la nuova bolla

La nuova moda Usa: spendere a Wall Street i soldi dei sussidi statali

Mentre calano i consumi (vendite al dettaglio scese dello 0,7% a dicembre) aumentano gli acquisti sulle azioni che hanno un basso valore nominale (penny stocks) e consentono anche a piccoli trader di operare, sia con le azioni che con la leva finanziaria tipica delle opzioni

di Vito Lops

(ASSOCIATED PRESS)

4' di lettura

Dollaro in flessione. Rendimenti dei Treasury non più in rialzo (ma imballati in area 1,1% sulla scadenza a 10 anni). E, soprattutto, tassi reali di nuovo in calo (scesi a -1% rispetto alla risalita a -0,91% dell’11 gennaio). Nella seduta del 19 gennaio - unendo tutti i puntini finanziari- sembra tornata la propensione al rischio a Wall Street che si era presa una pausa di riflessione la scorsa settimana dopo il brusco rialzo dei tassi del decennale governativo balzati dallo 0,9% all’1,2%.

A gettare benzina sul fuoco ci ha pensato Peter Oppenheimer, il capo delle strategie di Goldman Sachs, che in una nota ha indicato: «Siamo solo all'inizio di una nuova fase rialzista di Wall Street, per cui, ogni eventuale correzione, è un'occasione d'acquisto».

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I TITOLI DEI TRADER RETAIL BATTONO S&P 500

Extra performance dalla pandemia, anno 2020. Valori in % (Fonte: Bloomberg, Goldman Sachs)

I TITOLI DEI TRADER RETAIL BATTONO S&P 500

Parole a cui hanno fatto eco quelle di Janet Yellen, tornata alla ribalta nei panni di Segretario al Tesoro, che ieri ha rassicurato gli investitori ridimensionando l'aspettativa di un incremento indiscriminato delle tasse. Questo spiega perché il 19 gennaio non è salito solo il Russell 2000 - l’indice delle medie imprese Usa che finora ha beneficiato più di tutti, con un balzo del 40% da novembre, dell’elezione di Biden- ma sono tornati gli acquisti anche sul Nasdaq, salito dell’1% e ora più vicino a quei 13.105 punti toccati per la prima volta l’8 gennaio.

Il rialzo di Wall Street - che ormai procede pressoché ininterrotto da 12 anni - è però frutto di una doppia distorsione. La prima arriva dalle politiche monetarie espansive attraverso le quali la Federal Reserve inietta liquidità acquistando titoli obbligazionari; liquidità che poi finisce in un secondo passaggio prevalentemente sul più remunerativo mercato azionario. Non è una novità, e riguarda anche le altre Borse globali impattate dai quantitative easing. La pandemia ne ha però certamente esasperato ulteriormente gli effetti. Ma non è l’unica distorsione che sta gonfiando il valore delle azioni allontanandole dai fondamentali di bilancio e dall’economia reale. Nel computo va inserita anche la nuova moda dei trader retail di investire sui mercati azionari una buona parte dei soldi che il governo stanzia sotto forma di sussidi. A dicembre negli Usa è stata approvata una riforma fiscale da 900 miliardi di dollari che è stata tradotta per molti cittadini in un assegno mensile da 600 dollari.

Proprio a dicembre c’è stata una clamorosa impennata dei volumi sulle penny stocks, azioni che hanno un valore nominale molto basso (anche meno di un dollaro) e quindi sono accessibili anche a investitori con poche disponibilità sia attraverso la porta di ingresso principale (azioni) che attraverso l’acquisto di opzioni (per cui in genere occorre un capitale più ampio considerato che un contratto di opzione muove un nozionale del valore di 100 azioni). Su entrambi i fronti i numeri che arrivano da Wall Street indicano uno stato euforico, tipico delle bolle finanziarie. È stato calcolato che l’11 gennaio su una manciata di penny stocks si è riversato un quinto del totale dei volumi a Wall Street. Da fine dicembre queste piccole società hanno realizzato performance stratosferiche. Il timing del rialzo non è casuale e coincide proprio con l’assegno governativo di 600 dollari.

La microcap Zomedica corp, che produce medicinali per animali domestici a metà dicembre quotava 0,08 dollari mentre ieri scambiava a 1,10 dollari. In poco meno di un mese è salita del 1.275%. Performance da capogiro anche per Bionano Genomics (+1.700%). Tra le più gettonate dai piccoli trader anche Acasti Pharma, Sundial Growers e Tonix Pharmaceuticals. Il rialzo delle azioni stride con il dato sulle vendite al dettaglio, scese a dicembre negli Usa dello 0,7%. Della serie: minori consumi ma più azioni.

Oltre alle penny stocks la sempre più massiccia presenza dell’esercito dei nuovi piccoli trader che preferiscono spendere a Wall Street i soldi dei sussidi piuttosto che acquistare beni e servizi (come in realtà vorrebbe lo spirito di questa azione politica paragonabile a una sorta di “helicopter money”) si evince anche dal boom dei volumi sulle opzioni, in particolare le “call”. Per puntare su un rialzo di un titolo, infatti, ci sono due modi: 1) comprare direttamente le azioni; 2) acquistare opzioni call. In questo secondo caso se la “scommessa” va a buon fine (ovvero se alla scadenza prefissata il prezzo dell’azione sale sopra lo strike prefissato all’acquisto dell’opzione) il guadagno può essere moltiplicato per 100 (dato che appunto un’opzione muove 100 azioni). Bene, da metà dicembre a metà gennaio il numero di opzioni call tradate a Wall Street si è attestato su una media record di 22 milioni. Altro segnale di febbre.

Ci si chiede ora cosa potrà accadere nei prossimi mesi quando per circa 150 milioni di americani l’helicopter money sarà addirittura più generosa: l’assegno infatti salirà a 1.400 dollari dato che anche a questo porterà il nuovo piano di stimoli fiscali da 1.900 miliardi annunciato la scorsa settimana da Biden. Il rischio è quindi che per far ripartire l’economia reale il prezzo da pagare sia quello di alimentare una pericolosa corsa al rialzo delle azioni. Tanto delle big, quanto delle penny stocks, i tulipani del nuovo millennio.

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