire imparziale. È compito degli organi preposti a vario titolo ai fini del buon andamento della funzione giurisdizionale, anche e soprattutto con riferimento ai rapporti con i politici, operare nei limiti del costituzionalmente legittimo, affinché possa essere fugato qualsiasi sospetto che l'autorità giudiziaria non operi secondo criteri di indipendenza e di imparzialità".