21 gennaio 2021 - 22:29

Covid, il focolaio impazzito alle porte di Parigi. La Francia ora teme una nuova variante

All’ospedale di Compiègne già colpiti oltre 170 pazienti e 70 tra medici e infermieri. Fenomeni analoghi sono stati riscontrati negli ospedali del Sud-Ovest e dell’Est

di Stefano Montefiori, corrispondente da Parigi

Covid, il focolaio impazzito alle porte di Parigi. La Francia ora teme una nuova variante
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Un preoccupante focolaio dell’epidemia si è formato nell’ospedale di Compiègne, a circa un’ora d’auto da Parigi. Oltre 170 pazienti e 70 tra medici e infermieri sono contagiati, e sono coinvolti tutti i reparti dell’ospedale che accolse i primi malati di Covid-19, quasi un anno fa. I primi test hanno escluso che si tratti della variante B117 apparsa inizialmente in Inghilterra e quindi si teme una nuova versione autoctona del virus, comunque più contagiosa della precedente. Fenomeni analoghi sono stati riscontrati negli ospedali del Sud-Ovest e dell’Est della Francia, dove la media dei contagi è molto più alta rispetto a quella nazionale. Il moltiplicarsi delle varianti del virus non è una sorpresa, gli esperti spiegano che le mutazioni sono normali con il passare del tempo e che anche per questo sarebbe necessario vaccinare la popolazione il prima possibile.

La Francia però, nonostante la svolta chiesta dal presidente Macron a inizio gennaio, resta indietro. La Gran Bretagna ha già vaccinato oltre cinque milioni di persone, Italia e Germania 1,3 milioni, la Spagna un milione, mentre la Francia è ferma a circa 700 mila persone, con l’obiettivo di arrivare a un milione a fine mese. Le notizie sulle nuove varianti e sulla lentezza della campagna di vaccinazione provocano un clima di allarme, e il terzo lockdown tante volte escluso sembra ormai inevitabile, magari in occasione delle vacanze scolastiche invernali, previste per le ultime due settimane di febbraio. Una settimana dopo che il coprifuoco è stato spostato dalle ore 20 alle 18 su tutto il territorio nazionale, ieri il ministro della Sanità Olivier Véran ha detto in parlamento che un nuovo lockdown «diventerebbe probabilmente una necessità assoluta» se la circolazione della variante britannica dovesse aumentare «in modo sensibile», come sembra stia accadendo. «Quando parlo di una corsa contro il tempo peso le parole», ha aggiunto il ministro.

Proprio per questo le difficoltà della somministrazione del vaccino provocano polemiche e proteste, anche tra i cittadini che qualche settimane fa erano scettici e chiedevano garanzie sulla sicurezza del prodotto Pfizer. Di fronte alle contestazioni, ieri il presidente Macron è sbottato: «C’è questa specie di caccia incessante all’errore — ha detto davanti agli studenti del campus di Saclay, appena fuori Parigi —. Siamo diventati una nazione di 66 milioni di procuratori. Ma non è così che si affrontano le crisi e che si avanza. Tutti sbagliamo, tutti i giorni. Non sbagliano mai solo quelli che non fanno niente o che ripetono, meccanicamente, le stesse cose». Da un lato il governo francese si trova alle prese con le varianti del virus e con la probabile necessità di proclamare un terzo confinamento, dall’altra cerca di sottolineare che a differenza dei Paesi vicini «le scuole fino alle medie da noi sono sempre rimaste aperte, questo è il nostro orgoglio», come ha detto il premier Jean Castex in tv. Per cercare di venire incontro agli studenti universitari, privi di corsi in aula da oltre due mesi, Macron ha promesso il ritorno dell’insegnamento «in presenza» per almeno un giorno alla settimana e l’accesso alle mense universitarie per due pasti al giorno al prezzo di un euro.

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